La Siria s’impegna a garantire la separazione dei poteri e i diritti delle donne

Il 13 marzo il presidente ad interim Ahmed al Sharaa ha firmato una dichiarazione costituzionale che garantisce la separazione dei poteri e i diritti delle donne. Sarà applicata per un periodo transitorio di cinque anni.

“Si apre una nuova pagina nella storia della Siria, in cui la giustizia prende il posto dell’ingiustizia e la compassione prende il posto della sofferenza”, ha affermato Al Sharaa.

Il nuovo testo, annunciato durante una conferenza stampa al palazzo presidenziale di Damasco, garantisce una rigida separazione dei poteri, la libertà d’espressione e i diritti politici ed economici delle donne, secondo Abdel Hamid al Awak, un portavoce del comitato responsabile della sua elaborazione.

“Il comitato ha optato per una rigida seperazione dei poteri, con una netta rottura rispetto al regime precedente”, ha affermato il portavoce.

“La dichiarazione garantisce un’ampia gamma di libertà, tra cui quella d’espressione e di stampa, e di diritti, tra cui quelli sociali, economici e politici delle donne”, ha aggiunto.

L’8 dicembre una coalizione ribelle a guida islamista aveva deposto il precedente regime di Bashar al Assad.

Le nuove autorità avevano abolito la costituzione e sciolto il parlamento, che era sottoposto al potere esecutivo.

Il 10 marzo il governo siriano, impegnato a riunificare la Siria dopo tredici anni di guerra civile, aveva annunciato uno storico accordo per integrare nello stato le istituzioni civili e militari dell’amministrazione autonoma curda nel nordest del paese.

L’accordo, firmato da Al Sharaa e dal leader delle Forze democratiche siriane (Fds), a maggioranza curda, Mazloum Abdi, dovrebbe essere attuato entro la fine dell’anno.

Nell’ultima settimana la Siria ha anche vissuto le peggiori violenze dalla caduta di Assad. Secondo l’ong Osservatorio siriano per i diritti umani, quasi duemila persone sono morte nell’ovest del paese nei combattimenti tre le forze di sicurezza siriane e le milizie fedeli al presidente deposto, e nelle esecuzioni di massa di civili.

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