Siria, esecuzioni di massa e barili-bomba contro gli alawiti. Oltre 150 morti

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Esecuzioni di massa, lanci di barili-bomba dagli elicotteri, rastrellamenti casa per casa, abitazioni date alle fiamme: sono almeno 150 le persone uccise, tra cui una ventina di civili inclusi donne, anziani e bambini, nei pogrom commessi da miliziani jihadisti filogovernativi, siriani ma anche stranieri, nella regione costiera siriana di Latakia e nell’entroterra centrale di Hama contro località abitate da alawiti, la comunità sciita da decenni identificata col deposto regime incarnato per più di mezzo secolo dalla famiglia Assad. La triste conta dei morti ricorda i macabri bollettini di sangue che dal marzo di 14 anni fa e per diversi anni hanno mostrato la repressione dell’allora regime di Assad contro la rivolta popolare scoppiata nel 2011. Colpite Latakia, porto siriano sul Mediterraneo, nella cittadina costiera di Baniyas e nella valle dell’Oronte, a ovest di Hama. Da queste località arrivano immagini scioccanti, con villaggi dati alle fiamme. Le violenze erano scoppiate giovedì dopo un agguato teso da alcuni miliziani alawiti contro una pattuglia di armati governativi nella zona di Latakia. Le ong parlano di oltre 230 morti. La Germania ha invitato le fazioni a evitare «una spirale di violenza». «Siamo scioccati dal numero di vittime nelle regioni occidentali della Siria. Invitiamo tutte le parti a cercare… soluzioni pacifiche, unità nazionale, dialogo politico inclusivo e giustizia di transizione, per superare la spirale di violenza e odio», ha affermato il ministero degli Esteri tedesco sui social media.

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