Il poliziotto arrestato dai colleghi a Lecco, in ufficio nascondeva 40 mila euro in contanti: «Mazzette in cambio dei permessi di soggiorno»

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Un poliziotto dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Lecco è stato arrestato dai suoi colleghi della squadra mobile con l’accusa di corruzione. Secondo le indagini, avrebbe richiesto denaro a cittadini stranieri per agevolare le pratiche di soggiorno e cittadinanza, minacciando ritardi se i malcapitati non avessero pagato. Durante le perquisizioni nell’abitazione dell’agente sono stati sequestrati oltre 40 mila euro in contanti, mentre altri 2.500 sono stati trovati nella sua auto. L’inchiesta che vede il poliziotto accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio coinvolge anche un’agenzia privata di assistenza agli stranieri.

Migliaia di euro per non rallentare le pratiche dei permessi

Secondo gli inquirenti, proprio tramite l’agenzia gli stranieri venivano indirizzati verso il poliziotto che avrebbe richiesto somme di denaro per agevolare indebitamente la regolarizzazione della loro posizione in Italia, in quello che gli agenti descrivono come «un sistema ben strutturato». La richiesta per ciascuno degli stranieri poteva arrivare anche a diverse migliaia di euro, in cambio delle quali l’agente evitava di rallentare e ostacolare le pratiche. Molti documenti che potrebbero costituire prova della presunta attività illegale sono stati sequestrati, così come lo sono i locali dell’agenzia di assistenza. Nelle prossime ore è prevista l’udienza di convalida del fermo di fronte al giudice per le indagini preliminari, mentre le indagini proseguono per accertare l’eventuale coinvolgimento di altre persone.

In copertina: La sede centrale della Questura di Lecco | Questura di Lecco / Facebook

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Vasco Rossi, il tema a scuola chiesto dal prof «che mi ha aperto il cervello». Cosa aveva scritto da studente e la lezione prima del successo

«”Vorrei leggervi il tema che mi è piaciuto di più”; era il mio e mi ha dato tra il 9 e il 10. Una cosa incredibile, è stato quello che mi ha dato la fiducia di potermela cavare con l’onestà e la sincerità. Quando sei alla frutta, con le spalle al muro, se lo dici poi alla fine va bene. Un meccanismo che uso ancora quando scrivo le canzoni», Vasco Rossi ha deciso ieri di regalare ai propri follower su Instagram un pezzettino del proprio passato. Un pezzo di storia importante, come importanti, per tutti, sono stati i bravi insegnanti incrociati sulla propria strada, in particolare se poi si finisce per diventare uno dei più amati autori della storia della musica italiana. «Quando facevo ragioneria avevo un professore di italiano bravissimo – racconta Vasco – un personaggio eccezionale, mi ha aperto il cervello. Le sue lezioni erano straordinarie, ci faceva pensare. Mi ricordo che un giorno venne in classe e diede da fare un tema libero, senza titolo. Non sapevo cosa scrivere, non riuscivo a cominciare. Gli altri avevano già iniziato ma io non riuscivo, non mi veniva niente… – poi l’illuminazione – allora ho cominciato a scrivere questo: se non mi date un titolo la mia fantasia non riesce a scrivere niente, mi sentivo con le spalle al muro, ho descritto proprio quella sensazione e alla fine l’ho intitolato tema libero sul tema libero». «Aspettavo il momento della consegna, immaginavo il professore arrivare e dirmi che mi voleva bruciare vivo» aggiunge il rocker di Zocca, ma il professore, del quale però non fa il nome, lo stupì.

Il tema di Vasco

«Non ho mai capito se la prova scritta di classe sia per me o per il professore, nel senso che non so se debba servire a me per spiegare qualcosa a lui o se debba servire a me per pensare o magari dissertare filosoficamente con me stesso. Mi rifiuto di credere che sia solo una arida e sterile prova della mia conoscenza grammatico – letteraria. Un tema libero dovrebbe essere l’espressione più ampia e aperta della mia libertà di scelta. Ma sono tanto abituato ormai a lasciare decidere agli altri che improvvisamente mi trovo confuso. Vorrei parlare di tutto, proprio perché non mi è stato mai concesso di vagare o di uscire da un dato, preciso argomento. Ho dovuto imparare ad usare la mia fantasia limitandola e così facendo l’ho quasi distrutta. Ma questo è niente rispetto al problema dell’I.V.A. Un ragioniere che non sia “specializzato” non serve! La nostra civiltà, oggi, ha bisogno di tecnici di altissimo livello! L’uomo che sogna non serve! E le madri non protestano nel vedersi strappare i figli dal seno per impiegarli e trasformarli in una massa informe di materia grigia, da bruciare come elemento propulsore di questa civiltà. Tutto questo è tanto triste quanto di una evidenza pazzesca. Eppure a volte sono costretto a chiedermi se sono io, il pazzo visionario. La maggior parte di quelli che mi circondano, pare che non si accorgano di niente. Ho provato qualche volta a parlare, a cercare di spiegare, ad urlare, ma nessuno mi ha mai sentito e intanto il tempo passa e io resto qui a cercare di inventare o di sognare qualcosa, con quell’ultimo, piccolo e stanco moncone di fantasia che mi è rimasto. E non riesco. Dove andrà a finire l’uomo: è una domanda ormai molto sfruttata che lascia sempre trasparire tanta malinconia, e forse è il presentimento animale di una brutta fine. Ma perché non si cerca nemmeno di trovare rimedio a questo problema tanto grave, perché si continua a trascurarlo per inventare magari un nuovo detersivo? L’uomo è idiota? Può essere una spiegazione. Che mostruosa forza… Deve essere l’illusione della potenza economica sull’umanità, se è capace anche di farle perdere l’istinto di conservazione e di farla correre verso il precipizio dell’autodistruzione! Ma tutto questo è sempre niente rispetto al problema che, se la Francia imponesse le sue tasse di protezione sulle importazioni italiane, noi SAREMMO A TERRA! Questo ci hanno ripetuto ieri! E intanto guardavo il viso di un mio amico angosciato da troppi problemi che ascoltava allibito e non avevo neppure la forza di ridere. Leopardi diceva che “la natura è natura” e l’uomo non ha che un modo per dimostrare la sua dignità: guardare in faccia con coscienza e lucidità di mente il suo destino e, senza abbandonarsi a false illusioni, accettare il proprio squallore e trovare in questa accettazione una eroica ragione di vita. Quindi, mettiamoci il “basto” e tiriamo avanti».

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Bastonavano giovane disabile e la costringevano ai lavori di casa: arrestati tre familiari a Palermo

 

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Una giovane disabile picchiata con bastoni, minacciata di morte e costretta a occuparsi dei lavori di casa. A Partinico, in provincia di Palermo, sono stati arrestati il padre, la madre e il fratello della ragazza. Per i due uomini, 60enne e 31enne, e per la donna, 64enne, è stata disposta la custodia cautelare in carcere e su di loro pendono le accuse di maltrattamenti aggravati in concorso.

Le minacce, i soprusi e le botte

L’indagine sarebbe scattata dopo una segnalazione degli assistenti sociali nel 2024, che in un sopralluogo nella casa della famiglia erano rimasti perplessi di fronte alle giustificazioni addotte dai parenti per una grave ustione subita dalla giovane. Una perplessità che si univa alla «preoccupazione», si legge nel rapporto, della sorella perché «i vicini di casa le avevano detto di sentire spesso urla e parole offensive provenienti da casa dei suoi genitori». Gli inquirenti, grazie all’istallazione di microspie nell’abitazione, hanno ricostruito uno scenario familiare fatto di soprusi, minacce (anche di morte) e violenze fisiche. I genitori e il fratello avrebbero costretto la giovane ad occuparsi delle incombenze casalinghe. Non le avrebbero nemmeno risparmiato «reiterate e gravissime mortificazioni», umiliazioni e botte con un bastone. La vittima ora è stata portata in una casa protetta.

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