Il 7 marzo la giustizia britannica ha confermato in appello pesanti pene detentive per sedici attivisti dell’organizzazione Just stop oil, anche se sei di loro se le sono viste ridurre.
I sedici attivisti erano stati condannati in primo grado a pene tra i quindici mesi e i cinque anni di prigione per aver partecipato a una serie di iniziative di protesta, tra cui il blocco di un’autostrada vicino a Londra, una sentenza che aveva scioccato le ong per la difesa dell’ambiente.
Per quanto riguarda i sei che passeranno meno tempo dietro le sbarre, cinque erano stati condannati nel luglio 2024 a pene tra i quattro e i cinque anni di prigione. Tra loro c’è il fondatore di Just stop oil Roger Hallam.
“Si tratta delle pene più dure mai comminate per reati di questo tipo nella storia moderna del Regno Unito”, aveva dichiarato Danny Friedman, uno degli avvocati degli attivisti, durante un’udienza del processo d’appello a gennaio.
Subito dopo la lettura della sentenza, circa venti attivisti si sono alzati dai banchi e hanno voltato le spalle alla giudice Sue Carr, indossando magliette con la scritta “Corruzione in tribunale”.
“Nonostante i modesti sconti di pena concessi in appello, le sentenze di primo e secondo grado rimangono senza precedenti e non dovrebbero aver posto in una democrazia come la nostra, in cui il diritto di manifestare è garantito”, ha commentato Areeba Hamid, codirettrice esecutiva di Greenpeace Uk.
Katie de Kauwe, avvocata di Friends of the earth, che ha partecipato al ricorso in appello, ha però sottolineato che “almeno la sentenza ha riconosciuto che una condanna per una manifestazione pacifica deve tenere conto delle motivazioni degli accusati e delle tutele garantite dalla Convenzione europea dei diritti umani”.
Secondo le ong ambientaliste, la sentenza avrà forti ripercussioni sul diritto a partecipare a manifestazioni pacifiche nel Regno Unito.
La procura ha però sostenuto che gli attivisti di Just stop oil abbiano “oltrepassato i limiti della ragionevolezza”, sottolineando la “pericolosità delle loro azioni”.
Just stop oil, un’organizzazione britannica nota per le sue azioni spettacolari nei musei e durante eventi sportivi e spettacoli, chiede al governo di mettere al bando i combustibili fossili entro il 2030.
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