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AGi - La Lega non aderirà al partito dei Popolari europei. Matteo Salvini ha chiuso il dibattito sul tema, spiegando che un eventuale ingresso del suo partito nel gruppo cui aderisce Forza Italia "non è all'ordine del giorno". In un'intervista al 'Il T', il capo di via Bellerio ha escluso questa possibilità di cui si parla da anni, quantomeno da prima delle scorse europee, nel 2019, ma che in realtà non è mai apparsa finora una ipotesi realizzabile. Anche da parte del Ppe. Malgrado venga vista con sensibilità differenti dai 'big' leghisti, con una parte dei dirigenti - come il vice segretario Giancarlo Giorgetti, e i governatori come Attilio Fontana e Luca Zaia - che si sono detti nel tempo a favore di un avvicinamento ai Popolari europei. Nel colloquio con il quotidiano trentino, Salvini invece esclude l'ipotesi di un ingresso nel Ppe ma conferma che intende "continuare a lavorare per un accordo tra tutti i partiti di centrodestra a Bruxelles, con l'obiettivo di rendere ancora più incisive alcune battaglie". Quindi anche con i Popolari, che però critica aspramente. "Negli ultimi anni abbiamo assistito all'asse tra Ppe e socialisti: non credo piaccia gli elettori moderati di centrodestra", sottolinea. "Il Ppe cosa pensa dell'utero in affitto, che io ritengo un abominio, oppure delle restrizioni al settore automotive, che mettono in ginocchio imprese e lavoratori europei?" chiede. "Di certo proprio perche' ci sono temi determinanti che passano sui tavoli europei mi impegno affinché la Lega faccia pesare il proprio consenso". Il caso Metropol L'altro tema che la Lega tiene a sollevare è quello del Metropol. Per il secondo giorno, il quotidiano 'La Verita'' parla di una presunta 'macchinazione' mediatica sul caso per danneggiare politicamente Salvini. Il caso riguarda i presunti tentativi di trattativa, all'hotel Metropol di Mosca nell'ottobre 2018, tra il presidente dell'associazione LombardiaRussia Gianluca Savoini, l'avvocato Gianluca Meranda, l'ex bancario Francesco Vannucci e tre presunti intermediari russi su una compravendita di petrolio che, stando a un audio, avrebbe dovuto avere lo scopo di alimentare le casse della Lega. Ma le accuse di corruzione internazionale sono state archiviate da poco dalla Procura di Milano. E ora 'La Verità' ricostruisce contatti tra la stampa e uno dei presunti mediatori. "La macchinazione contro la Lega organizzata al Metropol, diventata una clava per colpire uno dei principali partiti italiani prima delle ultime Europee, si fa sempre più grave e sconcertante con le nuove rivelazioni de La Verità: a questo punto è quanto mai necessario un intervento del Copasir", chiedono da via Bellerio. "Esprimo solidarietà all'amico Matteo Salvini per gli attacchi che è stato costretto a subire per anni a fronte di una singolare inchiesta conclusasi, come troppo spesso accade, in un nulla di fatto", afferma Silvio Berlusconi. "So bene cosa significhi subire processi politici e mediatici intentati quando non si riesce a sconfiggere l'avversario nelle urne e si preferisce farlo con la macchina del fango e quella giudiziaria. Sono sempre stato certo dell'onesta' di Matteo cui mi lega un rapporto di profonda e sincera amicizia". Verso le elezioni europee Per quanto riguarda invece il dossier europeo, quella dettata da Salvini è la linea emersa dall'ultimo consiglio federale, il 29 maggio scorso, dove, dopo il confronto della prima riunione a inizio mese, il massimo organo esecutivo del partito ha dato "pieno mandato" a Salvini di avviare una serie di "incontri a 360 gradi in vista delle elezioni Europee del 2024". "L'auspicio è costruire un centrodestra alternativo alla sinistra, cosi' come avvenuto in Italia e nelle recenti elezioni amministrative in Spagna", si è fatto sapere. Quindi, no all'ingresso nel Ppe, ma comunque dialogo a 360 gradi. A Strasburgo, la Lega aderisce al gruppo sovranista Identità e democrazia fondato insieme al Rassemblement national di Marine Le Pen di cui fanno parte anche i tedeschi del partito di estrema destra AfD. Un tentativo di creare un maxi-gruppo di centrodestra fu già avviato da Salvini nella primavera del 2021, con una serie di incontri avviati con i polacchi del Pis (nei Conservatori europei, Ecr, insieme a Giorgia Meloni) e con il primo ministro ungherese Viktor Orban, che di lì a poco sarebbe stato costretto a lasciare il Ppe. Il tentativo di dar vita al maxi-gruppo si interruppe dopo pochi mesi, anche per la contrarietà di Meloni, non disponibile a perdere la guida dell'Ecr. Nell'intervista al quotidiano locale, Salvini infine 'blinda' la ricandidatura del leghista Maurizio Fugatti in Trentino Alto Adige. E parla di Pnrr e riforme. "A me piace l'idea del premier eletto direttamente dagli italiani con la sfiducia costruttiva per evitare in inciuci e governi contrari alla volontà popolare come troppe volte successo in passato", spiega. [...]

AGI - "Il partito unico" tra Azione e Italia viva "non è piu' sul tavolo. Siamo due partiti autonomi che faranno le loro scelte". Lo ha detto il segretario di Azione, Carlo Calenda, a Mezz'ora in più su Rai Tre. "Ho creduto fortissimamente che potesse nascere un partito unico dei liberal democratici. A un certo punto, dopo le elezioni, ho capito che dall'altra parte non era più sul tavolo. Ho preso l'impegno con me stesso di non toccare più l'argomento", ha aggiunto. [...]

AGI - Fratelli d'Italia protesta per il video che circola sui social in cui alcuni commentatori hanno scambiato per un "saluto romano" il saluto militare alle autorita' di un reparto della Marina durante la parata del 2 giugno. "Ormai non si contano più le figuracce della sinistra, anche quella più intellettuale, che vede fascismo ovunque", lamenta Paola Chiesa, deputato di Fratelli d'Italia e capogruppo in commissione Difesa a Montecitorio. "L'ultima arriva dalla parata militare del 2 giugno dove, secondo un video circolato sui social, dinanzi all'impassibile ed, evidentemente, consenziente presidente della Repubblica, si sarebbe verificato l'ennesimo attacco fascista: un vero e proprio saluto romano da parte di un reparto della Marina rivolto alla tribuna autorità", aggiunge. "Chiaramente, basta guardare il video e avere un minimo di conoscenza del linguaggio e gestualità militare, per capire fosse solo un saluto del corpo, interpretato maliziosamente da chi non sa come attaccare il governo Meloni e alimenta lo spauracchio del fascismo. Noi vi diamo solo un consiglio: studiate la storia della vostra nazione e delle sue forze armate da sempre a difesa della stessa. Vi risparmiereste figure barbine". Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Michela Murgia (@michimurgia) "Michela Murgia vada oltre Wikipedia", afferma il deputato di FdI, Stefano Maullu. "La scrittrice ama le polemiche ma non si informa - accusa - e cita a sproposito anche la X Mas, il saluto fatto da un incursore del Comsubin, che è un classico saluto militare rivolto alle autorità cosi come il grido 10ma richiama le straordinarie gesta valorose degli uomini della Decima Flottiglia Mas, anche qui certamente la Murgia non ha mai sentito parlare di Luigi Durand de la Penne, di Teseo Tesei e delle altre 34 medaglie d'oro al valor militare appartenenti a quella speciale Unità della Marina militare, molte delle quali 'alla memoria', per aver sacrificato la vita per il nostro Paese. Qui Wikipedia può aiutarla". "Sono farneticanti le accuse della scrittrice Murgia a un nostro militare, membro di un reparto della Marina, di aver fatto il saluto romano durante la tradizionale parata del 2 giugno", aggiunge Raffaele Speranzon, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia al Senato. "Certa sinistra, totalmente priva di argomenti concreti per attaccare il governo Meloni, continua ad agitare in modo paranoico l'inesistente spettro del fascismo, persino arrivando a tracciare surreali ricostruzioni attorno a un evento, qual è appunto la parata del 2 giugno, che è simbolo di unità nazionale. Paranoie e farneticazioni tipiche della sinistra italiana totalmente disinteressata ai veri problemi degli italiani". "Trovo surreali e farneticanti le accuse di chi ritiene che nel corso della tradizionale parata del 2 giugno ci sarebbero stati gesti e pose che ricondurrebbero al ventennio fascista", sottolinea il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Lucio Malan. "Basterebbe guardare le immagini per rendersi conto che nessun saluto romano è stato fatto, bensì un saluto militare di marcia - aggiunge - è un gesto di saluto al tricolore che ogni anno viene ripetuto in questa solenne occasione. Dispiace che in una data come quella del 2 giugno, che dovrebbe unire tutti gli italiani, qualcuno non perda occasione per mancare di rispetto ai nostri militari che ci tutelano in Italia e all'estero rischiando la propria vita". "Gli incursori del comsubin non siano oggetto di 'cancel culture' da strapazzo", l'appello del senatore di Fratelli d'Italia Andrea De Priamo. "L'Italia intera festeggia e si ritrova in un appuntamento unificante come la Festa della Repubblica, che celebra i valori della nostra Costituzione e la coesione del popolo italiano anche attraverso la bellissima e tradizionale parata militare. Ma essendo la prima parata con il Governo di Giorgia Meloni in carica, una certa sinistra si deve inventare la presunta matrice fascista di un saluto e un coro che rientrano invece nella tradizione militare e nulla hanno a che fare con le improbabili denunce di chi vede fantasmi inesistenti ovunque. Le straordinarie gesta degli incursori italiani della Comsubin e le loro ritualità sono celebrati da sempre dalle istituzioni repubblicane e quindi difficilmente possono essere preda di una 'cancel culture' da strapazzo priva, in questo caso più che mai, di qualsiasi fondamento storico", spiega. "Far raccontare ai giornali internazionali che alla parata per la festa della Repubblica abbiamo fatto saluti romani e inneggiato a Junio Valerio Borghese significa voler distruggere la nostra immagine nel mondo. È una ferita di cui Michela Murgia e i due giornali militanti devono assumersi la responsabilità. Stiamo, attraverso delle allucinazioni, dando una versione completamente assurda e falsa che offende il Governo e tutti gli italiani. Se vogliono continuare facciano pure, ma sappiano che faranno del male alle imprese e agli italiani che lavorano all'estero", dice Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. [...]

AGI - Settimana cruciale per il dossier Pnrr-Corte dei conti. Lunedì, alle 10, approda in Aula alla Camera il decreto Pa in cui il governo ha inserito l'emendamento che esclude il controllo concomitante della Corte dei Conti sui progetti legati al piano nazionale di ripresa e resilienza. L'emendamento ha ottenuto il via libera delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro di Montecitorio giovedì pomeriggio, mentre a Palazzo Chigi era in corso un incontro tra il ministro Raffaele Fitto, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il presidente della Corte, Guido Carlino, voluto dal governo per spiegare la ratio dell'intervento e cercare di chiudere uno scontro istituzionale che si è trascinato per giorni. Nelle ultime 24 ore il tema è stato oggetto di un aspro botta e risposta tra governo e commissione Ue. Le tensioni sono - quantomeno in apparenza - rientrate oggi, con l'esecutivo di Bruxelles che ha parlato di "scambi costruttivi con le autorità italiane", elogiando il "solido sistema di audit e controllo" posto in essere nell'ambito del Pnrr. Il governo va, quindi, avanti sulla strada tracciata. E, dopodomani, al termine della discussione generale, intorno alle 14, dovrebbe porre la questione di fiducia sul decreto alla Camera. Fiducia che sarà votata martedì mentre, a seconda del numero degli ordini del giorno delle opposizioni, il voto finale si dovrebbe svolgere tra il pomeriggio di martedì e la mattina di mercoledì. Poi corsa contro il tempo per il via libera definitivo al Senato, perché il decreto scade il 21 giugno. "Sono ancora in corso i lavori sulla valutazione da parte della commissione della terza richiesta di pagamento dell'Italia. Sono in corso scambi costruttivi con le autorità italiane e ulteriori informazioni vengono fornite ove necessario", premette un portavoce Ue nella dichiarazione odierna. "Come regola generale, non commentiamo i progetti di atti legislativi", aggiunge poi con riferimento al dl Pa. "Ricordiamo che il dispositivo per la ripresa e la resilienza richiede un quadro di controllo su misura e proporzionato alla sua natura unica di programma di spesa dell'Ue basato sui risultati. I sistemi di controllo nazionali degli Stati membri fungono da strumento principale per salvaguardare gli interessi finanziari dell'Unione per il recovery - sottolinea -. Gli Stati membri garantiscono il rispetto del diritto dell'Unione e nazionale, compresa l'efficace prevenzione, individuazione e correzione dei conflitti di interessi, della corruzione e della frode e del doppio finanziamento. Ricordiamo inoltre che, nell'ambito del Pnrr, l'Italia ha posto in essere un solido sistema di audit e controllo per garantire la tutela degli interessi finanziari dell'Unione". A provocare ieri la reazione di Palazzo Chigi erano state le dichiarazioni del portavoce capo della commissione Ue, Eric Mamer, e del portavoce all'Economia Veerle Nuyts. Parlando a nome dell'esecutivo Ue, Mamer aveva ricordato che la commissione ha "un accordo" con l'Italia sulla "necessità di avere un controllo di audit performante" sull'attuazione del Pnrr. Pur premettendo che Bruxelles "non commenta i progetti di legge", Nuyts aveva poi sottolineato come il recovery necessiti di un "quadro di controlli che siano adatti e proporzionati alla sua natura unica e in modo che i programmi di spesa si basino sull'efficienza", invitando a non depotenziare "i sistemi di controllo nazionali" che devono tutelare "l'interesse finanziario dell'Ue" e contrastare "conflitti d'interesse, corruzione e frodi". Duro il documento di risposta in otto punti diffuso da Palazzo Chigi. Il governo aveva respinto l'accusa di non volere controlli sulla spesa, criticando le dichiarazioni provenienti da Bruxelles, parlando di "pre-giudizio non informato". "Il portavoce afferma che la 'commissione europea non commenta i progetti di legge', ma subito dopo, senza alcun approfondimento di merito - si faceva notare - lo stesso portavoce della Commissione fa seguire delle considerazioni che alimentano polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà". Respinta anche l'accusa di voler tornare indietro rispetto agli impegni sottoscritti tra Italia e Ue sul Pnrr, Palazzo Chigi riporta all'attenzione di Bruxelles la norma originaria (scritta dal governo Draghi) che regola il ruolo della Corte dei Conti sul Pnrr. Secondo l'esecutivo italiano, è chiaro che già il precedente governo immaginava un "controllo successivo" e non "concomitante". La presidenza del Consiglio poi aveva reagito anche alle critiche sulla proroga dello "scudo erariale" per i dirigenti, ricordando che la Commissione non ebbe da ridire quando a metterla in campo furono i governi di Conte e Draghi. [...]

AGI - "Assistiamo oggi con interesse e attenzione a tentativi di individuare sentieri di dialogo per giungere alla pace. I principi di solidarietà e giustizia che debbono unire i popoli impongono la ricerca di una pace giusta e non di una pace raggiunta ai danni di chi è stato aggredito". Lo ha detto Sergio Mattarella al concerto per gli ambasciatori accreditati a Roma in occasione della festa della Repubblica. Al concerto, al quale per il secondo anno non sono stati invitati gli ambasciatori di Russia e Bielorussia, assistono anche la premier Giorgia Meloni, i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. "Il conflitto che, da oltre quindici mesi, produce morte e devastazione nel cuore dell'Europa sta provocando anche gravissime conseguenza al livello globale, accentuando l'insicurezza alimentare e la povertà in molti Paesi, anch'essi vittime delle conseguenze di questa guerra insensata, i cui effetti si vanno riverberando sull'ordine internazionale costruito pazientemente dopo il 1945" ha concluso Mattarella. "È in questo spirito che l'Italia, nel quadro della sua convinta appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, continuerà ad assicurare il proprio sostegno al popolo ucraino e al suo diritto all'indipendenza" ha poi proseguito. "L'Italia continuerà a lavorare affinché l'Unione europea possa essere sempre più attore capace di proiettare pace, stabilità e sviluppo a livello globale - ha poi concluso - Il conflitto in Ucraina, le crescenti tensioni cui abbiamo assistito da ultimo nei Balcani, impongono scelte coraggiose, in grado di consolidare e assicurare l'ampliamento del progetto comunitario, per renderlo idoneo ad affrontare le sfide del tempo presente". [...]

AGI - Con i ballottaggi di domenica e lunedì – ma anche, contestualmente, il primo turno in Sicilia e Sardegna – ormai alle nostre spalle, possiamo dire che le elezioni comunali 2023 hanno avuto un esito piuttosto inequivocabile: una vittoria netta del centrodestra e una, altrettanto netta, sconfitta del centrosinistra. In particolare, la narrazione giornalistica dei giorni scorsi si è focalizzata molto sulle (presunte) responsabilità di Elly Schlein in quanto leader nazionale del PD, in particolare sulla sua incapacità di convertire quello che era stato ribattezzato “effetto Schlein” – cioè una netta crescita dei consensi al PD nei sondaggi dopo la sua vittoria alle primarie – in un buon risultato in occasione del suo primo test elettorale. Ma, come sa bene chi segue le nostre analisi, in realtà è da parecchio che il cosiddetto “effetto Schlein” sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva. Da quasi due mesi, infatti, i consensi al Partito Democratico della nostra Supermedia sono sostanzialmente fermi, poco sopra la soglia del 20%. Un dato che si conferma anche questa settimana, l'ennesima in cui i consensi alle forze politiche si mantengono sorprendentemente stabili. Fratelli d'Italia è sempre il primo partito con il 29%, seguita dal PD (20,6%) e dal Movimento 5 Stelle, in lieve calo al 15,7%. Lega (9%), Forza Italia (7,1%) e Azione (4,1%) sono gli unici altri partiti al di sopra del 4%, ossia la soglia di sbarramento in vigore per le elezioni europee, il prossimo grande appuntamento elettorale che si terrà esattamente tra un anno. Al di sotto di questa soglia, continua il derby tra Verdi/Sinistra e Italia Viva, intorno al 3%, nonché quello tra gli ultra-europeisti di +Europa e gli euroscettici per antonomasia di Per l'Italia-Italexit, entrambi poco sopra il 2%. In attesa che si sedimenti nell'opinione pubblica l'esito delle ultime amministrative, quindi, lo scenario continua a essere quello di una netta predominanza di FDI e del centrodestra in generale. Uno scenario confermato dai risultati delle urne, a differenza di quanto avvenuto in passato sempre in occasione di elezioni amministrative (si pensi a quelle del 2021 o del 2022) che tendevano a premiare maggiormente il centrosinistra a dispetto del quadro nazionale dipinto dai sondaggi. Nonostante il PD sia stato comunque la lista più votata in occasione del primo turno, il centrosinistra ora governa solo 26 dei 91 comuni superiori andati al voto in quest'ultima tornata, mentre il centrodestra è passato da 32 a 40. Peraltro, se a questo bilancio basato sui comuni delle regioni a statuto ordinario, aggiungiamo i risultati parziali del primo turno nei comuni di Sicilia e Sardegna, la situazione per PD e alleati peggiora ulteriormente. Dei 91 comuni superiori al voto per le #amministrative2023 9 sono passati dal centrosinistra al centrodestra e 5 hanno fatto la traiettoria inversa. Nel complesso il centrodestra ha guadagnato 8 comuni, mentre il centrosinistra ne ha persi 4.#MaratonaYouTrend pic.twitter.com/jgKh49SZMw — YouTrend (@you_trend) May 29, 2023 Tra le altre cose, le elezioni amministrative hanno fatto passare in secondo piano la drammatica situazione in Emilia-Romagna – complice anche il fatto che la fase più acuta dell'emergenza pare essere rientrata L'alluvione ha colpito profondamente l'opinione pubblica, provocando da un lato un'enorme ondata di solidarietà (volontari, raccolte fondi) e dall'altro alcune polemiche di carattere politico come spesso avviene in queste tristi occasioni. Pur non essendo un tema strettamente politico, è comunque interessante capire cosa pensano gli italiani rispetto al verificarsi di tragedie come questa, ed è per questo che diversi istituti di sondaggio hanno svolto delle ricerche in proposito. Scoprendo ad esempio che il 75% degli italiani, secondo Demopolis, ritiene che la recente alluvione sia uno degli effetti del cambiamento climatico, ormai “fuori controllo”. E che, sempre per Demopolis, il 56% degli italiani attribuisce il cambiamento climatico stesso a scelte e comportamenti dell'uomo, più che a una naturale evoluzione del clima (35%). Di conseguenza, non stupisce che il 44% ritenga “del tutto inadeguato” l'impegno che i leader mondiali stanno dispiegando per contrastare il cambiamento del clima, contro un 31% che lo ritiene insufficiente, per quanto apprezzabile, e un 25% che invece lo ritiene adeguato. Anche le inchieste di Euromedia chiamano in causa una responsabilità umana in quanto avvenuto: oltre il 60% degli intervistati ritengono che questa tragedia sia dovuta all'incapacità di prevedere e prevenire questi fenomeni e alla mancanza di manutenzione del territorio. Una percentuale simile (56%) individua proprio a questa mancata manutenzione il verificarsi di tragedie simili (frane, alluvione, crolli) nel sondaggio realizzato da EMG, che vede anche un 82% di italiani ritenere “insufficiente” l'opera di messa in sicurezza dei territori nel nostro Paese. Un piano nazionale di messa in sicurezza, nel sondaggio Demopolis, viene definito “prioritario” dal 60% degli italiani: eppure – per Euromedia – solo il 26% ritiene che il cambiamento climatico e la precarietà territoriale sia uno dei maggiori problemi dell'Italia (contro il 50% e oltre che indica, ad esempio, l'inflazione). Questi numeri, tutti rilevati nei giorni di massimo allarme di quella che è solo l'ultima di tante catastrofi che si sono verificate nel nostro Paese, sono probabilmente destinati a ridimensionarsi nuovamente, una volta che l'emergenza sarà via via dimenticata e scomparirà dai notiziari. Difficile, quindi, che possa diventare un tema di rilevanza politica sul quale possa venire a crearsi una dialettica tra governo e opposizione, e ancor meno che possa influire in qualche modo gli orientamenti politici degli italiani. NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 18 al 31 maggio, è stata effettuata il giorno 1° giugno sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Euromedia (data di pubblicazione: 24 maggio), Ipsos (27 maggio), Noto (25 maggio), Piepoli (24 maggio), SWG (22 e 29 maggio) e Tecnè (21 e 28 maggio). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it. [...]

AGI - "Noi siamo presenti nel Meridione e abbiamo dimostrato la nostra forza elettorale: abbiamo preso l'uno per cento nazionale presentandoci solo in Sicilia, possiamo fare la differenza soprattutto con partiti come quelli di Renzi e Calenda, che sono radicati solo nel Centro-Nord. Chi ci sta, venga a sottoscrivere il 'Patto di Taormina'". Cateno De Luca, il leader di "Sud chiama Nord", non ama girare intorno alle questioni e dopo il successo personale a Taormina, che lo ha portato a essere sindaco del quarto comune diverso (tra cui un capoluogo come Messina), indica chiaramente gli obiettivi del suo progetto politico. Un progetto che prende le forme di una rapida ascesa: mezzo milione di voti da candidato alle ultime regionali, secondo solo a Renato Schifani (eletto governatore) e due parlamentari nazionali eletti in altrettanti collegi uninominali, prendendo una percentuale che ha eguagliato partiti ben più noti e strutturati del suo. "Le amministrative - osserva De Luca - segnano un aspetto fondamentale, che non è quanto siano forti le destre, piuttosto quanto è inesistente il centrosinistra. Il tema - aggiunge - è che non c'è un'alternativa credibile che riesca a catturare la fiducia degli elettori. Noi in questo momento stiamo continuando il nostro percorso in autonomia, con la prospettiva delle Europee che non richiede coalizioni essendo un sistema proporzionale. È logico che siamo alternativi a questo governo e, coi nostri due parlamentari siamo all'opposizione, per contrastare il disegno criminale rappresentato dall'Autonomia, che non farà altro che aumentare il divario territoriale. Il nostro comune denominatore - spiega - è l'equità territoriale, ed è il confine per ogni percorso con altre forze politiche". "Il Ponte sullo Stretto? Servono 30 miliardi" E a proposito di altre forze e potenziali alleati, l'interlocutore naturale potrebbe essere il Terzo Polo, uscito malconcio dalla lite tra Renzi e Calenda: "Un matrimonio d'interessi rimane un matrimonio d'interessi e non può diventare un matrimonio d'amore. Per quello che mi riguarda, è ovvio che cerco un matrimonio di interessi, che mi consenta di poter sdoganare il nostro progetto a livello nazionale ma con il nostro brand. Siamo stati cercati da tutti e ho detto che siamo interessati a fare un accordo tecnico per le Europee, per rappresentare il Sud. Noi vogliamo preservare il nostro brand, non vogliamo candidature in altri simboli o in brand nuovi". Inevitabile, infine, dire la propria su un'opera così importante e discussa come il Ponte sullo Stretto: "Quando io facevo le manifestazioni per il Ponte già nel 2006, Salvini era contrario, ma il ponte senza una serie di opere connesse non serve. Ci vogliono 30 miliardi per potere fare le cose che stiamo dicendo, e queste risorse - conclude - io non le ho viste". [...]

AGI - Di vite ne ha ben più di un gatto Cateno De Luca, detto 'Scateno'. Almeno 18, o forse di più, tante quanti i procedimenti giudiziari cui è stato sottoposto. Il conteggio l'ha fatto lui stesso quando, a un certo punto, era il 10 gennaio 2020, era stato assolto dall'accusa di una maxi evasione fiscale. "E che fa, non devo essere arrabbiato?", sbottò allora. Il neo sindaco di Taormina - dopo esserlo stato a Fiumedinisi, Santa Teresa Riva e Messina - eletto a furor di popolo in questa tornata elettorale con oltre il 63%, di fasce tricolori e scranni da deputato regionale ne ha conquistati a iosa. E questo nonostante l'attitudine a essere poco integrato e molto apocalittico; e nonostante il clamoroso arresto dell'8 novembre 2017 per quella brutta storia di evasione, appena due giorni dopo l'elezione a deputato regionale. Una macchina dei consensi Sebbene ai domiciliari, in vestaglia da camera e scarmigliato, con il caffè in mano, in diretta Facebook, De Luca lanciava i suoi strali: "Sapevo già che mi avrebbero arrestato... certi ambienti mi avevano avvertito. E oggi più di ieri vi dico che anche questo procedimento finirà come gli altri: archiviati o con sentenza di assoluzione". "Libero", gridò attraverso la telecamerina quando il 20 novembre revocarono la misura cautelare, "e ora denuncio tutti". Dieci giorni prima era stato assolto dall'accusa di concussione e falso che gli costò pure, l'8 giugno 2011, l'arresto eseguito a conclusione del Consiglio comunale di Fiumedinisi. Passeranno solo sette mesi e conquisterà, nel ballottaggio del giugno 2018, col 65%, la poltrona più alta della città dello Stretto, confermandosi una autentica macchina dei consensi. Il duello con Lamorgese Impossibile, a quanto pare, abbatterlo, contenerlo, affibbiargli una etichetta politica, ingabbiarlo in alleanze, inchiodarlo ad accordi, ben che meno a formule di bon ton istituzionale. Ha litigato con colleghi sindaci, presidenti della Regione, ministri della Repubblica. Con Luciana Lamorgese, in tempi di Covid, quando minacciava di bloccare sullo Stretto le navi cariche di passeggeri per impedire che approdassero a Messina, iniziò un duello durissimo. La indicò come tra le principali 'emissarie' delle 'Lupare di Stato' armate a Roma contro di lui, come disse dopo l'ennesima diretta social organizzata per rispondere al Consiglio dei ministri che aveva annullato nell'aprile 2020 l'ordinanza che imponeva a chiunque intendesse fare ingresso in Sicilia, attraverso il porto di Messina, l'obbligo di registrarsi al portale comunale almeno 48 ore prima della partenza. Tanto tuonò, 'Scateno' De Luca, che nel giugno 2021 gli fu inflitta una multa da 1.500 euro per vilipendio dopo la denuncia della ministra dell'Interno. Nel 2022 il quattro volte onorevole dell'Ars si dimise con il sogno ricorrente - solo contro tutti - di fare il governatore. Niente da fare, neppure questa volta, ma i suoi movimenti meridionalisti Sud Chiama Nord e Sicilia vera si piazzarono con mezzo milione di voti alle spalle della corazzata di Renato Schifani e davanti alla candidata del centrosinistra Caterina Chinnici, entrando a Sala D'Ercole con otto deputati, e inviando a Roma due parlamentari in occasione delle contestuali Politiche. Molto meglio di quando ci provò dieci anni prima con la sua Rivoluzione siciliana. Spogliarelli e zampogne all'Assemblea regionale Insomma, solo una volta Cateno De Luca è rimasto in mutande, letteralmente. Era il 5 dicembre 2007. Lo aveva promesso ed era passato alle vie di fatto, tra lo stupore e lo sconcerto dei colleghi dell'Assemblea regionale siciliana e dei giornalisti convocati nella sala stampa del Parlamento regionale. Obiettivo dell'allora deputato dell'Mpa poi passato sotto le insegne della Dc per le Autonomie, era protestare clamorosamente, come nessuno aveva mai osato fare nel palazzo reale della politica siciliana, contro la sua estromissione dalla Commissione Bilancio per motivi regolamentari. Al termine dell'inaudito spogliarello era rimasto con addosso solo la bandiera gialla e rossa della Trinacria siciliana legata alla vita. De Luca parlò di "sopruso da parte del presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè cui consegnò tre doni "natalizi": un Pinocchio "per le bugie dette sulla mia estromissione dalla commissione bilancio", una Bibbia "perchè si converta ai sani principi della politica, soprattutto se vuole davvero candidarsi a governatore della Regione", e una coppola "perchè ho subito un autentico sopruso mafioso". "È bene precisare - fu la difesa farfugliata e imbarazzata degli onorevoli di Palazzo dei Normanni - che all'Ars non siamo tutti uguali: non tutti abbiamo ancora perso il senso delle istituzioni, della dignità e della buona educazione". Ma De Luca di questa diversità si è sempre vantato. Dopo il Natale 2017, era il 29 dicembre, si fece zampognaro: suonò la zampogna dentro il Parlamento perchè, disse, "sono un vero siciliano che ama la sua terra". Tra zampogne e sguaiati e beffardi diktat e ultimatum, l'inquieto De Luca non ferma la sua guerreggiante e vertiginosa parabola e, senza neppure avere ancora indossato la fascia tricolore di Taormina, la Perla dello Jonio, pensa alle Europee, progetta nuove alleanze, magari con i renziani, e promette: "Sarò il sindaco dei sindaci...In attesa di fare il presidente della Regione". La marcia continua. [...]

AGI - Sconfitta alle amministrative, Elly Schlein si vede costretta a rinviare la missione a Bruxelles. Un viaggio programmato per compattare la delegazione del Partito Democratico in vista del voto di giovedì, quando il Parlamento europeo si esprimerà sul piano "Asap" con cui la Commissione intende imprimere un'accelerazione all'invio di munizioni a Kiev. Un tema delicato per un Pd che fa registrare al suo interno posizioni molto diverse sul punto. La linea della segreteria rimane "massimo supporto a Kev, ma i soldi del Pnrr vanno ai progetti del Pnrr". Un tema, anche questo, su cui la segretaria sara' chiamata a confrontarsi nelle prossime ore. Il suo partito rimane impegnato nel pressing sul governo perché il ministro Raffaele Fitto riferisca in Parlamento sulle modifiche che intende apportare al Piano nazionale. Nonostante tutto Schlein non parte Davanti ai risultati del voto di domenica e lunedi', riferiscono fonti parlamentari Pd, la segretaria ha deciso di rimanere a disposizione di coloro i quali la cercano in queste ore per chiedere chiarimenti su quanto avvenuto e su quanto intende fare nel prossimo futuro. La scelta di Schlein di rimanere a Roma è dettata, tuttavia, anche da altre considerazioni. Un pezzo importante del partito, e non solo della minoranza dem, lamentava nelle ore precedenti al voto, una certa "evanescenza" della leader. Schlein era impegnata in Emilia-Romagna assieme al suo stretto entourage. Missione meritoria che, tuttavia, ha sollevato qualche dubbio e malumore in chi avrebbe preferito vedere Schlein più sui territori chiamati al voto. O, anche, prendere in mano il dossier delle presidenze dei gruppi, ancora in sospeso. O nella battaglia per fare avere a Stefano Bonaccini l'incarico di commissario per la ricostruzione nelle zone alluvionate. Tutti passaggi su cui Schlein è attesa dallo stato maggiore del suo partito. Parlamentari e dirigenti che attendono, ora, la convocazione della direzione nazionale, passaggio che segue per prassi ogni tornata elettorale e che promette di essere particolarmente "acceso", in questo caso. La segretaria, dicono esponenti dem, è già impegnata nel valutare il come e il quando convocare riunione del parlamentino. "Aspettiamo fiduciosi", dicono dalla minoranza dem dopo aver messo nel mirino lo stretto entourage di Schlein o, almeno, quei dirigenti riconducibili ai territori in cui il Pd ha perso male. A partire dai referenti toscani, Emiliano Fossi e Marco Furfaro, a cui viene attribuita una parte importante di responsabilità: "Fossi non ha nemmeno convocato la direzione regionale da quando è segretario in Toscana", dice il senatore Dario Parrini. Stesso discorso per Marta Bonafoni, Francesco Boccia e Peppe Provenzano, rispettivamente referenti della segretaria nel Lazio, in Puglia e in Sicilia. Nonostante questo, "nessuno, al momento, sembra voler fare una guerra alla segretaria". Anzi, il mood è quello di aiutarla a trovare la rotta giusta, anche perché "il congresso si è appena chiuso, è inutile agitarsi". A voler cercare un lato positivo, si potrebbe dire "meglio adesso che fra un anno", come ripete un senatore dem. Si lavora per le Europee Il vero test, dicono in molti nel Pd, è alle europee del 2014 quando si voterà con il sistema proporzionale e ogni partito andrà per sé. "Non deve essere la scusa per schiacciarsi su una linea minoritaria", spiega una fonte della minoranza dem ricordando come, con Matteo Renzi, il Pd alle europee del 2014 "conquisto' il 40 per cento da solo". Dunque, è il sottinteso, non basterà lamentare le mancate alleanze per giustificare un risultato al di sotto delle aspettative. Per le elezioni europee, è vero, non servono alleanze. Ma a ridosso di quell'appuntamento elettorale si tornerà a votare per regioni importanti, come in Umbria, nell'autunno 2024, o in Emilia, Toscana e Campania, nel 2025. Sempre che Stefano Bonaccini non decida di dimettersi da presidente dell'Emilia-Romagna per essere schierato in lista alle europee. Le possibili alleanze Da qui la necessità, per il Pd, di portarsi avanti con il lavoro. Anche perché i potenziali alleati sembrano sempre più recalcitranti. Da parte di Carlo Calenda è stato ribadito il 'no' a qualsiasi ipotesi di collaborazione con il M5s. "Si vince con una coalizione riformista", dice la segretaria di Azione, "non con un'accozzaglia con il M5s". Giuseppe Conte si mostra aperto al dialogo con il Pd: "Siamo disposti a dialogare col Pd, ma su temi e sui progetti, misurandoci su delle proposte concrete ai bisogni delle comunita' territoriali e della comunita' nazionale, senza compromettere o annacquare le nostre principali battaglie". Dopo la riunione fiume della segreteria dem, Schlein aveva sferzato Conte: "La responsabilità di allargare il bacino del centrosinistra non spetta solo al pd, da soli non si vince". Parole a cui risponde oggi Giuseppe Conte. "Siamo disposti a dialogare col Pd, ma su temi e sui progetti, misurandoci su delle proposte concrete ai bisogni delle comunità territoriali e della comunità nazionale, senza compromettere o annacquare le nostre principali battaglie". Per il resto Conte, come Calenda, ritiene che non ci siano i margini di dialogo fra Cinque Stelle e Terzo Polo. "Il campo largo non è mai piaciuto" all'ex premier, sottolinea una fonte parlamentare M5s che segnala: "Schlein aveva vinto al primo turno a Brescia, aveva fatto una conferenza stampa per rivendicarlo. Stessa cosa a Udine. Non funziona se, quando vinci, è merito tuo e quando perdi è sempre colpa di altri". [...]

AGI - "La volontà del governo c'è ed è visibile" e "mi piacerebbe avere un coinvolgimento che non fosse di pregiudizio, nell'interesse non del singolo ma della nazione", ha detto oggi pomeriggio il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rivolgendosi ai sindacati nell'incontro a Palazzo Chigi sulle riforme e sui principali provvedimenti in materia economica e fiscale. "Possiamo ragionare sulle grandi strategie assumendoci tutti le responsabilità", ha poi sottolineato la premier osservando che "le scelte vanno fatte, quindi il punto è: vogliamo provare a fare insieme queste scelte?". "Se c'è una volontà reale di fare qualcosa si possono trovare le soluzioni giuste. Voglio provare a capire se nel merito vogliamo avere un approccio costruttivo pur nel rispetto delle differenze", ha aggiunto. "Il dibattito sul Pnrr sia pragmatico I temi affrontati da Meloni sono stati numerosi. A partire dal Pnrr. "Stiamo lavorando al RepowerEu e alla verifica sul Pnrr esistente, per fare un tagliando che tenga conto del mutato scenario della realtà di oggi", ha affermato Meloni evidenziando che "il dibattito" sul Pnrr "non deve essere ideologico, ma pragmatico". Il Pnrr, ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio, "è una delle questioni principali, una grande occasione" e "le risorse devono arrivare a terra per essere spese nelle cose più strategiche". La premier ha inoltre annunciato l'istituzione a Palazzo Chigi di un osservatorio governativo sul tema del potere d'acquisto. "I salari, il monitoraggio dei prezzi e della politica dei prezzi, il controllo dell'attuazione e degli effetti dei provvedimenti che noi abbiamo introdotto e che magari non hanno dato i risultati previsti, come per esempio la riduzione dell'IVA sui prodotti per la prima infanzia, è questo il tema più rilevante, dal quale si dipartono anche gli altri", ha affermato Meloni. "Cercherò di essere presente in prima persona perchè si possa sbrogliare insieme il bandolo di questa matassa", ha aggiunto. "L'appuntamento di oggi - ha continuato il presidente del Consiglio - rientra nel cammino di confronto e dialogo che questo governo ha deciso di instaurare con le parti sociali, un confronto necessario e opportuno per darci una organizzazione più cadenzata del lavoro e per un dialogo strutturato e spero proficuo, nel rispetto delle priorità che il Paese ha e che il governo ha deciso di darsi e delle rispettive posizioni sui temi specifici". Pensioni e delega fiscale Un altro importante tema è stato quello delle pensioni. "Il 23 marzo - ha detto Meloni - è stato istituito al ministero del Lavoro l'osservatorio per il monitoraggio della spesa previdenziale. Sarà utile per mappare tutta la spesa e per valutare anche gli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale. Il primo tavolo sarà sugli anticipi pensionistici, poi si lavorerà sul rafforzamento del sistema previdenziale, con particolare riguardo alle pensioni future. Dobbiamo garantire la tenuta del sistema ed evitare il manifestarsi di una bomba sociale nei prossimi decenni", ha sottolineato la premier. Per quanto riguarda invece la delega fiscale, "l'obiettivo è la riforma complessiva del sistema, con una riduzione progressiva delle aliquote Irpef per abbassare la pressione fiscale. Questo significa, nella nostra idea, ampliare sensibilmente lo scaglione più basso per ricomprendervi molti più lavoratori", ha detto la premier spiegando che "immaginiamo di inserire anche per i lavoratori dipendenti una serie di deduzioni, tra le quali quella sui trasporti". "Inoltre, vogliamo rendere strutturale il tema dei fringe benefit e la detassazione del contributo del datore di lavoro per i lavoratori ai quali nasca un figlio", ha proseguito Meloni. Parlando delle riforme, Meloni ha chiesto ai sindacati la loro opinione "anche su quella costituzionale". "Le parti sociali devono certamente essere coinvolte nel dialogo su una materia che interessa tutti", ha affermato la premier. Dall'economia "segnali incoraggianti" Quanto all'economia italiana, "sta dando segnali incoraggianti in questa fase, le recenti previsioni della Commissione europea hanno rivisto al rialzo il Pil Italiano, prevedendo per l'anno in corso una crescita dell'1,2%, superiore alla media dei Paesi euro. Non accadeva da qualche anno. Nel Def il governo ha scelto di avere un approccio più prudente, ma abbiamo come obiettivo quello di confermare o migliorare queste previsioni", ha puntualizzato il presidente del Consiglio. La ricostruzione dell'Emilia Romagna, ha ancora osservato, è "un tema collegato al Pnrr e alla messa in sicurezza dei territori, perchè il Pnrr offre importanti risorse per la messa in sicurezza dei territori ed è un tema che va affrontato con molto pragmatismo e lucidità, sul quale dobbiamo mettere la testa in maniera assolutamente responsabile". Nel confronto con le associazioni di categoria, Meloni ha parlato anche di intelligenza artificiale: "Credo che sia necessario cominciare a ragionare di questa materia per evitare di ritrovarci nella stessa situazione che abbiamo vissuto con la globalizzazione", ha detto. "Fino a oggi - ha poi osservato - il progresso tecnologico ha consentito di ottimizzare le competenze umane, l'intelligenza artificiale invece costituisce un progresso che sostituisce le competenze umane. Questo ha una serie di conseguenze sui nostri modelli sociali, di lavoro e di welfare. Qualcuno lo aveva previsto, qualcuno no, siamo comunque arrivati tardi", ha aggiunto la premier. Le reazioni dei sindacati La reazione dei sindacati all'incontro ha confermato le differenze già evidenziate in altre occasioni: il leader della Cisl, Luigi Sbarra, ha sostenuto che il tavolo è stato "molto importante" perchè ha riannodato i fili del dialogo; la Cisl parteciperà ai prossimi incontri tematici per negoziare concreti avanzamenti per i lavoratori e i pensionati e "sarà inchiodata alle trattative sapendo che non si può stare con un piede ai tavoli e con l'altro in piazza". Dall'altra parte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha espresso un giudizio "non positivo", perchè "non ci sono stati risultati": così, la mobilitazione prosegue e il il 24 giugno la Cgil sarà in piazza a difesa della Costituzione contro l'autonomia differenziata. Pierpaolo Bombardieri, leader Uil, dà infine la sua disponibilità al confronto, ma fa notare che nel merito non si è discusso e che i precedenti tavoli non hanno dato grandi risultati. [...]
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