Il 28 febbraio 2025, il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato un disegno di legge delega che segna un passo significativo verso la reintroduzione dell’energia nucleare nel Paese, a quasi quattro decenni dal suo abbandono a seguito del referendum del 1987.
Il provvedimento, proposto dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, mira a disciplinare in modo organico la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile e da fusione. Il testo prevede l’adozione di decreti legislativi entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, con l’obiettivo di garantire la sicurezza energetica del Paese e rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).
Il disegno di legge prevede una serie di interventi normativi che riguardano l’intero ciclo di vita della tecnologia nucleare, dall’installazione dei reattori modulari fino alla gestione dei rifiuti radioattivi e allo smantellamento delle vecchie centrali. Inoltre, si valuterà l’istituzione di un’Autorità indipendente competente per la sicurezza nucleare, con compiti di regolazione e controllo del settore.
Il governo stima che l’introduzione dell’energia nucleare potrebbe portare a un risparmio di 17 miliardi di euro sui costi di decarbonizzazione dell’economia entro il 2050, se l’energia nucleare rappresentasse almeno l’11% del mix energetico nazionale. Secondo il PNIEC, questa quota potrebbe salire al 22%.
Il ritorno al nucleare è stato accolto con reazioni contrastanti. Da un lato, i sostenitori vedono in questa mossa una soluzione per garantire l’indipendenza energetica e ridurre le emissioni di CO₂; dall’altro, gli oppositori sollevano preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla gestione dei rifiuti radioattivi.
Il governo prevede che i nuovi reattori potrebbero essere operativi entro il 2030, segnando così una svolta nella politica energetica italiana e aprendo la strada a un mix energetico più diversificato e sostenibile.