Un italiano su 4 a rischio povertà: la guerra al reddito di cittadinanza e al salario minimo presenta il conto

Un italiano su 4 a rischio povertà: la guerra al reddito di cittadinanza e al salario minimo presenta il conto

Il colpo di spugna sul Reddito di cittadinanza e il no al salario minimo del governo Meloni presentano il conto, smontando la propaganda della maggioranza sul boom dell’occupazione. I dati pubblicati ieri dall’Istat ci dicono che nel 2023 il reddito delle famiglie italiane è diminuito in termini reali e che le disuguaglianze di reddito si stanno allargando.

Aumenta la quota di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, cala il reddito reale delle famiglie e peggiorano due indicatori-chiave dei divari di reddito come l’ammontare di reddito percepito dalle famiglie più abbienti in rapporto a quello percepito dalle famiglie più povere e l’indice di concentrazione di Gini.

Preoccupante il dato sulla povertà lavorativa: oltre un quinto dei lavoratori sono a basso reddito e aumenta la quota di occupati a rischio di povertà lavorativa.

Aumenta il numero delle persone a rischio povertà

La popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2024 è pari al 23,1%, in crescita rispetto al 22,8% nel 2023, per un totale di circa 13 milioni e 525mila persone. Si tratta degli individui che si trovano in almeno una delle seguenti tre condizioni: a rischio di povertà, in grave deprivazione materiale e sociale o a bassa intensità di lavoro.

L’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale si conferma essere più bassa per chi vive in coppia senza figli. Rispetto al 2023, l’indicatore aumenta per coloro che vivono in famiglie con cinque componenti e più (33,5% rispetto al 30,7% del 2023) e, soprattutto, per chi vive in coppia con almeno tre figli (34,8% rispetto a 32% del 2023).

L’inflazione riduce i redditi, aumentano le disuguaglianze

Già qualche giorno fa l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nel suo Rapporto mondiale sui salari, aveva certificato che le retribuzioni in Italia sono inferiori di 8,7 punti rispetto a quelle del 2008, l’anno della grande crisi finanziaria. E “l’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo” e segna il risultato peggiore tra i Paesi del G20.

Ora arriva la conferma dell’Istat. Nel 2023, si stima che le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a 37.511 euro, circa 3.125 euro al mese.

La crescita dei redditi familiari in termini nominali (+4,2% rispetto al 2022) non ha però tenuto il passo con l’inflazione osservata nel corso del 2023 (+5,9% la variazione media annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), determinando un calo dei redditi delle famiglie in termini reali (-1,6%) per il secondo anno consecutivo.

La diminuzione dei redditi in termini reali è particolarmente intensa nel Nord-est (-4,6%) e nel Centro (-2,7%), a fronte di una lieve riduzione osservata nel Mezzogiorno (-0,6%) e di una debole crescita nel Nord-ovest (+0,6%). Rispetto al 2007, la contrazione complessiva dei redditi familiari in termini reali è pari, in media, a -8,7% (-13,2% nel Centro, -11,0% nel Mezzogiorno, -7,3% nel Nord-est e -4,4% nel Nord-ovest).

Sale il numero dei lavoratori poveri

Una delle misure principalmente utilizzate nel contesto europeo per valutare la disuguaglianza tra i redditi degli individui è l’indice di concentrazione di Gini. Se calcolato sui redditi netti senza componenti figurative e in natura (definizione armonizzata a livello europeo), nel 2023, il valore stimato per l’Italia è pari a 0,323, in peggioramento rispetto all’anno precedente (quando era 0,315).

Nel 2023, l’ammontare di reddito percepito dalle famiglie più abbienti è 5,5 volte quello percepito dalle famiglie più povere (in aumento dal 5,3 del 2022).

Nel 2024 risulta a rischio di povertà lavorativa il 10,3% degli occupati tra i 18 e i 64 anni, in crescita rispetto al 9,9% del 2023.

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I quattro punti sul tavolo

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Nuovo summit oggi a Parigi per i leader dei Paesi ‘volonterosi’, disposti ad aiutare l’Ucraina in vista di un cessate il fuoco. Si tratterebbe della prima tregua dal febbraio 2022, quando la Russia ha invaso il Paese vicino attaccando l’assetto della sicurezza europea nato dalla caduta dell’Unione Sovietica. Intorno al tavolo, hanno informato fonti dell’Eliseo, ci saranno trentuno delegazioni, più delle volte scorse, convocate dal presidente Emmanuel Macron….

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Stadio San Siro, indaga anche la Corte dei Conti

Stadio San Siro, indaga anche la Corte dei Conti

“Un atto dovuto”. Così l’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi, ha commentato ieri la notizia dell’apertura di un fascicolo sull’operazione Stadio di San Siro anche da parte della Corte dei Conti. L’indagine, che mira a verificare eventuali danni erariali derivanti dalla vendita dello stadio Meazza ai fondi di investimento che controllano Milan e Inter, segue quella identica aperta dalla Procura di Milano, per ora senza indagati.

Anche per l’indagine della Procura la risposta del sindaco Beppe Sala fu di “un atto dovuto, a seguito di un esposto”. E proprio come Sala, ieri Tancredi ha ripetuto che la Corte dei Conti si è mossa, perché “c’è stato un esposto, qualcuno vuole capire”. E circa la stima di 197 milioni di euro per lo stadio e le aree limitrofe, fulcro di entrambe le indagini, Tancredi ha ripetuto (come aveva fatto Sala) che “ci siamo rivolti all’Agenzia delle Entrate, un ente al di sopra delle parti, anche molto competente, autorevole”. Quindi, ha concluso, “siamo molto sereni”.

La Corte vuole capire come si è arrivati alla valutazione di 197 milioni per stadio e aree

In realtà il fascicolo della Corte dei Conti risale a oltre due mesi fa (è quindi precedente a quello della procura). Tanto che nei mesi scorsi la stessa Corte aveva chiesto al Comune – in segreto – di acquisire la documentazione fornita da Palazzo Marino all’Agenzia delle entrate ai fini della valutazione.

Il primo fascicolo su San Siro aperto nel 2022

Ma, da quanto si apprende, presso la Corte sarebbe aperto da almeno due anni anche un altro fascicolo su San Siro e riguarderebbe il canone di concessione – circa 9 milioni di euro l’anno – pagato da Milan e Inter al Comune in base a una concessione risalente al 2000 e mai modificata. I giudici contabili vogliono verificare la congruità dello sconto del quale godono i due club ottenuto grazie allo scorporo delle spese di ristrutturazione a carico delle squadre. I magistrati intendono chiarire l’origine dello sconto e le sue motivazioni.

Contestato anche il bando del Comune

Intanto torna all’attacco il fronte contrario alla maxi operazione immobiliare. L’ex vice-sindaco Luigi Corbani ha mosso forti critiche anche alla struttura del bando emanato dal Comune: in pratica Palazzo Marino lascia solo 30 giorni di tempo a eventuali partecipanti per presentare un progetto alternativo a quello di Milan e Inter. Un lasso di tempo troppo breve, secondo Corbani, per un’operazione di queste dimensioni. Soprattutto se rapportato agli oltre cinque anni di trattative concesse da Sala ai due club…

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Fiducia, Nordio si salva ma non risponde su Almasri

Fiducia, Nordio si salva ma non risponde su Almasri

Quando sei in difficoltà, butta la palla in tribuna, evita il merito delle questioni e parla di altro. È la tattica abbracciata ieri dal ministro Carlo Nordio alla Camera, dove affrontava il voto di sfiducia (concluso con  215 contrari alla sfiducia e 119 voti a favore) per la liberazione del presunto torturatore libico Almasri.

In aula il guardasigilli, pur ricordando che “il ministro non è un passacarte” e che “il provvedimento della Corte penale internazionale sul mandato di arresto nei confronti di Almasri conteneva errori, tanto che la Corte stessa ha dovuto modificarlo e di essersi preso 48 ore di tempo per valutare”, ha preferito difendersi, parlando d’altro e facendo la vittima.

Per Nordio gli attacchi mirano a colpire la sua riforma della giustizia

“Ho il sospetto che tutti questi attacchi che arrivano da tutte le parti, anche nei modi più sciatti e fasulli” siano in realtà “un attacco programmato e duraturo per evitare quella che secondo noi è la madre di tutte le riforme, la riforma della separazione delle carriere e il sorteggio nel Csm”, ha sibilato il ministro. Ma le opposizioni, ha avvertito, non si facciano illusioni: “noi non vacilleremo e non esiteremo”.

“Siete come l’Inquisizione”

“La riforma andrà avanti, e più saranno violenti, impropri, sciatti gli attacchi contro di noi, più noi saremo forti e determinati” aggiunge. Per concludere con una buona dose di vittimismo, “ormai mi vedo accusato di tutto” e questo “ricorda un po’ i libelli dell’Inquisizione dei secoli scorsi, mancano solo l’accusa finale di simonia e bestemmia e siamo a posto”. Insomma, ha parlato di tutto, ma non ha spiegato perché un presunto stupratore di bambini, ricercato dalla Corte penale internazionale, sia stato liberato.

Ma le opposizioni non mollano

Per l’M5s Federico Cafiero De Raho il Guardasigilli “ha violato sia la legge che la Costituzione”, mentre per Angelo Bonelli (Avs) Nordio “ha detto una enorme sequela e quantità di bugie al Parlamento che le sue dimissioni sarebbero anche un atto di igiene politica per il Paese”.

Duro l’attacco della segretaria dem, Elly Schlein: “La sua difesa d’ufficio di un torturatore libico è una delle pagine più vergognose” della storia del Parlamento. Ma, ha continuato, “il Paese ha il diritto di sapere la verità: chi ha deciso il rilascio di Almasri e di riportarlo in Libia, la presidente Giorgia Meloni?”.

“Lei ministro ha gravi responsabilità, giuridiche e politiche. Dov’è la presidente del Consiglio? Perché fugge? Mentre i ministri sono costretti a difendere le sue scelte lei è nascosta nell’ombra”, ha concluso la segretaria Pd.

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Cani al posto dei figli? La verità in una ricerca

Cani al posto dei figli? La verità in una ricerca

I cani sono i nuovi bambini? È la domanda da cui è partita la ricerca di un team di studiosi per indagare come potrebbe essere collegata la crescente scelta di avere amici a quattro zampe con il calo dei tassi di natalità. Si parte da un dato: in alcuni Paesi, il numero di cani è aumentato così tanto che ora supera il numero di bambini, ma restano incerti i fattori che stanno guidando questo trend.

La teoria

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Macron vede Zelensky, il messaggio alla Russia sulla tregua in Ucraina

Macron vede Zelensky, il messaggio alla Russia sulla tregua in Ucraina

La Russia deve accettare il cessate il fuoco di 30 giorni concordato a Riad “senza precondizioni”. A dirlo è il presidente francese Emmanuel Macron, in una dichiarazione ai giornalisti dopo l’incontro all’Eliseo con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Mosca – denuncia Macron – continua giorno dopo giorno” ad attaccare l’Ucraina, “mostra la sua volontà di guerra e di continuare l’aggressione, ci aspettiamo l’impegno di Mosca” per il cessate il fuoco….

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Dazi, Trump non risparmia l’Italia della sua amica Meloni: tariffe al 20% per tutti i Paesi Ue

Dazi, Trump non risparmia l’Italia della sua amica Meloni: tariffe al 20% per tutti i Paesi Ue

Se Giorgia Meloni sperava di poter contare sui suoi rapporti personali con Donald Trump per scamparla sui dazi, resterà delusa. Le tariffe statunitensi saranno del 20% e riguarderanno, allo stesso modo, tutti i Paesi europei. Senza, quindi, alcuno sconto per chi, come l’Italia, si vanta di aver un buon rapporto con Trump.

La Commissione Ue, infatti, sostiene che il “piano finale degli Usa sui dazi non è ancora chiuso”, ma la certezza è che “le tariffe si applicheranno a tutti i 27” Paesi membri, secondo quanto riporta il Financial Times citando fonti dell’esecutivo comunitario che hanno parlato con il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, reduce proprio da un viaggio negli Stati Uniti per affrontare le questioni commerciali con il partner Usa.

Dazi Usa a tutti i Paesi Ue, nessuno sconto per l’Italia

La valutazione di Sefcovic è che i dazi si dovrebbero aggirare attorno al 20%. E saranno uguali per tutti in Ue. Come ampiamente prevedibile, considerando che l’ipotesi di tariffe differenziate per qualcuno – a partire dall’Italia – è sempre stata ritenuta difficile da percorrere.

Negli incontri, i negoziatori degli Usa non hanno fornito alcuna indicazione su eventuali esenzioni rispetto ai dazi. Sefcovic ha inoltre lanciato l’allarme, sostenendo che tariffe di questa portata rischiano di avere effetti “devastanti” sull’economia europea. I dazi raggiungerebbero in questa maniera un livello più alto di quanto non sia mai stato da quando esiste una politica commerciale comune in Ue.

L’annuncio di Trump

Intanto la Casa Bianca ha confermato che il presidente Trump dovrebbe annunciare nella serata italiana i nuovi dazi sulle importazioni di auto. In precedenza Washington aveva deciso di esentare il comparto auto dalle tariffe più alte per un periodo limitato di tempo. Trump aveva già detto di voler anticipare alcuni dazi rispetto alla data del 2 aprile, parlando di un imminente annuncio in questi giorni.

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Dagli ospedali agli asili: ecco le vittime delle armi

Giorgia Meloni e Guido Crosetto continuano a prendere in giro gli italiani dicendo che gli investimenti in armamenti non sottraggono risorse a sanità, scuole, asili, welfare. È quanto si legge in una nota pubblicata dal M5S sul suo blog.

Ecco qualche esempio concreto che dà la misura di quali servizi vengono sacrificati in nome del riarmo. Meloni e Crosetto hanno ordinato una cinquantina (49 per la precisione) di nuovi aerei da guerra, tra F-35 e Typhoon, per un costo complessivo di 14,5 miliardi: ognuno costerà quasi 300 milioni di euro, più del costo (266 milioni) del nuovo avveniristico Policlinico di Milano da 900 posti.

Dagli ospedali agli asili: i servizi negati per la corsa al riarmo

Meloni e Crosetto hanno ordinato oltre 270 nuovi carri armati Panther per un costo complessivo di 8,3 miliardi: con la stessa cifra lo Stato potrebbe coprire le spese di 4 milioni di famiglie italiane per l’assistenza di anziani non autosufficienti.

Ognuno di questi nuovi cingolati costerà 30 milioni di euro: gli stessi soldi con cui il Comune di Bologna costruirà quattro nuove scuole per circa 1.400 alunni o con cui il Comune di Castel Volturno costruirà la nuova cittadella scolastica per 1.800 alunni. Con un solo carro armato!

Meloni e Crosetto hanno ordinato altre due fregate lanciamissili Fremm (oltre alle dieci già acquistate) e altri due sottomarini U-212 (oltre ai sei già operativi) per 3,2 miliardi di euro: la stessa cifra che il governo ha tagliato in manovra alle opere pubbliche dei Comuni con gravi ricadute sull’edilizia scolastica e sanitaria e non solo. Contro questa frenesia bellicista il M5S invita a scendere in piazza il 5 aprile.

L’appello di Conte contro gli investimenti in armi

“Dobbiamo fermarli, nel modo più pacifico possibile, con una grande manifestazione che porti una spinta democratica dal basso”, ha detto il presidente del M5S, Giuseppe Conte, in una diretta social, ricordando l’appuntamento con la manifestazione del M5S.

“Dobbiamo dire un No forte a questo piano di riarmo, a questa follia. Dobbiamo dirlo tutti insieme. Stanno prendendo queste decisioni dall’alto, senza una spinta democratica. Le decisioni del consiglio europeo non sono state portate al Parlamento europeo, c’è stata solo una comunicazione della von der Leyen. Dobbiamo farci sentire”.

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Tony Effe, la vacanza (di lusso) alle Maldive con Giulia De Lellis

Ah… l’amore! Tony Effe e Giulia De Lellis hanno preparato le valigie e sono partiti per una vacanza da sogno con destinazione Maldive. Sui social il rapper e l’influencer hanno postato alcuni dei momenti della loro fuga romantica all’insegna del divertimento e del relax.

La fuga romantica

Sole, spiaggia e acque cristalline. Tony Effe e Giulia De Lellis stanno trascorrendo alcuni giorni in un lussuoso resort in riva al mare

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Stipendi più alti, si avvicina l’aumento in busta paga da 150 euro: ecco per chi

Stipendi più alti di 150 euro al mese. L’accordo per il rinnovo del contratto degli insegnanti e del mondo di scuola, università e ricerca non è ancora stato siglato, ma sono intanto ripartite le trattative riguardanti il comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2022-2024. Il confronto tra l’Aran e le organizzazioni sindacali è ripreso e l’aumento in busta paga riguarderà ben 1,2 milioni di lavoratori.

Durante l’incontro di oggi sono state fornite informazioni ai sindacati sulle risorse economiche disponibili per il rinnovo del contratto, con la suddivisione per i diversi settori che fanno parte del comparto. Vediamo, quindi, a quanto dovrebbero ammontare gli aumenti in busta paga per il mondo della scuola e dell’università.

Stipendi più alti, aumenti in busta paga fino a più di 200 euro per scuola e università

Nello specifico, gli aumenti medi mensili previsti sono di 150 euro per i docenti delle scuole, di 142 per le università e di 211 euro negli enti di ricerca. Per quanto riguarda, invece, il personale Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica) l’aumento medio mensile in busta paga sarà di 174 euro. Infine si parla di stipendi più alti per circa 130 euro nel caso del personale Ata.

Al termine dell’incontro il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha sottolineato come la ripresa del negoziato rappresenti “un passo significativo per garantire un adeguato riconoscimento economico e professionale ai lavoratori del comparto Istruzione e Ricerca. Siamo consapevoli dell’importanza di giungere a un accordo soddisfacente che valorizzi il personale e risponda alle esigenze di un settore complesso e articolato”.

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“La Corea del Nord rafforza il proprio arsenale bellico e si prepara a nuovi test nucleari per minacciare gli Usa e i suoi alleati”. Il capo dell’ingelligence Usa Gabbard lancia l’allarme

“La Corea del Nord è probabilmente pronta a condurre un altro test nucleare con breve preavviso e continua a testare missili balistici intercontinentali per dimostrare le sue crescenti capacità ed esercitare una leva nei futuri negoziati”. È l’allarme lanciato dal capo dell’intelligence americana, Tulsi Gabbard, in una dichiarazione scritta presentata durante un’udienza del Congresso americano sulle minacce globali.

“La Corea del Nord rafforza il proprio arsenale bellico e si prepara a nuovi test nucleari per minacciare gli Usa e i suoi alleati”. Il capo dell’ingelligence Usa Gabbard lancia l’allarme

Sempre secondo il vertice degli 007 statunitensi, “il leader nordcoreano Kim Jong-un sta sviluppando capacità militari sia strategiche sia convenzionali per minacciare le forze statunitensi, gli alleati regionali e anche Washington, nel tentativo di rafforzare l’influenza e il prestigio della Corea del Nord, difendere il regime e ottenere il riconoscimento come potenza nucleare”.

A preoccupare Gabbard è anche “la partnership strategica recentemente consolidata di Kim Jong-un con la Russia di Vladimir Putin, che sostiene questi obiettivi fornendogli un maggiore supporto finanziario, militare e diplomatico, riducendo la dipendenza dalla Cina e la necessità di sottostare alle condizioni di Pechino per ottenere aiuti, e fornendo alle forze e ai sistemi d’arma nordcoreani un’autentica esperienza di combattimento”.

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Caso Paragon, la Ong Mediterranea spiata dagli 007 italiani. Il governo ammette, ma nega sul direttore di Fanpage: «Perché lo abbiamo fatto»

 

La Ong Mediterranea Saving Humans è stata «considerata un target per la sicurezza nazionale», per questo i Servizi segreti italiani avrebbero deciso di sorvegliare alcuni attivisti – tra cui Luca Casarini e Beppe Caccia – utilizzando lo spyware dell’azienda israeliana Paragon. Lo ha ammesso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, in un’audizione coperta da segreto al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). Secondo quanto riporta Giuliano Foschini su Repubblica, infatti, Mantovano avrebbe certificato l’autorizzazione di intercettazioni preventive ai danni dei membri dell’equipaggio di Mediterranea. Negato ancora una volta, invece, il coinvolgimento nello spionaggio del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato.

Il via libera del procuratore e l’uso di Graphite, Mantovano: «Rispettate le norme»

Quella degli 007 italiani, avrebbe raccontato Mantovano, era una semplice «indagine preventiva sull’immigrazione clandestina». E Mediterranea era uno degli obiettivi prescelti perché operante sulla rotta libica e quindi, potenzialmente, anello debole per la sicurezza nazionale. Il via libera all’uso del potentissimo spyware Graphite è arrivato nel 2024, su input dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) e con l’autorizzazione firmata dal procuratore generale di Roma, Jimmy Amato. Tutto esattamente secondo la procedura, ci avrebbe tenuto a sottolineare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Così come sarebbe stato legittimo l’utilizzo dello spyware, per quanto invasivo, perché in quel momento si trovava regolarmente nelle potenzialità dei Servizi. Cosa che, dopo la sospensione dei contratti con Paragon, ora non è più.

I dubbi sullo spionaggio a Cancellato

L’indagine del Copasir dovrebbe essere alle sue battute finali. Poi il Comitato presenterà una relazione in Parlamento, in cui presenterà i risultati delle audizioni. All’appello manca anche l’indagine del Citizen Lab, il gruppo di ricerca tecnologica dell’Università di Toronto che sta analizzando i cellulari degli “spiati” per tentare di capire come lo spyware si sia intromesso nei dispositivi. E, potenzialmente, chiarire uno dei punti che rimane ancora oscuro: chi ha sorvegliato il direttore di Fanpage Francesco Cancellato? Il governo Meloni e i Servizi negano e le indagini condotte in cinque procure italiane (Napoli, Roma, Venezia, Bologna e Palermo) ha portato a un nulla di fatto.

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Presidio M5S a Mirafiori: dalla protesta alla proposta

Il recente presidio organizzato dal Movimento 5 Stelle a Mirafiori

Il recente presidio organizzato dal Movimento 5 Stelle a Mirafiori rappresenta un esempio emblematico di come la protesta possa trasformarsi in una proposta concreta di cambiamento.

In un contesto segnato da tensioni sociali e questioni occupazionali, l’iniziativa ha visto la partecipazione attiva di cittadini, attivisti e rappresentanti del M5S, che hanno voluto evidenziare problematiche locali per poi avanzare proposte innovative a sostegno della comunità.

Un contesto industriale e sociale in trasformazione

Mirafiori, simbolo della storia industriale italiana grazie al grande stabilimento automobilistico, è da tempo teatro di trasformazioni economiche e sociali. La crisi del settore manifatturiero, insieme alla necessità di riqualificare il territorio, ha generato un clima di incertezza tra i lavoratori e le loro famiglie. In questo scenario, il presidio M5S ha rappresentato una risposta alla percepita mancanza di ascolto da parte delle istituzioni, proponendo un nuovo approccio alla partecipazione politica e alla rigenerazione del tessuto produttivo locale.

Dalla protesta all’azione politica

Ciò che inizialmente si presentava come una protesta contro le politiche economiche e sociali ritenute insufficienti si è evoluto in una piattaforma di dialogo. I cittadini, stanchi di vedere le stesse dinamiche di esclusione e abbandono, hanno fatto sentire la propria voce attraverso l’occupazione simbolica di spazi strategici a Mirafiori. Questa azione non è stata soltanto un atto di dissenso, ma anche un invito a ripensare il modello di sviluppo economico e a proporre soluzioni alternative che potessero mettere al centro la dignità del lavoro e la qualità della vita.

Le proposte del presidio

Nel corso dei giorni, il presidio ha assunto una dimensione costruttiva: le richieste di riforma si sono accompagnate a una serie di proposte che mirano a favorire una riconversione del sito industriale. Tra gli interventi suggeriti, spiccano:

  • Riconversione industriale e sociale: L’idea di trasformare parte dell’area in un polo di innovazione tecnologica e sostenibile, dove coesistano imprese, centri di formazione e spazi per l’economia sociale.

  • Sostegno all’occupazione e formazione professionale: Progetti mirati a riqualificare i lavoratori con corsi di formazione avanzati, in grado di adeguarli alle nuove esigenze del mercato del lavoro.

  • Iniziative di partecipazione diretta: Creazione di tavoli di confronto tra istituzioni, imprenditori e rappresentanti della società civile, per definire insieme il futuro del territorio.

  • Valorizzazione del patrimonio industriale: Promozione di iniziative culturali e museali che raccontino la storia industriale di Mirafiori, trasformando il passato in un patrimonio da tutelare e valorizzare.

Queste proposte sono state avanzate con l’intento di dare un nuovo significato a un’area che, pur essendo stata teatro di grande sviluppo economico, oggi affronta la sfida della trasformazione in un’epoca di rapidissimi cambiamenti tecnologici e sociali.

Il dialogo con le istituzioni

Un elemento fondamentale del presidio è stato il tentativo di instaurare un dialogo diretto con le autorità locali e regionali. I rappresentanti del M5S hanno sottolineato l’importanza di un approccio partecipativo, in cui le istanze dei cittadini siano ascoltate e integrate nelle politiche pubbliche. Questo spirito di confronto ha portato all’organizzazione di incontri e tavoli di lavoro, dove esperti del settore, amministratori e attivisti hanno potuto confrontarsi sulle possibili strade da seguire per rilanciare l’area di Mirafiori.

Il presidio ha evidenziato come, in un contesto di crisi, la mobilitazione sociale possa essere trasformata in un’opportunità per riformare e rilanciare il sistema. La richiesta di un cambiamento non si è limitata a critiche, ma ha proposto strumenti concreti per una rinascita economica e culturale del territorio.

Implicazioni e prospettive future

Il presidio M5S a Mirafiori si inserisce in una tendenza più ampia di movimenti sociali e politici che, partendo dalla protesta, cercano di influenzare attivamente l’agenda politica nazionale. La trasformazione dell’azione da semplice manifestazione di dissenso a proposta strutturata offre spunti interessanti per il dibattito sul futuro dell’industria italiana e sulla necessità di ripensare i modelli di sviluppo alla luce delle sfide contemporanee.

L’iniziativa ha acceso i riflettori su questioni cruciali come la sostenibilità economica, l’innovazione tecnologica e l’inclusione sociale, temi che assumono un’importanza crescente in un’Italia in cerca di un nuovo percorso di crescita. L’esperienza di Mirafiori potrebbe dunque costituire un modello replicabile in altre aree industriali, dimostrando come l’impegno civico possa rappresentare un motore di rinnovamento.

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Sondaggi politici, cresce solo il Movimento 5 Stelle: in affanno Fdi e Pd

Negli ultimi sondaggi elettorali l'unico partito a guadagnare consensi è il Movimento 5 Stelle

Negli ultimi sondaggi elettorali l’unico partito a guadagnare consensi è il Movimento 5 Stelle (con Forza Italia), in calo Fdi e Pd.

Il terzo calo consecutivo di Fratelli d’Italia nei sondaggi non rivoluziona le intenzioni di voto, anche a causa delle difficoltà del Pd che non riesce ad approfittarne. Nell’ultima rilevazione di Termometro Politico l’unico partito che guadagna consensi tra i primi è il Movimento 5 Stelle, che tocca il suo livello più alto dalle elezioni europee di quasi un anno fa.

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La Camera approva il provvedimento che limita a 45 giorni il tempo per effettuare le captazioni

La Camera dei deputati ha approvato, nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2025

La Camera dei deputati ha approvato, nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2025, un provvedimento che introduce una significativa stretta sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, limitando a 45 giorni il periodo di tempo entro il quale le forze dell’ordine potranno effettuare le captazioni.

Questo intervento legislativo ha suscitato un ampio dibattito, tra sostenitori che vedono una maggiore protezione della privacy e critiche da parte di chi ritiene che si possa ostacolare la lotta contro la criminalità organizzata e altre attività illecite.

I dettagli della legge

Il provvedimento approvato dalla Camera prevede che, salvo casi di comprovata urgenza, le intercettazioni non possano durare più di 45 giorni, con la possibilità di un’eventuale proroga di altre 45 giorni, ma solo in circostanze eccezionali. Tale decisione introduce un limite temporale che si differenzia nettamente dal passato, quando le intercettazioni potevano prolungarsi per periodi anche superiori, in base alla gravità e all’evoluzione dell’indagine.

L’intento dichiarato dal governo è quello di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, cercando di bilanciare la necessità di strumenti efficaci nella lotta alla criminalità con la tutela della privacy e dei principi costituzionali. Inoltre, la nuova normativa introduce una maggiore vigilanza da parte dell’autorità giudiziaria, che dovrà monitorare con maggiore attenzione l’uso di questi strumenti investigativi.

Le reazioni politiche

Il provvedimento ha scatenato reazioni contrastanti tra i partiti politici. Da una parte, la maggioranza ha difeso la riforma, sottolineando la necessità di un controllo più rigoroso sulle intercettazioni per evitare abusi e garantire una sorveglianza meno invasiva nei confronti dei cittadini. Le forze politiche che sostengono il governo hanno fatto leva sul fatto che l’introduzione del limite temporale si inserisce in un contesto di maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle istituzioni.

Dall’altra parte, le opposizioni, soprattutto quelle di destra e alcune formazioni di centro, hanno criticato la misura, giudicandola troppo restrittiva. Secondo loro, questa limitazione potrebbe compromettere l’efficacia delle indagini, in particolare quelle legate alla criminalità organizzata e al terrorismo, dove i tempi di raccolta delle prove possono essere più lunghi. Alcuni deputati hanno anche sottolineato come la norma rischi di penalizzare le indagini più complesse, in cui la durata delle intercettazioni risulta cruciale per identificare le reti criminali.

Le implicazioni della riforma

Il provvedimento, pur introducendo dei limiti, non è privo di eccezioni. Le intercettazioni potranno essere prorogate senza il limite dei 45 giorni in casi di indagini particolarmente delicate, come quelle che coinvolgono traffico di droga, terrorismo internazionale, o reati di grave allarme sociale. Tuttavia, ogni proroga dovrà essere convalidata dal giudice, che avrà il compito di garantire che non vengano superati i confini fissati dalla legge.

Inoltre, il provvedimento pone un’accentuata enfasi sul controllo delle modalità con cui le intercettazioni vengono utilizzate, prevedendo misure specifiche per evitare che i dati acquisiti vengano divulgati impropriamente o utilizzati per finalità diverse da quelle strettamente investigative.

Le sfide future

La riforma sulle intercettazioni potrebbe essere solo l’inizio di un più ampio processo di revisione del sistema di giustizia penale, che dovrà cercare di conciliare il diritto alla privacy con l’esigenza di combattere crimini sempre più complessi e transnazionali. Resta da vedere come la nuova legge verrà applicata sul campo, e se eventuali problematiche legate alla sua applicazione emergeranno nei prossimi mesi.

In ogni caso, il dibattito su come bilanciare il diritto alla privacy con le necessità di sicurezza pubblica è destinato a rimanere uno dei temi centrali dell’agenda politica italiana, con il rischio che eventuali modifiche future possano ulteriormente cambiare le modalità con cui le forze dell’ordine conducono le loro indagini.

In attesa della ratifica definitiva, la legge sulle intercettazioni rappresenta dunque una pietra miliare nel tentativo di trovare un equilibrio tra sicurezza e libertà, in un contesto sociale e politico sempre più sensibile ai temi della privacy e della protezione dei diritti fondamentali dei cittadini.

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La Lega avvisa Meloni: nessun mandato sul Riarmo

La Lega avvisa Meloni: nessun mandato sul Riarmo

La Lega ha lanciato un chiaro monito alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affermando di non aver conferito il mandato politico per sostenere il piano “ReArm Europe”.

In un clima di crescente dibattito sulla strategia europea in materia di difesa, il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, ha sottolineato come l’Italia non debba indebitarsi per finanziare un’iniziativa che rischia di non rispondere agli effettivi interessi nazionali ed europei.

Un piano che divide il panorama politico

Il piano “ReArm Europe”, promosso dalla Commissione Europea, è al centro di un acceso confronto all’interno della maggioranza di governo. La Lega, da parte sua, ritiene che un aumento della spesa per il riarmo, in un contesto di crisi economica e finanziaria, non possa essere giustificato, soprattutto se le condizioni di finanziamento si basano sull’assunzione di un indebitamento che potrebbe gravare pesantemente sul bilancio nazionale.

Molte sono le critiche mosse: secondo Molinari, la proposta potrebbe rappresentare una scelta onerosa e distante dalle priorità italiane, richiamando l’attenzione sulla necessità di operare in modo equilibrato e responsabile nell’ambito della sicurezza e della difesa.

La posizione di Meloni e le reazioni interne al governo

Di fronte a queste posizioni, la Premier Meloni ha cercato di mediare tra le diverse esigenze, manifestando però alcune riserve sul nome stesso dell’iniziativa. Il termine “ReArm Europe” sarebbe, infatti, poco chiaro e rischierebbe di generare fraintendimenti tra i cittadini, i quali potrebbero interpretare il progetto come un mero esercizio di riarmo, piuttosto che un rafforzamento della sicurezza complessiva.

Fonti di Palazzo Chigi hanno smentito la presenza di conflitti interni, in particolare tra la Premier e il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, evidenziando invece una forte sintonia sul dossier della difesa europea. Secondo questi fonti, la collaborazione tra le diverse anime del governo rimane solida, nonostante le divergenze di vedute che emergono a livello retorico e mediatico.

Un dibattito che va oltre i confini nazionali

Il dibattito sul riarmo europeo si inserisce in un contesto internazionale complesso, dove la sicurezza collettiva e la capacità di rispondere a minacce comuni rappresentano temi cruciali per l’Unione Europea. Tuttavia, il caso italiano evidenzia come le decisioni in ambito di difesa debbano coniugare l’esigenza di investimenti strutturali con la responsabilità di non compromettere la stabilità finanziaria del paese.

La Lega, con la sua posizione critica, invita quindi il governo a riconsiderare le modalità di approccio al piano “ReArm Europe”, ponendo al centro della discussione non solo le esigenze di difesa, ma anche quelle di responsabilità economica e chiarezza comunicativa verso i cittadini.

Conclusioni

La questione del riarmo europeo resta un tema aperto e in continua evoluzione, dove le divergenze interne al governo riflettono le più ampie tensioni politiche e strategiche a livello continentale. La Lega, pur ribadendo la necessità di un impegno condiviso sulla sicurezza, si oppone a soluzioni che, a suo avviso, possano gravare eccessivamente sul bilancio italiano senza garantire benefici concreti per il Paese. La sfida per Meloni e il suo governo sarà quella di trovare un equilibrio tra la necessità di rafforzare la difesa e quella di mantenere un approccio prudente e responsabile in termini di spesa pubblica.

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Sondaggi politici, chi sale e chi scende nelle intenzioni di voto degli italiani

salgono anche M5S, che va all'11,9%, e la Lega, che guadagna lo 0,6%

Euromedia Research: Fdi e Pd crescono e vanno al 30% e 23,4%, salgono anche M5S, che va all’11,9%, e la Lega, che guadagna lo 0,6%

Fratelli d’Italia guadagna lo 0,2% rispetto all’ultima rilevazione dello scorso 5 marzo e si attesta al 30%, seguito dal Pd al 23,4%, che sale dello 0,4%. È quanto emerge dal sondaggio Euromedia Research sulle intenzioni di voto degli italiani.

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L’INPS ha comunicato ritardi nei pagamenti dell’assegno unico per marzo 2025

Il ritardo nel pagamento dell'assegno unico può avere diverse ripercussioni

Il ritardo nel pagamento dell’assegno unico può avere diverse ripercussioni, non solo sul bilancio familiare ma anche sull’equilibrio economico locale e sulla fiducia nelle istituzioni.

 

Ecco alcuni degli effetti principali:

 

  • Stress finanziario e incertezza: Per molte famiglie, l’assegno unico rappresenta un supporto fondamentale per far fronte alle spese quotidiane (affitto, bollette, alimentari, spese scolastiche, ecc.). Un ritardo nel pagamento può causare incertezza e stress, costringendo i nuclei familiari a rivedere all’ultimo minuto il proprio budget.
  • Difficoltà nella gestione della liquidità: I pagamenti regolari aiutano le famiglie a pianificare le spese mensili. Quando il flusso di cassa viene interrotto, è possibile che, per coprire le necessità immediate, le famiglie ricorrano a prestiti o debiti a breve termine, generando costi aggiuntivi e un effetto a catena nella gestione dei conti.
  • Rischio di accumulo di debiti e inadempienze: Se il ritardo compromette la capacità di pagare bollette, affitto o altre spese fisse, vi è il rischio che il ritardo si trasformi in inadempienze, con possibili conseguenze come penali, interruzioni di servizi essenziali o, in casi estremi, azioni legali.
  • Erosione della fiducia nelle istituzioni: I ritardi ripetuti o prolungati possono minare la fiducia dei cittadini nella capacità delle istituzioni di gestire e distribuire in modo efficiente le risorse. Questo può alimentare un senso di disagio e sfiducia nei confronti del sistema di welfare.
  • Effetti indiretti sull’economia locale: Quando numerose famiglie posticipano o riducono le spese a causa dell’assenza temporanea di liquidità, si può registrare un decremento della spesa consumeristica. Tale riduzione potrebbe influire negativamente sulle piccole imprese locali e contribuire a un rallentamento dell’attività economica in una determinata area.
  • Incertezza sulla pianificazione finanziaria personale: La regolarità degli aiuti economici permette alle famiglie di pianificare progetti a medio e lungo termine, come l’investimento nell’educazione dei figli o il risparmio per spese impreviste. L’incertezza introdotta da ritardi nei pagamenti rende difficile tale pianificazione, aumentando il rischio di decisioni finanziarie subottimali.

Queste conseguenze, naturalmente, dipendono dalla durata e dalla frequenza dei ritardi. Se il problema è di breve durata e accompagnato da misure di compensazione (come anticipi o conguagli tempestivi), l’impatto potrebbe essere contenuto. Tuttavia, in maniera sistemica o protratta nel tempo, il fenomeno rischia di generare disagi significativi nel tessuto economico e sociale.

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Il Vaticano pubblica la prima foto di Papa Francesco durante il ricovero

La fotografia mostra il Pontefice, seduto su una sedia a rotelle e vestito con una stola viola

Il Vaticano ha diffuso la prima immagine di Papa Francesco da quando è stato ricoverato il 14 febbraio scorso al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale.

 

La fotografia mostra il Pontefice, seduto su una sedia a rotelle e vestito con una stola viola, mentre celebra la Messa nella cappella privata dell’ospedale. Questa è la prima volta che il Papa viene visto in pubblico dall’inizio del suo ricovero.

La diffusione dell’immagine rappresenta un segnale positivo riguardo alle condizioni di salute del Santo Padre. Secondo le informazioni fornite dalla Sala Stampa Vaticana, Papa Francesco sta mostrando progressi nella sua ripresa, continuando le terapie farmacologiche e la fisioterapia motoria. Nonostante la complessità del quadro clinico, legata anche all’età avanzata del Pontefice, i medici hanno osservato un miglioramento, con l’infezione polmonare in fase di regressione.

Durante la giornata, un gruppo di bambini si è radunato all’esterno dell’ospedale, sventolando palloncini gialli e bianchi, i colori del Vaticano, per esprimere il proprio sostegno al Papa. In risposta, Francesco ha inviato loro un messaggio di ringraziamento per le preghiere e l’affetto dimostrato.

Al momento, non è stata comunicata una data precisa per le dimissioni del Pontefice dall’ospedale. Tuttavia, la diffusione della fotografia e le notizie sul suo stato di salute lasciano sperare in un suo prossimo ritorno alle attività ordinarie.

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