Tensioni e sfide al G7 in Canada

Il 12 marzo 2025 ha preso il via a Charlevoix, in Canada, la riunione dei ministri degli Esteri del G7

Il 12 marzo 2025 ha preso il via a Charlevoix, in Canada, la riunione dei ministri degli Esteri del G7, la prima sotto la presidenza canadese.

L’incontro, che si protrarrà fino al 14 marzo, riunisce i rappresentanti di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e dell’Unione Europea per discutere questioni globali di primaria importanza.

Tra i temi principali in agenda figurano la crisi in Ucraina, le tensioni commerciali e la sicurezza europea. La situazione ucraina, in particolare, è oggetto di dibattito tra i membri del G7 riguardo al linguaggio da adottare in una dichiarazione congiunta per commemorare il terzo anniversario del conflitto. Il Canada, in qualità di presidente del G7, sta collaborando con i partner europei e americani per raggiungere un consenso, nonostante le divergenze emerse con Washington sulla terminologia relativa all'”aggressione russa”.

Un altro punto di discussione riguarda la proposta canadese di istituire una task force per contrastare la “flotta ombra” di petroliere russe, utilizzate per eludere le sanzioni occidentali. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno posto il veto a questa iniziativa, preferendo concentrare l’attenzione sulla Cina e rivedere il proprio ruolo nelle organizzazioni multilaterali.

La riunione dei ministri degli Esteri precede il 51º vertice del G7, previsto dal 15 al 17 giugno 2025 a Kananaskis, Alberta, Canada. Sarà la prima partecipazione per diversi leader mondiali, tra cui il primo ministro britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al suo ritorno dopo l’ultimo vertice G7 del 2019.

Il Canada, sotto la guida del nuovo primo ministro Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra e della Banca del Canada, si trova ad affrontare sfide sia interne che esterne. Le recenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti, accentuate dalle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump, rappresentano un banco di prova per la leadership di Carney e per la capacità del G7 di mantenere un fronte unito su questioni economiche globali.

Il vertice dei ministri degli Esteri a Charlevoix rappresenta un’opportunità cruciale per rafforzare la cooperazione internazionale e affrontare congiuntamente le sfide globali, in vista dell’incontro dei leader del G7 previsto per giugno.

La Groenlandia Svolta a Destra: Un Nuovo Sentiero Verso l’Indipendenza dalla Danimarca

Il partito Naleraq, che promuove una separazione rapida dalla Danimarca, ha ottenuto il 24,5% dei voti,

La Groenlandia ha recentemente vissuto un cambiamento politico significativo in seguito alle elezioni parlamentari dell’11 marzo 2025.

Il partito liberale Demokraatit, che sostiene una transizione graduale verso l’indipendenza dalla Danimarca, ha ottenuto il 29,9% dei voti, triplicando il suo supporto rispetto alle precedenti elezioni. Il leader del partito, Jens-Frederik Nielsen, è ora il principale candidato alla guida del governo groenlandese.

Il partito Naleraq, che promuove una separazione rapida dalla Danimarca, ha ottenuto il 24,5% dei voti, consolidando la sua posizione come forza politica significativa. I partiti precedentemente al governo, Inuit Ataqatigiit e Siumut, hanno subito una notevole flessione, ottenendo rispettivamente il 20% e il 15% dei voti.

Cinque dei sei partiti che hanno partecipato alle elezioni sono favorevoli all’indipendenza, sebbene differiscano nei tempi e nei modi della separazione. Demokraatit propone un percorso graduale verso l’indipendenza, senza scadenze precise, mentre Naleraq spinge per una secessione immediata e ha considerato la possibilità di un accordo con gli Stati Uniti in cambio di supporto economico e sicurezza.

Le elezioni hanno attirato l’attenzione internazionale, in particolare a causa delle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha manifestato interesse nell’annessione della Groenlandia. Tuttavia, la popolazione groenlandese ha respinto in modo deciso questa proposta, con l’85% degli intervistati contrario all’idea.

La Groenlandia gode di autonomia dal 1979, ma dipende economicamente dalla Danimarca, che fornisce una sovvenzione annuale che rappresenta circa un quarto del PIL dell’isola. La strada verso l’indipendenza richiederà quindi un’attenta pianificazione economica e politica.

In conclusione, le recenti elezioni rappresentano una svolta storica per la Groenlandia, con l’indipendenza che appare sempre più vicina. Tuttavia, il percorso verso la sovranità completa sarà complesso e richiederà un equilibrio tra aspirazioni nazionali e realismo economico.

L’opposizione di centrodestra vince le elezioni legislative in Groenlandia

L’opposizione di centrodestra ha vinto le elezioni legislative dell’11 marzo in Groenlandia, caratterizzate anche da un aumento dei consensi dei nazionalisti, favorevoli all’indipendenza dell’isola dalla Danimarca. Le elezioni erano molto attese anche perché negli ultimi mesi il presidente statunitense Donald Trump ha più volte affermato di voler annettere l’isola.

La formazione di centrodestra dei Democratici, che si proclama “social-liberale”, ha ottenuto il 29,9 per cento dei voti, triplicando i consensi rispetto alle elezioni del 2021.

I nazionalisti di Naleraq, il partito che chiede con più insistenza di recidere gli ultimi legami con Copenaghen, sono arrivati secondi con il 24,5 per cento dei voti.

La coalizione di governo uscente, composta da Inuit ataqatigiit (Ia, ambientalisti di sinistra) e dai socialdemocratici di Siumut, ha invece subìto una dura sconfitta.

“Rispettiamo il risultato delle elezioni”, ha dichiarato il primo ministro Múte Egede, leader di Ia.

Dato che nessuno dei partiti ha i numeri per governare da solo, ci saranno delle trattative per formare una coalizione.

“Siamo pronti a discutere con tutti i partiti per formare un governo forte e stabile, più che mai necessario nel nuovo contesto internazionale”, ha dichiarato Jens-Frederik Nielsen, 33 anni, leader dei Democratici ed ex campione groenlandese di badminton.

Forse a causa dell’effetto Trump, il tasso di partecipazione è stato molto alto, superiore al 70 per cento.

Convinto di annettere la Groenlandia “in un modo o nell’altro”, Trump ha cercato di condizionare l’esito del voto, suscitando reazioni di stupore, rifiuto e, più raramente, entusiasmo.

Secondo un sondaggio pubblicato a gennaio, circa l’85 per cento dei groenlandesi è contrario a far parte degli Stati Uniti.

I groenlandesi accusano la Danimarca di averli sempre trattati come cittadini di seconda classe, soffocando la loro cultura e attuando in passato politiche di assimilazione forzata.

I principali partiti groenlandesi sono tutti favorevoli all’indipendenza, ma hanno idee diverse su come e quando ottenerla.

I nazionalisti di Naleraq la vorrebbero in tempi rapidi, mentre altre formazioni vorrebbero prima accelerare lo sviluppo economico dell’isola.

Con l’80 per cento della superficie ricoperta dai ghiacci, la Groenlandia dipende fortemente dalla pesca, che rappresenta la quasi totalità delle esportazioni, e dagli aiuti danesi, che ammontano a circa 530 milioni di euro all’anno, pari al 20 per cento del pil locale.

Naleraq sostiene invece che l’isola potrebbe cavarsela da sola grazie alle sue risorse minerarie, ma il settore è ancora in fase embrionale.

La Groenlandia ha circa 57mila abitanti, per il 90 per cento inuit.



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