Giorgia Meloni al Senato: «Noi sempre al fianco dell’Ucraina. Sosteniamo Trump nel lavoro per la tregua». Salvini non è in aula

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La presidente del consiglio Giorgia Meloni interviene nell’aula del Senato oggi, 18 marzo, in vista del consiglio europeo del 20 e 21 marzo prossimi, in un clima teso, sia nella maggioranza, sia nell’opposizione. Salvini non è accanto a lei, impegnato in un consiglio informale dei ministri dei Trasporti a Varsavia, c’è però Giancarlo Giorgetti e c’è Antonio Tajani. La scelta della premier è partire dai temi economici e non da quelli bellici che sono invece, probabilmente, i più attesi: «E’ un momento estremamente complesso per le dinamiche globali. Il consiglio europeo tradizionalmente dedicato ai temi economici si arricchisce di quelli geopolitici. Il tema di base sarà la competitività, riguarda il futuro dei nostri figli, i servizi che si possono offrire ai cittadini, la possibilità di difendere la nostra economia». «Una Europa depotenziata anche delle sue tecnologie è destinata ad essere più o meno ascoltata?», si chiede Meloni: “E’ importante che questo Consiglio segni passi avanti concreti per vincere la sfida della competizione e non condannarci a essere gregari».

Il green deal

«L’obiettivo deve essere la decarbonizzazione sostenibile e una politica industriale efficace. Il clean industrial deal va in questa direzione ma non vogliamo che sia un nuovo green deal con un nome diverso», aggiunge Meloni.

Meloni dice anche che «è la politica che deve guidare le scelte, non la burocrazia». L’invito alla commissione, dice, sarà quello di «ridurre i costi amministrativi del 25% per tutti e del 35% per le piccole imprese. Faremo di tutto per impedire che l’Europa venga soffocata dalle sue stesse regole». L’Italia, aggiunge, si è candidata ad essere «l’hub di distribuzione energetica» dell’Unione europea anche perché, aggiunge, ci sono oltre 300 miliardi sull’energia che finiscono in «Investimenti extra Ue».

I dazi

Meloni si sofferma sui dazi annunciati dagli Stati uniti e sulle contromosse annunciate dall’Europa: «Credo si debba continuare a lavorare con pragmatismo per evitare una guerra commerciale che ci danneggerebbe». I dazi, aggiunge, possono «facilmente tradursi in inflazione indotta»: «Risultato inflazione e stretta economica, non credo che sia una buona soluzione rispondere ai dazi con altri dazi».

L’immigrazione

Duro il passaggio sull’immigrazione, in cui Meloni ribadisce la sua linea centrata sul rimpatrio di «tutti coloro che entrano illegalmente all’interno dell’Unione europea»: «Difenderemo la nostra posizione anche sul rimpatrio rapido verso i paesi sicuri, oggetto di sentenze in Italia a volte dal sapore ideologico».

Il punto sull’Ucraina

Poi arriva il passaggio sull’Ucraina, in cui Meloni dice di partire da alcune cose che «non ha condiviso»: «La nostra posizione a favore dell’Ucraina non è mai venuta meno. Ho preso questo impegno quando ero all’opposizione del governo Draghi», comincia. «Non cambiamo posizione» dice, e chiama la stanting ovation quando sottolinea di essere al fianco del presidente Mattarella, accusato da Mosca «per aver ricordato chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti». Ma Meloni dice anche, in un passaggio delicatissimo, di essere al fianco del presidente americano Donal Trump nel lavoro per ottenere una tregua permanente in Ucraina: «L’invio di truppe italiane in Ucraina non è mai stato all’ordine del giorno, come quella proposta da Gran Bretagna e Francia riteniamo sia molto poco efficace. Proponiamo invece la sottoscrizione di garanzie di sicurezza sul modello del trattato Nato, ma senza che questo includa l’automatica entrata dell’Ucraina all’interno dell’Alleanza atlantica».

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