Il presidente del Consiglio Europeo António Costa dice che l’Ue deve armarsi acquistando dalle industrie nazionali. Privilegiando cioè i produttori degli Stati membri. In un’intervista rilascia a Die Welt e a La Repubblica spiega che il riarmo sarà pagato con «un allentamento delle regole europee sul debito». In modo che i governi possano spendere più soldi in armamenti senza temere sanzioni da Bruxelles. Poi con un uso diverso dei fondi di coesione, che in realtà sono destinati alle regioni povere dell’Unione. Infine, con un prestito da 150 miliardi di euro.
Soluzioni globali
Costa parla di «soluzioni globali» per finanziare la difesa del club dei 27. Ma non dice subito sì all’idea di debito condiviso tra tutti i paesi, a cui è contraria in principio la Germania. «“Soluzioni globali” può significare molte cose», risponde in maniera criptica. Poi ammette che gli armamenti «a breve termine, dovremo comperarli dove sono disponibili le armi di cui abbiamo bisogno. Ad esempio in Europa, America, Corea del Sud o Giappone. A lungo termine, però, i nostri investimenti dovrebbero essere più decisamente indirizzati verso le industrie degli armamenti dei nostri Paesi. Sarebbe una buona cosa per la nostra sicurezza e la nostra società. Infatti, tutti questi capitali potrebbero anche creare posti di lavoro e stimolare le innovazioni. Ci tengo a sottolinearlo: dobbiamo assumerci maggiori responsabilità per la nostra difesa».
L’Europa e gli Stati Uniti
«Ma questo non significa che intendiamo rompere i nostri legami con gli Stati Uniti. Dovremmo lavorare meglio e in modo più armonioso con gli Usa. L’America rimane un alleato e un amico della Ue», precisa Costa. Sulla possibilità che i prodotti statunitensi possano rendere inutilizzabili le loro armi (come gli aerei da combattimento F-35) da remoto, Costa è caustico: «Non credo che il presidente Trump prenda decisioni che ostacolino la vendita di prodotti statunitensi. Semmai, lui vuole che i governi europei acquistino più armi dall’America». Su Kiev, «la Ue sta dalla parte dell’Ucraina fin dal primo giorno di guerra. E continuerà a sostenere quel Paese. Il nostro obiettivo è aiutare l’Ucraina a ottenere una pace globale, giusta e duratura. Se i colloqui bilaterali attualmente in corso tra America e Ucraina o tra America e Russia fossero il primo passo in questa direzione, sarebbe meraviglioso. Poi dovremmo fare ulteriori passi».
L’Ungheria e l’Ue
Infine, sulla posizione dell’Ungheria che rimane contraria alle armi in Ucraina, Costa fa notare che «è comunque davvero notevole il fatto che in una comunità di ventisette Paesi, con molti e diversi orientamenti politici, visioni del mondo e culture, di norma raggiungiamo l’unanimità. In qualche caso non ci si riesce. E penso che nel nostro vertice più recente abbiamo trovato un buon modo per affrontare la questione e per tenere in considerazione le opinioni di tutti. L’Ungheria non ha bloccato le decisioni — e noi rispettiamo la posizione isolata di quel Paese. Le conclusioni sulla difesa sono state adottate all’unanimità; quella sull’Ucraina è stata approvata da ventisei Paesi».
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