Quindici metri quadrati: è la superficie che João Pedro Lima, un padre single di 21 anni con le braccia muscolose e tatuate, condivide con Sophia, la figlia di un anno. Il piccolo appartamento è nel seminterrato di un edificio di mattoni di tre piani, in fondo a una strada stretta e buia. È l’unico alloggio che Lima ha trovato in affitto a Rocinha, un’enorme baraccopoli arroccata su una collina nell’area sud di Rio de Janeiro. Padre e figlia dormono su un letto a una piazza e mezza. Il gabinetto è dentro la doccia, separata dal resto della stanza solo da una porta scorrevole. Dato che non c’è spazio per il tavolo, Sophia mangia con il piatto sulle ginocchia, seduta su un divano attaccato al letto e coperto con un tessuto a fiori. João mangia in piedi.
Lima, che lavora in un’agenzia di viaggi, non si lamenta . Anzi, si considera un privilegiato: “Qui avere un posto dove dormire è un lusso”, dice. Come il resto delle favelas del Brasile, a Rocinha c’è una forte crescita demografica. “È sempre più difficile trovare un alloggio di qualità”, spiega Lima. “Nella casa in cui vivevo prima non c’era ventilazione e mia figlia aveva crisi d’asma”.
Secondo l’ultimo censimento, condotto nel 2022 e pubblicato l’11 novembre 2024, il numero di persone residenti nelle favelas brasiliane è passato da undici a sedici milioni in dieci anni, cioè dal 6 all’8,1 per cento della popolazione complessiva, che era di 203 milioni di persone nel 2022.
In questo periodo Rocinha, la favela più grande del paese, ha accolto almeno 2.860 nuovi abitanti. Oggi ci vivono 72.021 persone. Con 48.367 abitanti per chilometro quadrato, la baraccopoli ha la densità demografica più alta del Brasile. Secondo l’associazione dei residenti locali, gli abitanti sarebbero molti di più: 170mila.
Questo affollamento è dovuto soprattutto alla “posizione privilegiata di Rocinha nella città”, sottolinea Kharine Gil, sociologa e ricercatrice che collabora con il Dicionário de favelas Marielle Franco, che si occupa di studiare e mappare le baraccopoli. Circondata da due dei quartieri più ricchi della città, São Conrado a sud e Gávea a nord, Rocinha “attira molte persone dalla regione povera del nordest, che cercano lavoro nei quartieri più benestanti come muratori, camerieri o collaboratori domestici”. Secondo il censimento, il 56,8 per cento della popolazione di Rocinha si dichiara pardo (bruno o meticcio) mentre il 16,1 nero.
Oggi la favela non riesce più ad accogliere una popolazione in crescita costante. “Non c’è più spazio per uno sviluppo orizzontale”, afferma Alex de Jesus Telles, 48 anni, venditore ambulante di occhiali da sole. In piedi accanto alla sua bancarella, all’uscita della stazione della metropolitana ai piedi della favela, osserva le piccole case di mattoni o cemento addossate le une alle altre in modo disordinato. Le strutture coprono quasi interamente una collina dove un tempo c’era la foresta tropicale. “Rocinha spinge verso l’alto”, dice Telles, che ha costruito due piccoli appartamenti nella casa ereditata dai genitori per dare un tetto ai figli. A circa quindici minuti di cammino dalla metropolitana, sulla strada principale che si arrampica attraverso la favela, un palazzo ha battuto ogni record: ha undici piani e gli abitanti lo hanno soprannominato Empire state.
Le costruzioni informali non rispettano quasi mai le norme di sicurezza e pianificazione urbana. “Molte non hanno una ventilazione adeguata, sono buie e senza illuminazione”, sottolinea Geronimo Leitão, architetto e urbanista dell’università federale di Rio de Janeiro. I nuovi alloggi, tirati su senza nessuna regola, ostruiscono spesso le finestre dei vicini, cancellano gli ultimi spazi verdi rimasti e occupano i marciapiedi di strade rumorose dove sfrecciano i mototaxi.
Alcune stradine, chiamate becos, sono così strette da somigliare a tunnel. Nella maggior parte dei casi non sono percorribili dalle auto, il che complica la consegna della posta (i residenti tra l’altro non hanno quasi mai un indirizzo ufficiale) o il passaggio dei camion dei pompieri e delle ambulanze. “Mi è capitato di caricare persone malate o disabili su un carretto per portarle in ospedale”, racconta Giliard Barreto, impiegato nel settore sanitario e tra i fondatori dell’associazione di beneficenza Tamo junto Rocinha.
Anche lo smaltimento dei rifiuti è difficile. Gli abitanti buttano la spazzatura in grandi contenitori sistemati nelle strade più larghe dove i camion riescono a passare per raccoglierla. Ma i contenitori non bastano a gestire le circa 200 tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno a Rocinha: pile di sacchi di plastica, scarti alimentari ed elettrodomestici si accumulano ai bordi delle strade emanando un odore nauseabondo. Quando piove, “nelle strade senza canalizzazione adeguata, l’acqua trascina i rifiuti fino ai piedi della collina”, spiega João Mina, sociologo dell’istituto di studi sociali e politici. I detriti si concentrano spesso in un canale che costeggia una strada nella zona est della favela, dove si raccolgono anche le acque di scarico. Questa fogna a cielo aperto è un focolaio di malattie.
A Rocinha “gli alloggi insalubri, non ventilati e densamente popolati favoriscono l’insorgenza di malattie”, afferma Roberta Gondim, ricercatrice della scuola nazionale di salute pubblica della fondazione Oswaldo Cruz, a Rio. Nel 2023 il tasso d’incidenza della tubercolosi nella favela, con 35,4 casi per diecimila abitanti secondo i dati dell’amministrazione comunale, è stato dieci volte superiore rispetto alla media nazionale (3,7 casi per diecimila abitanti).
Nonostante gli sforzi degli operatori dei tre centri sanitari presenti nella favela, la tubercolosi persiste. “Fino a quando le condizioni di vita dei residenti non miglioreranno, la gente continuerà ad ammalarsi”, sottolinea Gondim. “Il problema non è la mancanza di medicine, dottori o tecnologia, ma la disuguaglianza sociale”.
L’associazione dei residenti di Rocinha si adopera per trovare delle soluzioni. “Negoziamo con le aziende private per ottenere acqua potabile, purificare l’acqua e garantire ai residenti prezzi ridotti per la corrente elettrica”, spiega il presidente João Bosco. A Rocinha 3.861 famiglie vivono in una situazione di povertà estrema, con un reddito inferiore a 209 real (32 euro) al mese e senza poter pagare la fornitura elettrica. La maggior parte di queste famiglie si allaccia illegalmente alla rete elettrica. Ma oggi, a causa dell’espansione demografica, i blackout sono sempre più frequenti: “Nel 2024 una zona della favela con circa duemila case è rimasta senza elettricità per venti giorni”, dice Bosco.
Gli aiuti del settore privato non bastano. “Rocinha ha bisogno di regolamentazione e controllo”, spiega Marat Troina Menezes, urbanista ed esperto della favela che lavora per il Laboratório habitação e forma urbana. Secondo lui, bisogna garantire “i servizi pubblici, compreso il lavoro delle forze dell’ordine per bloccare le costruzioni illegali”. Menezes ricorda che i grandi lavori infrastrutturali avviati durante i primi due governi di Luiz Inácio Lula da Silva (2003-2011) e quello di Dilma Rousseff (2011-2016), entrambi del Partito dei lavoratori, hanno portato alcuni progressi nella favela.
Diverse strade sono state ampliate e alcune famiglie che vivevano in case insalubri sono state trasferite. In quel periodo sono stati costruiti anche un centro sportivo, una biblioteca e una clinica. “Abbiamo addirittura ottenuto una stazione della metropolitana al confine della favela”, dice Antônio Xaolin Ferreira de Melo, ex dipendente della metro di Rio che all’epoca si era battuto per collegare Rocinha alla metropolitana. Nel 2011 lo stato di Rio de Janeiro ha alcune operazioni di polizia per riprendere il controllo della baraccopoli, governata dai narcotrafficanti.
Ma in seguito all’inchiesta anticorruzione lava jato (autolavaggio), che nel 2016 ha portato alla destituzione di Rousseff , “molte iniziative a Rocinha sono state congelate”, dice Menezes. Il gigante dell’edilizia Odebrecht, responsabile di diversi progetti urbanistici nella favela, ha sospeso i lavori dopo essere stato accusato di aver corrotto leader politici e funzionari. “Da allora Rocinha vive una regressione. La densità aumenta e i problemi si aggravano”, aggiunge. Anche se Lula, rieletto nel 2023, ha annunciato un nuovo programma di accelerazione della crescita , Menezes crede che “per Rocinha il futuro non sia promettente”.
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