Definì «puzzona» Giorgia Meloni, il comico Daniele Fabbri querelato: «Chiesti 20mila euro per battute da terza elementare» – L’intervista

 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha querelato lo stand up comedian Daniele Fabbri. La denuncia, come racconta lo stesso comico su Instagram, è arrivata per quella che Meloni ha considerato una serie di offese ricevute nel 2021 durante una puntata del podcast Contiene parolacce. Gli insulti di una «volgarità gratuita ed inaudita» che – secondo quanto si legge nella querela – avrebbero lasciato nella nostra più importante esponente politica «profondi strascichi sulla psiche» sono «puzzona», «caccolosa» e «peracottara». Il comico, classe 1982, autore di numerosi spettacoli tra cui Fascisti su Tinder e Fakeminismo, ha risposto alle domande di Open.

La puntata risale al 2021. Quando è arrivata la querela?

«La querela è partita nel 2021 ma a me è stata notificata nell’estate del 2023. Per sapere chi me l’avesse mandato ci sono voluti 6-7 mesi».

E quando ha saputo che si trattava di Giorgia Meloni cosa ha provato?

«Ho avuto un attimo un colpo al cuore. Avevo provato a fare delle ipotesi ma mi sembrava la meno possibile, anche perché nel frattempo era diventata Presidente del Consiglio. Io poi non sono nemmeno uno di quei personaggi pubblici televisivi…».

Quindi possiamo escludere che c’entri lo spettacolo con cui è in tour in queste settimane, Quando c’era lei?

«No, non c’entra niente. Nello spettacolo rievoco un tormentone in voga tra nostalgici di un periodo secondo loro felice ma che felice non era per niente. Non ci sono attacchi a Meloni».

È forse la prima querela ricevuta da uno stand up comedian da un capo di governo?

«Mi viene in mente solo quella di Berlusconi contro Luttazzi, se vogliamo considerare Luttazzi come padre di noi stand up comedian. Probabilmente però è la prima querela di un capo di governo nei confronti di uno stand up comedian della nostra generazione. Anche se ai tempi non lo era ancora»

E adesso che succederà?

«Io e il mio avvocato eravamo convinti che questa cosa sarebbe decaduta in sede predibattimentale e invece Meloni si è costituita parte civile, chiedendo anche una somma ingente, ventimila euro. Una richiesta che supponiamo sia stata fatta adesso. Dunque lei ha deciso di portare avanti la faccenda da presidente del Consiglio. Ora inizia il processo, andrò a difendermi in aula. Lei ha dichiarato di aver subito “profondi strascichi sulla psiche”»

Lei sostiene di averla difesa in quel contesto: cosa intende?

«Meloni ha subito insulti di natura maschilista, discriminatoria, che non approvo, e che alimentano un certo tipo di cultura che ripudio. Le parole nel mio monologo che lei ha percepito come offese – che erano da terza elementare – non erano rivolte a Meloni. Il mio era un ragionamento linguistico, non certo un attacco diretto. Non c’erano insulti alla persona, per questo penso che la cosa sia pretestuosa»

Cosa intende?

«Più che da comico sono preoccupato da cittadino. Il diritto alla libertà di espressione, il diritto alla satira, non appartengono ai comici ma ai cittadini. Il punto è che i politici si fanno forza del fatto che provarci non gli costa niente, pagare un avvocato a loro non costa niente, per un artista indipendente a partita Iva invece ha un peso. Tanto poi se nel processo viene data ragione a me, al capo di Governo non succede niente. Ma, al contrario, se viene data ragione al capo di governo, si crea un precedente molto grave. Se dire a un politico “puzzone” ti fa finire in tribunale, non potrai dire più niente. Perfino “bugiardo” è più grave di “puzzone”»

Crede che questa cosa la condizionerà nel lavoro in futuro?

«Sicuramente senti di avere gli occhi puntati addosso, ma io sono anche molto fiducioso nella giustizia, anche se dover affrontare questo processo non c’entra con la giustizia. Le leggi italiane sono molto sbilanciate nei confronti dei potenti, perché far causa non costa niente e se le perdi non sono tenuti a risarcirti. Però so che queste cose sono fatte apposta per intimidire, non è importante vincere il processo ma solo intimidirmi. E io non voglio farmi intimidire, non voglio darle soddisfazione»

Sorgente ↣ : Definì «puzzona» Giorgia Meloni, il comico Daniele Fabbri querelato: «Chiesti 20mila euro per battute da terza elementare» – L’intervista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*