Bastonavano giovane disabile e la costringevano ai lavori di casa: arrestati tre familiari a Palermo

 

palermo disabile arresti

Una giovane disabile picchiata con bastoni, minacciata di morte e costretta a occuparsi dei lavori di casa. A Partinico, in provincia di Palermo, sono stati arrestati il padre, la madre e il fratello della ragazza. Per i due uomini, 60enne e 31enne, e per la donna, 64enne, è stata disposta la custodia cautelare in carcere e su di loro pendono le accuse di maltrattamenti aggravati in concorso.

Le minacce, i soprusi e le botte

L’indagine sarebbe scattata dopo una segnalazione degli assistenti sociali nel 2024, che in un sopralluogo nella casa della famiglia erano rimasti perplessi di fronte alle giustificazioni addotte dai parenti per una grave ustione subita dalla giovane. Una perplessità che si univa alla «preoccupazione», si legge nel rapporto, della sorella perché «i vicini di casa le avevano detto di sentire spesso urla e parole offensive provenienti da casa dei suoi genitori». Gli inquirenti, grazie all’istallazione di microspie nell’abitazione, hanno ricostruito uno scenario familiare fatto di soprusi, minacce (anche di morte) e violenze fisiche. I genitori e il fratello avrebbero costretto la giovane ad occuparsi delle incombenze casalinghe. Non le avrebbero nemmeno risparmiato «reiterate e gravissime mortificazioni», umiliazioni e botte con un bastone. La vittima ora è stata portata in una casa protetta.

Sorgente ↣ : Bastonavano giovane disabile e la costringevano ai lavori di casa: arrestati tre familiari a Palermo

Elezioni in Groenlandia, all’ombra di Trump vincono i nazionalisti: «Ma di lui non ci fidiamo»

 

elezioni groenlandia chi ha vinto

L’opposizione di centrodestra ha vinto le elezioni legislative in Groenlandia. Lo ha riferito il canale pubblico groenlandese Knr. Il voto è stato contraddistinto da un’ondata di nazionalismo. In molti chiedono che l’isola artica, ambita da Donald Trump, raggiunga rapidamente l’indipendenza. Il voto ha premiato il Partito Democratico, formazione “social-liberale”, con oltre il 30% dei voti. Bene anche i nazionalisti di Naleraq con il 23%. Netto calo infine per i partiti del governo uscente: gli ambientalisti di sinistra di Inuit Ataqatigiit sono al 21 (-15 % rispetto al 2021) e i socialdemocratici di Siumut al 15% (-14%).

L’approccio graduale all’indipendenza

La Reuters spiega che il Partito Democratico è pro-business e favorevole a un approccio graduale all’indipendenza dell’isola dalla Danimarca. Trump ha promesso di rendere la Groenlandia parte degli Stati Uniti, affermando che è vitale per gli interessi di sicurezza dell’America. L’isola ha una popolazione di 57 mila abitanti. Ma è coinvolta nella corsa geopolitica per il predominio del Mar Glaciale Artico. Dove lo scioglimento delle calotte polari sta rendendo le risorse più accessibili e aprendo nuove rotte di navigazione. Sia la Russia che la Cina hanno intensificato l’attività militare nella regione. «La gente vuole un cambiamento… Vogliamo che più aziende finanzino il nostro welfare», ha affermato Jens-Frederik Nielsen, leader di Democracy ed ex ministro dell’industria e dei minerali.

L’indipendenza e le fondamenta

«Non vogliamo l’indipendenza domani, vogliamo delle solide fondamenta», ha spiegato Nielsen ai giornalisti a Nuuk. Ora terrà dei colloqui con altri partiti per cercare di formare una coalizione di governo. Il partito al potere Inuit Ataqatigiit e il suo partner Siumut, che cercano anch’essi un percorso graduale verso l’indipendenza, hanno ottenuto complessivamente il 36% dei voti, in calo rispetto al 66,1% del 2021. «Rispettiamo l’esito delle elezioni», ha affermato il primo ministro Mute Egede degli Inuit Ataqatigiit in un post su Facebook, aggiungendo che avrebbe ascoltato qualsiasi proposta nei prossimi colloqui di coalizione.

Cos’è la Groenlandia

La Groenlandia è un’ex colonia danese ed è un territorio dal 1953. Ha ottenuto una certa autonomia nel 1979, quando è stato formato il suo primo parlamento, ma Copenaghen controlla ancora gli affari esteri, la difesa e la politica monetaria e fornisce poco meno di 1 miliardo di dollari all’anno all’economia. Nel 2009 ha ottenuto il diritto di dichiarare la piena indipendenza tramite un referendum, anche se non lo ha fatto perché temeva che gli standard di vita sarebbero potuti scendere senza il sostegno economico della Danimarca. «Credo fermamente che molto presto inizieremo a vivere una vita basata maggiormente su chi siamo, sulla nostra cultura, sulla nostra lingua, e inizieremo a emanare normative basate su di noi, non sulla Danimarca», ha affermato Qupanuk Olsen, candidato del principale partito indipendentista Naleraq.

L’orgoglio Inuit

Inge Olsvig Brandt, candidata del partito al governo InuitAtaqatigiit, ha detto che la Groenlandia «non ha bisogno di indipendenza in questo momento. Abbiamo troppe cose su cui lavorare. Penso che dobbiamo lavorare con noi stessi, con la nostra storia, e dovremo fare molto lavoro di guarigione prima di poter fare il passo successivo». L’interesse espresso da Trump ha scosso lo status quo e, unito al crescente orgoglio dei popoli indigeni per la loro cultura Inuit, ha posto l’indipendenza al centro delle elezioni.

Nel dibattito finale di lunedì sull’emittente statale della Groenlandia KNRlate, i leader dei cinque partiti attualmente in parlamento hanno dichiarato di non fidarsi di Trump. «Sta cercando di influenzarci. Posso capire se i cittadini si sentono insicuri», ha affermato Erik Jensen, leader del partner della coalizione di governo Siumut. Un sondaggio di gennaio ha suggerito che la maggioranza degli abitanti della Groenlandia è a favore dell’indipendenza, ma sono divisi sui tempi.

L’approccio imperialista

Secondo Julie Rademacher, consulente ed ex consigliera del governo della Groenlandia, all’inizio la campagna elettorale si è concentrata sulla rabbia e sulla frustrazione per gli errori storici commessi dalla Danimarca. «Ma credo che la paura dell’approccio imperialista degli Stati Uniti sia diventata ultimamente più grande della rabbia verso la Danimarca», ha affermato Rademacher. Reuters ha parlato con alcuni degli elettori che si sono presentati alle urne. «Non vogliamo far parte degli Stati Uniti per ovvi motivi: l’assistenza sanitaria e Trump», ha affermato Tuuta Lynge-Larsen, impiegata di banca e residente di Nuuk. L’isola possiede notevoli risorse naturali, tra cui minerali essenziali come le terre rare, utilizzate nelle industrie ad alta tecnologia, dai veicoli elettrici ai sistemi missilistici.

Le terre rare

Tuttavia, la Groenlandia è stata lenta nell’estrarli a causa di preoccupazioni ambientali, delle condizioni meteorologiche avverse e del controllo quasi totale del settore da parte della Cina. Inizialmente Trump si era rifiutato di escludere l’uso della forza militare per prendere il controllo del territorio, allarmando molti groenlandesi. In seguito ha ammorbidito la sua posizione, affermando che avrebbe rispettato la volontà della popolazione locale. Ma ha detto di essere «pronto a investire miliardi di dollari» in caso di unificazione.

L’articolo Elezioni in Groenlandia, all’ombra di Trump vincono i nazionalisti: «Ma di lui non ci fidiamo» proviene da Open.

Sorgente ↣ : Elezioni in Groenlandia, all’ombra di Trump vincono i nazionalisti: «Ma di lui non ci fidiamo»

Addio Old Trafford, il Manchester United presenta il nuovo stadio avveniristico da 100mila posti: costerà due miliardi di sterline

 

stadio manchester united

Sarà il Manchester United a costruire il più grande stadio di calcio al mondo. Ad annunciarlo è Sir Jim Ratcliffe, comproprietario dei Red Devils, che ha alzato il sipario sul nuovo progetto a cui sta lavorando la società britannica. Nei prossimi cinque anni, lo United costruirà un nuovo impianto avveniristico, dal costo di oltre due miliardi di sterline (2,3 miliardi di euro), in grado di accogliere 100mila spettatori. Il nuovo stadio è destinato a sostituire l’Old Trafford, la storica “casa” dove i Red Devils giocano da oltre un secolo. Per la precisione, dal 1910.

Il nuovo progetto dello stadio

La decisione del club inglese è arrivata dopo un lungo processo di consultazione sulla possibilità di ammodernare lo stadio esistente o costruirne uno nuovo in un’area non distante dalla sede attuale. Gli architetti di Foster and Partners, lo studio incaricato del progetto, hanno optato per la seconda opzione. Fin dai rendering diffusi oggi, il nuovo stadio del Manchester United punta a diventare uno degli stadi più avveniristici e riconoscibili al mondo. «Lo stadio è sormontato da un vasto ombrello, che raccoglie energia e acqua piovana, coprendo una nuova piazza pubblica grande il doppio di Trafalgar Square», ha dichiarato alla Bbc Lord Norman Foster, presidente esecutivo della società di architettura. L’annuncio è stato però accompagnato anche dalle incertezze su come verrà finanziato il nuovo stadio, dal momento che lo United attualmente ha un’esposizione debitoria superiore al miliardo di euro.

Una vicenda che ricorda la querelle su San Siro

Il dibattito che ha accompagnato la progettazione del nuovo stadio del Manchester United ricorda per certi versi quello in corso da diversi anni sul futuro di San Siro. Inter e Milan parlano da tempo con il comune di Milano dell’ipotesi di rinnovare lo stadio già esistente o costruirne uno nuovo. Alla fine, le cose dovrebbero andare a finire proprio come a Manchester: lo stadio vecchio – ossia il Meazza – dovrebbe essere in gran parte demolito, mentre le squadre dovrebbero costruire un nuovo impianto di fianco a quello attuale.

L’articolo Addio Old Trafford, il Manchester United presenta il nuovo stadio avveniristico da 100mila posti: costerà due miliardi di sterline proviene da Open.

Sorgente ↣ : Addio Old Trafford, il Manchester United presenta il nuovo stadio avveniristico da 100mila posti: costerà due miliardi di sterline