Primavera, cambio di stagione. L’ultima moda è la revisione dei pochi processi che la macchina trita-acqua chiamata Giustizia è riuscita a chiudere prima della prescrizione. Un procuratore che ha visto troppe Iene assicura che Rosa e Olindo, rei confessi per la strage di Erba, siano innocenti perché – fra l’altro – prima negavano tutto: quindi ai colpevoli, per essere assolti, basta negare. Ed è un vero peccato che Riina e Provenzano siano morti: avendo sempre negato di sapere cos’è la mafia, avrebbero avuto il sacrosanto diritto alla revisione di tutti gli ergastoli. Ma siamo in tempo a liberare Graviano e Messina Denaro e ad assolvere altri pregiudicati che si dicono da sempre innocenti, tipo Fioravanti e Mambro per la strage di Bologna, Sofri e Pietrostefani per l’omicidio Calabresi… Intanto Moggi, radiato dalla giustizia sportiva, condannato in primo e secondo grado e salvato dalla prescrizione in Cassazione per Calciopoli, ricicla a Report le solite intercettazioni altrui (note a tutti da 18 anni) per dimostrare che, siccome frodavano anche gli altri, lui non frodava: peccato che con la Juve siano stati sanzionati anche Milan, Fiorentina, Lazio, Arezzo, Reggina e i loro dirigenti.
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Da quando l’informazione naviga sul web e non racconta più i fatti, ma colleziona clic e fan, le sentenze definitive diventano provvisorie. E si sfruttano le frustrazioni di parenti e amici delle vittime per riesumare mediaticamente le salme, in un eterno presente che non ammette verdetti sgraditi. Pantani non poteva essere dopato e non può esser morto di droga: dev’esserci qualcosa sotto. Pasolini non può essere stato ucciso da un ragazzo di vita: dev’esserci qualcuno dietro. Poi ci sono i casi irrisolti, come il sequestro di Emanuela Orlandi. I depistaggi sono stati mostruosi, anche in Vaticano, almeno quanto gli errori della Procura di Roma. E noi tifiamo da sempre per il tenace e irriducibile fratello Pietro, che da 40 anni tiene viva l’attenzione dei media in cerca di verità e giustizia. Ma il peggior modo per ottenerle è sparare a casaccio. Qualcuno gli ha detto che “papa Wojtyla se ne usciva la sera con due amici monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case”, ma a rimorchiare ragazzine? Riveli ai giudici vaticani (non in tv) chi è stato, invece di tenerlo per sé, affinché si possa indagare. Se invece è soltanto una voce, avrebbe fatto meglio a tacerla, perché è talmente enorme che può screditare l’intera indagine: ammesso e non concesso che Giovanni Paolo II fosse il nuovo papa Borgia, è improbabile che il personaggio più noto al mondo andasse per minorenni senza che nessuno lo vedesse, lo fotografasse o almeno ne parlasse. Specie a Roma, dove i segreti durano quanto un gatto in tangenziale.
Sorgente: Revisioni del tempo – Il Fatto Quotidiano
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