L’Iran ha messo a morte almeno 975 persone nel 2024

Almeno 975 persone sono state messe a morte in Iran nel 2024, una “spaventosa escalation nel ricorso alla pena di morte come strumento di repressione politica”, secondo un rapporto pubblicato il 20 febbraio da due ong.

Il dato, il più alto dall’inizio delle rilevazioni, nel 2008, è probabilmente sottostimato, perché la grande maggioranza delle esecuzioni non è resa pubblica, secondo l’ong iraniana Iran human rights (Ihr), che ha sede in Norvegia, e quella francese Ensemble contre la peine de mort (Ecpm), che hanno raccolto numerose testimonianze.

Gli autori del rapporto hanno precisato che circa quaranta presunte esecuzioni non sono state incluse per mancanza di controlli incrociati delle fonti.

“La pena di morte rimane il più potente strumento di repressione politica in Iran”, ha affermato nel rapporto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di Ihr.

“Le esecuzioni sono parte integrante della guerra condotta dal regime contro il popolo iraniano”, ha aggiunto, ricordando il grande movimento di protesta del 2022-2023, che aveva portato a un’ondata di arresti in tutto il paese.

Secondo il rapporto, nel 2024 sono state messe a morte almeno 975 persone, con un aumento del 17 per cento rispetto al 2023. Di queste, trentuno erano donne e quattro sono state messe a morte tramite impiccagione in pubblico.

Sono state eseguite le condanne a morte anche di varie persone che all’epoca dei fatti erano minorenni. Mehdi Jahanpour, per esempio, che al momento dell’arresto per omicidio aveva 16 anni, è stato messo a morte a 22 anni nel settembre 2024.

La maggior parte delle esecuzioni ha riguardato i reati di omicidio, stupro e traffico di droga, ma in molti casi c’erano accuse più vaghe come “corruzione sulla Terra” e “ribellione”, che permettono di prendere di mira i dissidenti, secondo gli autori del rapporto.

Finora Teheran ha messo a morte dieci uomini, due dei quali nel 2024, in relazione all’ondata di proteste seguita alla morte in prigione nel settembre 2022 di Mahsa Jina Amini, una giovane curda arrestata con l’accusa di non aver indossato correttamente il velo.

Mohammad Ghobadlu, 23 anni, e Gholamreza Rasaei, 34 anni, sono stati messi a morte rispettivamente nel gennaio e nell’agosto 2024, il primo per aver ucciso un poliziotto e il secondo per aver ucciso un membro del corpo dei guardiani della rivoluzione durante le manifestazioni del 2022, ma i loro processi erano stati caratterizzati da gravi irregolarità, secondo le organizzazioni per i diritti umani.

Secondo l’ong Amnesty international, l’Iran è il secondo paese al mondo per numero di esecuzioni, dopo la Cina.



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