Donald Trump e la sua amministrazione vogliono rendere più complesso, sino all’impossibile, l’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di 43 Paesi, compresa la Russia. Lo riferisce il New York Times, che ha preso visione di una bozza che circola tra gli alti funzionari della Casa Bianca. L’elenco di Paesi nel mirino del governo americano è suddiviso in tre categorie di restrizioni. Nella «lista rossa» ci sono i cittadini di quei Paesi a cui Trump vuole negare completamente la possibilità di entrare negli Stati Uniti. I Paesi della «lista arancione» vedrebbero i loro visti fortemente limitati, ma – precisa il New York Times – «chi viaggia per affari e con una certa disponibilità di denaro potrebbe essere autorizzato a entrare». Nella «lista gialla», infine, ci sono una serie di Paesi a cui vengono concessi due mesi di tempo per «affrontare le preoccupazioni» di Washington e non finire in una delle altre due liste.
I 43 Paesi nel mirino di Trump
Sono 43, secondo il New York Times, i Paesi interessati dalla stretta a cui sta lavorando l’amministrazione Trump. Di seguito l’elenco completo:
- Lista rossa: Afghanistan, Bhutan, Cuba, Iran, Libia, Corea del Nord, Somalia, Sudan, Siria, Venezuela e Yemen.
- Lista arancione: Bielorussia, Eritrea, Haiti, Laos, Myanmar, Pakistan, Russia, Sierra Leone, Sudan del Sud e Turkmenistan («In questi casi – precisa il New York Times – chi viaggia per affari e con una certa disponibilità di denaro potrebbe essere autorizzato a entrare, ma non le persone che viaggiano con visti di immigrazione o turistici»).
- Lista gialla: Angola, Antigua e Barbuda, Benin, Burkina Faso, Cambogia, Camerun, Capo Verde, Ciad, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Dominicana, Guinea Equatoriale, Gambia, Liberia, Malawi, Mali, Mauritania, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, São Tomé e Príncipe, Vanuatu e Zimbabwe.
Un nuovo «travel ban»?
Le liste di Paesi diffuse dal New York Times sono state elaborate dal dipartimento di Stato alcune settimane fa, il che lascia aperta la possibilità che ci siano stati alcuni cambiamenti. Se attuata, la stretta sull’immigrazione di Trump ricalcherebbe quanto avvenuto già nel 2017 con il controverso «travel ban», un divieto d’ingresso negli Stati Uniti che colpì i cittadini di Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. In quell’occasione, la mossa di Trump scatenò un’ondata di indignazione internazionale e fu sospesa da alcuni tribunali nazionali. Nel 2018, la Corte Suprema confermò una versione successiva – e più blanda – del divieto per sette Paesi: Iran, Libia, Somalia, Siria, Yemen, Venezuela e Corea del Nord.
Espulso l’ambasciatore sudafricano negli Usa
Nella versione aggiornata del nuovo travel ban a cui starebbe lavorando Washington potrebbe spuntare anche il Sudafrica, un Paese con cui l’amministrazione Trump si è scontrata più volte nelle ultime settimane. Ieri, venerdì 14 marzo, il segretario di Stato Marco Rubio ha espulso Ebrahim Rasool, l’ambasciatore sudafricano negli Stati Uniti, accusato di «odiare» Trump. In un intervento pubblico, Rasool aveva accusato il presidente Usa di fomentare il suprematismo bianco. «Non abbiamo nulla da discutere con lui e quindi è considerato una persona non grata», ha scritto Rubio su X. Il governo di Pretoria ha bollato come «deplorevole» la decisione di Rubio e ha assicurato che il Sudafrica resta «determinato a costruire una relazione reciprocamente vantaggiosa» con gli Usa.
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