Comincia il processo all’ex presidente peruviano Pedro Castillo, accusato di ribellione

Il 4 marzo è cominciato a Lima il processo all’ex presidente di sinistra Pedro Castillo, accusato di “ribellione” per un tentativo fallito di sciogliere il parlamento nel 2022. Castillo ha definito il processo “una farsa”.

“Rifiuto di sottomettermi a un processo il cui esito è già deciso”, ha dichiarato durante la prima udienza, trasmessa in diretta dalla tv di stato.

Castillo, 55 anni, eletto presidente nel giugno 2021, sarà giudicato da un tribunale presso la corte suprema, che si trova vicino alla prigione in cui è detenuto.

In base all’ordinanza di rinvio a giudizio, Castillo è accusato di “ribellione” contro i poteri dello stato e l’ordine costituzionale.

Alla sbarra ci sono anche tre ex ministri, un ex consigliere presidenziale e tre ufficiali di polizia.

Il mese scorso la procura aveva chiesto trentaquattro anni di prigione per Castillo.

Il 7 dicembre 2022 Castillo aveva annunciato in un discorso alla nazione lo scioglimento del parlamento e la convocazione di un’assemblea costituente. Tuttavia, abbandonato dalle istituzioni e dall’esercito, era stato destituito e arrestato.

Castillo è arrivato in tribunale scortato da due agenti penitenziari. Al termine di una prima udienza durata tre ore, il processo è stato aggiornato al 6 marzo.

Dopo aver messo in dubbio l’imparzialità del tribunale, l’ex presidente ha rifiutato di nominare un avvocato, sostenendo che l’esito del processo sia già deciso. Il tribunale gli ha quindi assegnato un avvocato d’ufficio.

“Non ho mai commesso il reato di ribellione”, ha affermato, sottolineando che il suo ordine di sciogliere il parlamento non era stato eseguito.

Castillo sostiene di essere stato destituito in seguito a un complotto della destra, che aveva la maggioranza in parlamento, e della procura, che aveva aperto un’inchiesta contro di lui per corruzione.

Rimosso dall’incarico dopo appena diciassette mesi alla guida del paese, Castillo era stato sostituito dalla vicepresidente Dina Boluarte. Le violenze seguite alla destituzione e all’arresto di Castillo avevano causato più di cinquanta morti.



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Germania, crollano le vendite della Tesla dopo le interferenze di Elon Musk

Le vendite dell’azienda automobilistica statunitense Tesla, il cui amministratore delegato è Elon Musk, sono crollate a febbraio in Germania, nonostante le immatricolazioni di veicoli elettrici siano aumentate, secondo i dati resi pubblici il 5 marzo.

A febbraio sono state vendute 1.429 auto della Tesla, esclusivamente elettriche, con una riduzione del 76,3 per cento rispetto allo stesso mese del 2024, dopo un calo già significativo a gennaio, probabilmente a causa delle interferenze politiche di Musk.

Resta però difficile valutare in che misura il sostegno di Musk all’estrema destra europea, e in particolare ad Alternative für Deutschland (Afd) in Germania, abbia allontanato i potenziali clienti.

Il calo delle vendite della Tesla potrebbe essere almeno in parte legato a motivi commerciali, con il lancio previsto a marzo della nuova versione del suo suv di punta, la Model Y.

Le vendite della Tesla in Germania sono in calo da più di un anno a causa delle difficoltà del mercato delle auto elettriche, dovute alla fine dei bonus per l’acquisto e all’inflazione.

Tuttavia, il crollo di febbraio è in controtendenza con la ripresa del mercato delle auto elettriche, cominciata a gennaio.

Negli ultimi mesi Musk è stato fortemente criticato in Germania per aver manifestato apertamente il suo sostegno all’Afd, arrivata seconda con più del 20 per cento dei voti nelle elezioni legislative anticipate del 23 febbraio.



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Washington sospende la condivisione dell’intelligence con l’Ucraina

Gli Stati Uniti hanno sospeso la condivisione delle informazioni d’intelligence con l’Ucraina, ha affermato il 5 marzo il direttore della Cia John Ratcliffe, dopo che Washington aveva già bloccato gli aiuti militari.

“Il governo statunitense ha sospeso la collaborazione sia militare sia d’intelligence con l’Ucraina”, ha dichiarato Ratcliffe all’emittente Fox Business.

“Abbiamo fatto un passo indietro, riconsiderando tutti gli aspetti delle nostre relazioni con l’Ucraina”, ha dichiarato invece alla stampa il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz.

Il 3 marzo, sulla scia della lite senza precedenti alla Casa Bianca tra il presidente statunitense Donald Trump e il suo collega ucraino Volodymyr Zelensky, Washington aveva sospeso gli aiuti militari all’Ucraina, fondamentali per resistere all’invasione russa.

Il 5 marzo Ratcliffe ha confermato che la sospensione riguardava anche la condivisione delle informazioni d’intelligence, molto importante per Kiev sul campo di battaglia.

Il 4 marzo, durante il suo primo discorso al congresso, Trump ha riferito di aver ricevuto una lettera da Zelenskyj, che si sarebbe detto pronto a firmare un accordo sui minerali strategici ucraini e ad avviare negoziati di pace con la Russia, con la mediazione degli Stati Uniti.

Poche ore prima Zelenskyj aveva proposto una tregua con la Russia in cielo e in mare in modo da avviare i negoziati per “una pace durevole sotto la guida di Donald Trump”.



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