Un saluto commosso a Sanna Marin: le sia lieve la terra. Sembra ieri che era l’astro nascente della Gauche Caviar-Tuittér, così ggiovane, glamour, smart, cool, riformista, atlantista e bellicista. Ora è già trapassata: anche in Finlandia gli elettori hanno scelto la destra “sovranista”, ancor più filo-Nato e guerrafondaia di lei. Il suo guaio è che aveva più fan a Washington, Bruxelles, Kiev e Roma che a Helsinki. E purtroppo in Finlandia votano i finlandesi. Spiace per i nostri giornaloni che da una dozzina d’anni annunciano il “tramonto del sovranismo”, o “del populismo”, o di entrambi. Spiace soprattutto per Repubblica, che aveva eletto Santa Sanna a spirito guida del Pd dopo il mesto tramonto di altri fenomeni costruiti in laboratorio, anzi in redazione: Renzi, Gentiloni, Sala, Pisapia, Bonino, Letta, Calenda e altri trascinatori di folle. Esauriti i portenti nazionali, i talent scout del quotidiano-portafortuna si erano rivolti all’estero. E, dopo epiche catastrofi come Blair, Obama e Macron, erano planati sulla Marin. L’altroieri era ormai terza in tutti i sondaggi, ma Rep la dava “ancora in corsa per la premiership”. E quando Sanna ha ammesso la sconfitta, Rep si è consolata così: “Ecco perché Sanna Marin non ha perso la Finlandia, ma ha perso il governo”. Ah ecco.
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Ora si cercano le cause del disastro. Noi le lasciamo agli esperti e ci concentriamo sulle concause: gli stagionati morosi italioti di Sanna. Tipo Testa di Chicco (“Mi sono innamorato di Marin”) e Polito el Drito (“Mettiti in coda”). Ma soprattutto il prof. Recalcàzzola, che su Rep insalivava come un Renzi o una Boschi qualunque “la coraggiosa premier finlandese” (manco fosse Anna Frank), “la lezione politica della sua gioia di vivere”, citando San Tomaso, Dante e l’immancabile Lacan per bollare l’“odio invidioso” e l’“ideologia patriarcale e maschilista” di chi osava criticarla per i festini alcolici: tutti putiniani allergici alla “giovane bella e intelligente” che “ha portato il suo Paese verso la Nato e rivendicato l’autonomia del suo popolo di fronte alla prepotenza bellica russa”, ma “sa anche godere della vita” e “rialzare il grigiore stantio della piccola politica alla dignità della festa”. Ora, dopo le premature dipartite di tutti gli astri nascenti del circoletto tuittarolo, siamo molto preoccupati per Elly Schlein. Già deve sopravvivere ai baci della morte di Rep, Recalcàzzola e De Benedetti in stereo. Se dovessero giungerle pure quelli di Testa di Chicco e Polito el Drito, sarebbe spacciata.
Ps. A proposito: ma sull’Ingegnere che dà della “demente” a Giorgia Meloni (una donna!), il circoletto degli indignados non ha nulla da dire? O si occupa solo di vignette e caricature? O ha anticipato la gita di Pasquetta?
Sorgente: I Marin pescatori – Il Fatto Quotidiano
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