La coercizione economica della Cina è stata al centro delle discussioni del G7 a Hiroshima, dove i leader delle sette maggiori economie democratiche hanno cercato di trovare una risposta comune alla sfida rappresentata da Pechino.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha definito la Cina “la più grande sfida del nostro tempo” per la sicurezza e la prosperità globale e ha denunciato il suo comportamento “sempre più autoritario” sia a livello interno che internazionale.
I leader del G7 hanno espresso la loro “seria preoccupazione” per la coercizione economica esercitata dalla Cina nei confronti di altri paesi, in particolare quelli che si oppongono alle sue ambizioni geopolitiche, come Taiwan, l’Indo-Pacifico e il Mar Cinese Meridionale.
La coercizione economica consiste nell’usare il potere economico per influenzare le decisioni politiche di altri paesi, spesso attraverso sanzioni commerciali, restrizioni alle esportazioni o manipolazione del debito.
La Cina ha usato questa tattica contro diversi paesi negli ultimi anni, tra cui la Corea del Sud, l’Australia e la Lituania, per punirli per aver preso posizioni contrarie ai suoi interessi.
Il G7 ha chiesto di “ridurre il rischio” di questa coercizione, sostenendo una maggiore diversificazione delle catene di approvvigionamento e una maggiore cooperazione tra i paesi democratici.
Tuttavia, il G7 ha anche riconosciuto la necessità di mantenere un rapporto costruttivo con la Cina, che è un partner commerciale cruciale per molte delle sue economie.
Il G7 ha quindi invitato la Cina a rispettare le regole e i principi del sistema economico internazionale e a collaborare su questioni globali come il cambiamento climatico e la pandemia.
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