Ramy Elgaml, il palo del semaforo buttato tra i rifiuti dopo lo schianto. Il buco nelle indagini: che cosa poteva chiarire sull’incidente

Ramy Elgaml

Il palo del semaforo sotto cui era stato trovato morto Ramy Elgaml non è mai stato sequestrato e quindi è finito in discarica. Si trattava di un «elemento fondamentale» da poter analizzare, secondo l’avvocata Barbara Indovina, che assiste la famiglia del 19enne. Quel palo avrebbe potuto fornire elementi utili a ricostruire la dinamica dell’incidente del 24 novembre 2024, quando il ragazzo è morto a bordo dello scooter guidato da un amico, Fares Bouzidi, dopo un lungo inseguimento dei carabinieri a Milano.

Le richieste inascoltate sul sequestro

L’avvocata Indovina sostiene di aver più volte chiesto nel corso delle indagini di sequestrare e analizzare il palo. Ma l’azienda che smaltisce i rifiuti per il Comune di Milano lo avrebbe smaltito poco dopo l’incidente. Lo confermerebbe in un’email dell’8 febbraio scorso l’ingegnere Marco Romaniello, incaricato dalla procura di un accertamento cinematico sull’incidente. La relazione sarà consegnata domani 11 marzo, dopo l’ultima proroga di circa 10 giorni. Secondo Romaniello, il palo «risultava essere dismesso da A2a due giorni dopo l’incidente».

Che cosa poteva chiarire il palo del semaforo

Quelle 48 ore avrebbero permesso di salvare il palo e metterlo a disposizione degli inquirenti. Ma nessuno deve averci pensato. In un’annotazione della Polizia locale si faceva riferimento ad un urto laterale nelle fasi precedenti e veniva indicato che il 19enne era «in fase di caduta al suolo», mentre l’auto dei carabinieri sarebbe sopraggiunta «in frenata». Dai filmati, acquisiti nelle indagini, pare che il 19enne sia rimasto schiacciato tra l’auto e il palo di un semaforo, perché la macchina e lo scooter si sono schiantate, poi, quasi nello stesso punto.

Gli indagati

Nel fascicolo sono indagati per omicidio stradale Bouzidi e il carabiniere che guidava l’ultima macchina inseguitrice, mentre in un filone per favoreggiamento e depistaggio sono indagati altri due militari che intervennero quella sera perché avrebbero intimato ad un testimone di cancellare un video. Bouzidi, poi, interrogato dal gip per l’accusa di resistenza, aveva parlato di un «urto», di una «spinta da dietro» da parte dei carabinieri nell’ultima fase e i suoi legali hanno avanzato, dunque, l’ipotesi di uno «speronamento volontario».

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