Andrea Prospero e i 170 euro spesi per morire: «Chiamiamo ambulanza a quel fesso?». «No, poi ti trovano»

 

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Si chiamano Emiliano Volpe e Iacopo Riccardi i due indagati per la morte di Andrea Prospero a Perugia. Volpe è il 18enne finito agli arresti domiciliari. Riccardi è il ragazzo di Afragola indagato per detenzione e spaccio. Ma intanto gli investigatori lavorano sulle due carte di credito trovate nella stanza dell’universitario di Lanciano. E sui 170 euro che Prospero ha pagato per avere l’ossicodone. Le sette pastiglie arrivate il 24 gennaio. Nello stesso locker inpost di Perugia dove il giorno prima Andrea era andato a ritirare lo Xanax. Insieme a un’altra ricetta. Tutto inviato da “Chef” (il nickname su Telegram).

I soldi

A casa di Riccardi nel rione Salicelle di Afragola dove vive con la madre impiegata sono stati trovati 14 mila euro. «Ho ricevuto da Volpe le pasticche di ossicodone che ho inviato a Prospero», ha detto lui agli investigatori secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Intanto le indagini vertono sulla chat in cui si trafficavano droga, farmaci, schede. E dove forse si organizzavano piccole truffe sulla vendita di strumenti tecnologici. L’idea di chi indaga è che Andrea Prospero sia stato reclutato e selezionato come manovalanza di un’organizzazione più vasta. I soldi che guadagnava da un anno non si trovano. Né sul libretto di risparmio né su Paypal. Le carte di credito sono vuote. E lui era in ritardo nel pagamento della stanza che aveva affittato in cui è morto. C’è la possibilità che venisse pagato in Bitcoin.

ChatGPT

Prospero aveva chiesto anche a ChatGPT di realizzare un piano per il suo suicidio. I genitori di Volpe, due infermieri, hanno detto che il figlio nelle ultime settimane ha rimediato una denuncia per detenzione di farmaci e una segnalazione per il porto illecito di un coltellino. Lui è assistito dall’avvocato Francesco Ricci. Sarà ascoltato nei prossimi giorni. Intanto gli investigatori cercano di individuare gli altri nickname utilizzati nelle chat di Telegram. Uno di questi, scrive Repubblica, è Thomas Burberry, il terzo ragazzo entrato nella chat con “Valemno” ( Emiliano) e “Criss” (Andrea) proprio negli istanti in cui il diciannovenne di Lanciano ingeriva le pillole di ossicodone e xanax. Nei suoi confronti potrebbe arrivare l’accusa di omissione di soccorso.

Thomas Burberry

È a Thomas Burberry che alle 12.58 del 24 gennaio, Valemno scrive: «Entra in chat, parla con un morto». Ed è lui che, un’ora e mezza dopo, quando Emiliano Volpe, non avendo più risposta da Andrea, si allarma e scrive: «È morto davvero. Chiamiamo ambulanza a quel fesso? », risponde: « Col tuo cell? Se è vero e lo trovano con il cell e tutto…». Andrea ed Emiliano si conoscevano da due anni. Ma non si erano mai visti di persona. Prospero era stato assoldato per inviare mail spam per tentativi di phishing e per vendite-truffa di materiale informatico su Subito.it.

Anna Prospero

Intanto Repubblica parla con Anna Prospero, la sorella di Andrea. È tornata a Perugia, dove studia all’Accademia delle Belle Arti. «Penso che Andrea avrebbe voluto che io proseguissi per la mia strada, lo farò anche per lui», dice. «Io ho un carattere diverso, sono più forte, più estroversa. Per questo ero la sua roccia, il suo faro. Lui mi raccontava tutto, qualsiasi problema, ansia, preoccupazione me l’ha sempre confidata. Perché adesso non avrebbe più dovuto farlo? Me lo ripeto continuamente: non è possibile che covasse qualcosa di così forte senza dirmelo e parlandone con persone conosciute in rete, mai viste», aggiunge. Il monolocale al piano terra di vicolo Prospetti, dove suo fratello ha trovato il coraggio di farla finita è vicino alla sua stanza.

Il fratello

«Avevamo due caratteri diversi, lui non amava tanto uscire, ma gli avevo fatto conoscere le mie amiche e ogni tanto veniva fuori con noi, anche se preferiva restare a casa, nel suo mondo: il pc, la tv, la sua passione per la Roma. La sera prima della sua scomparsa. dopo aver studiato insieme nella mia stanza era tornato nel suo studentato proprio per vedere la partita della Roma di cui era tifosissimo». Anche se «era il mio gemello, sono sicuramente la persona che lo conosceva meglio di tutti. Era riservato, gentilissimo, sensibile, si faceva fatica a tirargli fuori le parole di bocca, ma quando parlava era anche divertente. E gli amici a Lanciano li aveva, i suoi compagni delle superiori: aveva organizzato di rivederli il lunedì successivo quando sarebbe dovuto tornare a Lanciano per una visita. Ma ti pare che uno fa dei programmi per i giorni successivi quando ha deciso di uccidersi?».

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