Gli studi sulla flat tax dicono che ha effetti negativi su redistribuzione e disuguaglianza

La tassa piatta, o flat tax, è una proposta di riforma fiscale che prevede l’applicazione di un’unica aliquota sul reddito delle persone fisiche, indipendentemente dal livello di reddito stesso. Questo sistema fiscale è sostenuto da alcuni partiti politici italiani, come la Lega e Forza Italia, che ritengono che possa favorire la crescita economica, il gettito fiscale, la riduzione dell’evasione e la semplificazione del sistema tributario. Tuttavia, la tassa piatta presenta anche dei rischi e delle criticità, soprattutto in termini di equità e di impatto sulla spesa pubblica.
In questo articolo, cercheremo di analizzare i pro e i contro della tassa piatta, basandoci sulle evidenze empiriche disponibili e sulle opinioni di esperti e istituzioni. In particolare, ci soffermeremo sui seguenti aspetti:
– Cosa significa tassa piatta e come si differenzia dal sistema attuale
– Quali sono i paesi che hanno adottato la tassa piatta e quali sono i risultati ottenuti
– Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della tassa piatta per l’economia, il fisco, l’occupazione e la disuguaglianza
– Quali sono le proposte concrete di tassa piatta in Italia e quali sono le loro implicazioni
– Quali sono le alternative alla tassa piatta per riformare il sistema fiscale italiano
Per rendere più chiaro il nostro discorso, inseriremo dei grafici che illustrano alcuni dati e indicatori relativi alla tassa piatta e al sistema fiscale italiano.
Cosa significa tassa piatta e come si differenzia dal sistema attuale
La tassa piatta è un sistema fiscale in cui il reddito delle persone fisiche è soggetto a un’unica aliquota fissa, indipendentemente dall’ammontare del reddito stesso. Questo significa che tutti i contribuenti pagano la stessa percentuale di imposte sul proprio reddito, senza scaglioni o aliquote progressive. Ad esempio, se l’aliquota fissa fosse del 23%, chi guadagna 10.000 euro pagherebbe 2.300 euro di imposte, mentre chi guadagna 100.000 euro pagherebbe 23.000 euro di imposte.
Il sistema attuale in Italia è invece basato sull’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), che è un’imposta progressiva, cioè che aumenta all’aumentare del reddito. L’IRPEF si applica a scaglioni di reddito, ciascuno dei quali è soggetto a un’aliquota diversa. Ad esempio, per il 2022 le aliquote IRPEF sono le seguenti:

 

| Scaglione di reddito | Aliquota IRPEF |
|———————-|—————-|
| Fino a 15.000 euro | 23% |
| Da 15.001 a 28.000 | 27% |
| Da 28.001 a 55.000 | 38% |
| Da 55.001 a 75.000 | 41% |
| Oltre 75.000 | 43% |

 

Questo significa che chi guadagna 10.000 euro pagherebbe 2.300 euro di imposte (23% di 10.000), mentre chi guadagna 100.000 euro pagherebbe 38.730 euro di imposte (23% di 15.000 + 27% di 13.000 + 38% di 27.000 + 41% di 20.000 + 43% di 25.000).
Come si può notare, il sistema attuale è più equo dal punto di vista della capacità contributiva dei cittadini, in quanto fa pagare più imposte a chi ha più reddito e meno imposte a chi ha meno reddito.

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