Il 27 febbraio almeno undici persone sono morte e circa sessanta sono rimaste ferite a causa di due esplosioni avvenute durante una riunione del gruppo ribelle M23 a Bukavu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), ha dichiarato una fonte ospedaliera all’Afp.
“Ci sono undici corpi all’obitorio e stiamo curando circa sessanta feriti”, ha affermato. In precedenza, alcuni testimoni avevano riferito all’Afp di aver visto tra i cinque e i sette corpi in terra dopo le esplosioni.
Il presidente congolese Félix Tshisekedi ha definito le esplosioni “uno spregevole attentato terroristico” contro gli abitanti di Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu.
“Il presidente ha appreso con dolore della morte di molti connazionali”, ha affermato l’ufficio di presidenza sul social network X.
Secondo alcuni testimoni, una prima esplosione ha scatenato il panico, seguita poco dopo da una seconda esplosione.
Alla riunione era presente uno dei leader dell’M23, Corneille Nangaa, hanno riferito alcuni giornalisti dell’Afp, ma Nangaa aveva già lasciato il palco al momento delle esplosioni.
L’incontro era stato organizzato in Place de l’indépendance, davanti a una folla di persone.
L’M23, sostenuto dal Ruanda, ha conquistato Bukavu il 16 febbraio, dopo aver assunto il controllo di Goma, capoluogo della vicina provincia del Nord Kivu, alla fine di gennaio.
Secondo le Nazioni Unite, circa quattromila soldati ruandesi sono presenti nell’est della Rdc al fianco dei miliziani dell’M23.
Di recente la comunità internazionale ha chiesto più volte la fine delle ostilità, temendo la trasformazione del conflitto in una guerra regionale.
Kinshasa accusa il Ruanda di voler mettere le mani sulle risorse naturali delle province del Nord e Sud Kivu, mentre Kigali smentisce e afferma di voler sradicare i gruppi armati che considera una minaccia alla sua sicurezza, in particolare le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), attivi nell’est della Rdc.
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