C’è una fetta di Italia che ancora oggi esulta, forse anche fin troppo ottimista, per il secondo posto di Lucio Corsi al Festival di Sanremo. Un po’ perché il sistema industriale della discografia italiana ne esce a pezzi dall’Ariston, quasi umiliato da una proposta oggettivamente troppo bassa anche per il pubblico più disattento, e il fatto che il pubblico si faccia andar bene tanto ma non tutto, è sempre una buona notizia. Un po’ perché effettivamente c’è una preoccupante penuria di concetti più profondi nella musica italiana attuale, per questo ottimi artisti come Lucio Corsi o Brunori SaS con le loro canzoni sensate, strutturate, impegnate su tematiche semplici (bullismo, amore per la propria figlia) inseguite semplicemente con uno slancio poetico maggiore sembrano più giganti di quanto non lo siano in realtà.
Le responsabilità di Sanremo
Ispirati dal successo dello sconosciuto folletto toscano, forse sarebbe il caso aprire un ampio capitolo sulle responsabilità morali del Festival di Sanremo, che vengono sempre dopo quelle economiche. La domanda è semplice: se in questa affollatissima discografia Sanremo rappresenta l’unica autentica vetrina, non sarebbe doveroso assumersi la responsabilità del ruolo e proporre con maggiore attenzione quella musica meno incline a rimanere a galla nelle classifiche? Vorrebbe dire, per esempio, rinunciare al contentino a ogni singolo spicchio di target televisivo – dai nostalgici di Marcella Bella ai minorenni con Tony Effe, fino agli slot occupati da tormentoni vari (vedi alla voce The Kolors o Coma_Cose o Gaia) che sul mercato viaggerebbero anche senza l’accelerata sanremese.
L’ottimismo che circola per ora tra gli addetti ai lavori dopo il successo di Corsi, lo condividiamo solo in parte. Crediamo che una rivoluzione cantautorale, felice come quella della stagione indie di circa una decina di anni fa e che ci ha regalato una folta infornata di nuovi splendidi autori, al momento sia possibile solo se il Festival di Sanremo nei prossimi anni, memore del caso Lucio Corsi, potenzialmente moltiplicabile all’Eurovision Song Contest di maggio, si concentrerà nel regalare al pubblico molte più sorprese di questo tipo. Anche solo per sfatare il mito per cui la musica fatta come si deve non sia anche economicamente performante.
Altri dieci Lucio Corsi in rampa di lancio
Ma quanti altri Lucio Corsi ci sono lì fuori? Quanti sono gli artisti che, proposti attraverso la lente del Festival, potrebbero essere osannati dal pubblico con la stessa passione? La risposta è: tanti, perché questa sconfinata foresta regala più frutti di quanto il pubblico non pensi. Allora abbiamo selezionato altri dieci “Luci Corsi”, cinque donne e cinque uomini, di quella statura, conosciuti, apprezzati, amati, nel sottobosco musicale, e ai quali basterebbe solo una possibilità all’Ariston per fare il salto di quantità (la qualità è già certificata). Artisti che hanno già scritto e pubblicato dischi eccezionali, altamente digeribili per qualsiasi tipo di pubblico, perfetti per il Festival di Sanremo. Attenzione, non si tratta di talentuosi esordienti da gettare nella vasca degli squali, e nemmeno necessariamente dei più “bravi”, più “alti”, più “colti”. Dieci Lucio Corsi dunque, ispirandoci a quello che Lucio Corsi era fino a novembre 2024, prima che Conti ne annunciasse la presenza nel cast del suo Festival: un cantautore sconosciuto al pubblico ma ampiamente conosciuto nel mondo della discografia, con diversi ottimi dischi all’attivo, un pubblico solido, esperienza di palchi, quindi maturità per affrontare il più scottante di tutti. Un carattere unico, facilmente identificabile e un repertorio assai vendibile ad una larga platea. Solo dieci, non abbiamo voluto esagerare. Questa lista potrebbe risultare di ispirazione per Carlo Conti, per voi che leggete, ma anche per chi scrive, ansioso di rimpolpare quella scintilla di speranza scoccata nella notte del 15 febbraio.
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