“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. È dal 2002 che il principio coniato da Stan Lee per i fumetti dell’Uomo Ragno risuona anche sul grande schermo, prima con la trilogia di Sam Raimi, poi attraverso tutti i Ragni a seguire, con o senza Avengers. Spider-Man across the Spider-Verse riprende le avventure in animazione di Miles Morales, lo Spidey con la mamma portoricana e apprensiva, parallelamente a Gwen Stacy, incappucciata e impegnata invece a cercare di convincere il padre poliziotto sull’onestà di Spider-Girl. Ogni Ragno una dimensione alternativa, come nel primo film del 2018, ma stavolta abbiamo a che fare con un pool interdimensionale di Spider-Man che dovrà mettere un bel po’ di toppe sull’operato di un nuovo villain, La Macchia. A parte l’inevitabile sfida tra buoni, cattivi e crepuscolari vari, questa nuova storia sull’Arrampicamuri riprende perfettamente da dove lasciò cinque anni orsono, riportando cioè ad altissimi livelli la creatività visiva Marvel, nel frattempo un po’ spenta, o quantomeno edulcorata tra gli ultimi film e serie in live-action. Pur avendo toppato in questi anni Morbious e ben due Venom, come nel primo capitolo del ‘18, ci mette lo zampino la Sony facendoci nuovamente spalancare piacevolmente gli occhi. Se Spider-Man into the Spider-Verse era un’esplosione visiva appassionante e rivoluzionaria per il mondo dell’animazione e del cinecomic, adesso con Spider-Man across the Spider-Verse ci si schiudono gli innumerevoli meandri di un nuovo multiverso. Vero, non bastavano quelli degli Avengers e di Loki, e fuori dalla Marvel quello dell’Oscar winner Everything Everywhere e ancora un altro, dell’imminente The Flash con tanto di vari Batman. Mode cinematografiche, direte. Ma forse il cinema al tempo dei social cerca di incamerare il più alto quantitativo di realtà possibile, sventolandocele ogni volta tutte insieme su un solo grande schermo. Del resto cosa sono i social se non multiversi d’identità intrecciate? Quindi risulta pensabile che l’industria culturale, il cinema in primis, li imiti a modo proprio. Bello l’inizio con la batteria suonata in garage da Gwen, ricorda un po’ l’apertura di Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento. Musica e immagini fanno sempre viaggiare, ma tornando alla Marvel, le tinte verdi e violacee, gialle e fucsia utilizzate insieme a un’evidente pixelatura sulla pelle dei personaggi qui ci immergono in una vera e propria esperienza visiva ancora più multiforme e dinamica della precedente. Sembra di essere dentro una graphic novel ancor più cangiante della maschera di Rorscharch (personaggio di una altro cinecomic, Watchmen). Il cinema si adatta al fumetto riproponendone anche le sue suggestioni più cartacee. Lo stupore non batte su un iperrealismo da computer graphic animation alla ricerca della perfezione, ma su dettagli e stilizzazioni in sfondi scenografici emozionali, con una tendenza quasi astrattista, più vicina alle vaporosità di un sogno che a riproduzioni fedeli della realtà. D’altra parte il nuovo Spider-Man d’animazione, sostituendo nel titolo soltanto un Into con un Across (dentro con attraverso) a livello narrativo ci mostra nuove sincrasie genitori/figli, ma pure una moltitudine di personaggi folcloristici tra i quali uno Spider-Bangla operante nella colorata Mumbattan (variante di Manhattan) e un anarchico Spider-Punk. A proposito di grandi poteri e responsabilità, non ci dimentichiamo che Miles Morales e il suo costume sono stati disegnati per la prima volta dalla disegnatrice italiana Sara Pichelli nel 2012. E al cinema in Italia dall’1 giugno 2023 il nuovo film ha chiuso il primo weekend con 2,42 milioni di euro d’incasso, 208 milioni di dollari in tutto il mondo su un budget di circa 100 mln. Un passo strabiliante anche in confronto al suo predecessore, che lungo tutto il suo cammino incassò l’ottimo bottino di 380 milioni di dollari, a livello globale ovviamente. Questo corposissimo sequel si fa guardare come un’interminabile e polposa mostra del Fumetto, così il suo minutaggio passa attraverso, anzi Across, un intrattenimento di backstories intrecciate come vimini cangianti, ma di purissima spettacolarità. Mette in scena donne toste come Spider-Woman e la stessa Gwen, ma pure nemici classici ma in versione rinascimentale, come un Avvoltoio graficamente splendido nel suo sbucare direttamente dall’epoca di Leonardo da Vinci. Con espansioni interdimensionali senza confini spaziotemporali. Quindi vale tutto? Speriamo di non ritrovarci un giorno nuovi frullati con Lucky Luke, Diabolik, Pimpa e Devilman per multiversi ulteriori e più… originali (?). Sapete com’è. L'articolo Spider-Man all’ennesima potenza: Marvel e Sony mostrano muscoli e creatività visiva proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] La sua storia ha scosso l’Australia e il mondo intero. Ma ora per Kathleen Folbigg, oggi 55 anni, è arrivata la svolta: la donna, che ha trascorso 20 anni in prigione per aver ucciso i suoi quattro figli è stata graziata e rilasciata dal Clarence Correctional Center. Lo ha annunciato il Procuratore generale dello stato australiano del Nuovo Galles del Sud Michael Daley, spiegando di aver consigliato al governatore Margaret Beazley di perdonare incondizionatamente la donna. Secondo Daley l’ex giudice Tom Bathurst aveva rivelato la scorsa settimana che c’erano ragionevoli dubbi sulla colpevolezza di Folbigg sulla base di nuove prove scientifiche secondo cui che le morti dei bambini avrebbero potuto essere dovute a cause naturali. Bathurst ha condotto la seconda inchiesta sulla colpevolezza della madre. La donna stava scontando una pena detentiva di 30 anni che sarebbe scaduta nel 2033. Sarebbe diventata ammissibile alla libertà condizionale solo nel 2028. I bambini sono morti separatamente nell’arco di un decennio, tra i 19 giorni e i 19 mesi, e la madre ha insistito sul fatto che la loro morte fosse dovuta a cause naturali. Il rapporto finale del giudice Bathurst potrebbe raccomandare alla Corte d’Appello del Nuovo Galles del Sud di annullare le condanne. “Questo è stato un terribile calvario per tutti gli interessati e spero che le nostre azioni di oggi possano porre fine a questa questione di 20 anni”, ha detto Daley, che ha aggiunto di aver informato della sua decisione l’ex marito della Folbigg e padre dei bambini uccisi. L'articolo Accusata di avere ucciso i suoi 4 figli esce dal carcere dopo 20 anni. “Morti dovute a cause naturali” proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Nemmeno le ultime novità sulla SF-23 sembrano poter dare una svolta alla stagione della Ferrari. Il GP di Spagna, concluso con Carlos Sainz in quinta posizione e Charles Leclerc addirittura undicesimo, fuori dalla zona punti, è stato un’altra doccia fredda. Ad oggi la classifica costruttori parla chiaro: la Ferrari è la quarta forza, dietro anche a Mercedes e Aston Martin. Ancor più disarmante è il divario con la Red Bull, per una Rossa che prima di inizio campionato aveva l’ambizione di lottare per il titolo. La SF-23 però si è dimostrata una monoposto ingestibile e imprevedibile: una caratteristica che sembra non migliorare nonostante gli sforzi di Maranello. Leclerc è stato durissimo dopo la gara spagnola e ha mostrato tutto il suo pessimismo, ancora rispetto ai prossimi gran premi: “C’è ancora molto da lavorare. Facciamo una fatica incredibile. Siamo inconsistenti, anche con lo stesso tipo di gomme come successo con le hard. La gara di oggi, con queste condizioni, è stata davvero difficile. Dovremmo sfruttare ancora meglio molti aspetti di questi aggiornamenti”, ha spiegato il monegasco. Che poi ha aggiunto: “Sono sicuro che anche per Sainz sia stata una gara non semplice. Ci portiamo dietro dei problemi da tanto tempo e risulta complicato capire il motivo di questa situazione”. Due concetti si ripetono nelle dichiarazioni in casa Ferrari. Uno riguardo la difficoltà a comprendere la monoposto, l’altro riguarda la gestione delle gomme. Lo ha ammesso anche il team principal Frederic Vasseur: “Il potenziale della macchina c’è ma abbiamo problemi di incostanza e gestione del degrado gomma. In qualifica abbiamo un buon passo mentre in gara fatichiamo non poco”. Le sue dichiarazioni a Sky Sport dopo il Gp di Spagna sembrano però le stesse della prima gara in Bahrein. Anzi, se prima la Rossa andava forte in qualifica e poi era deficitaria sul passo gara, ora si è aggiunto anche il problema delle gomme: “Il primo stint con le hard per Leclerc è stato complicato, mentre successivamente con la stessa gomma è andata meglio. Con Sainz invece abbiamo avuto difficoltà nella parte centrale dove abbiamo perso addirittura quindici secondi“, ha raccontato Vasseur. Che prova a rimanere ottimista: “Abbiamo fatto certamente dei passi avanti dal punto di vista degli aggiornamenti, specialmente sulla prestazione singola, liberando un percorso di sviluppo per le prossime gare. Noi nel tunnel? Non importa quanto sarà lungo ma è chiaro il problema che abbiamo sulle gomme. Siamo troppo incostanti”, ha concluso. L'articolo Ferrari, Leclerc demolisce la SF-23: “Siamo inconsistenti”. L’incubo delle gomme proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] “L’ho sempre detto che vorrei finire la mia carriera in Rai. Da bastian contrario, nel momento in cui tutti scappano io potrei tornare”. Una “battuta”, dice il conduttore, questa che ha fatto il chiusura di un’intervista rilasciata a La Stampa. Serio o faceto? Forse un po’ tutte e due le cose e questa mattina è arrivato puntuale il commento di Fiorello a Viva Rai2!: “Chiambretti è l’unico, soprattutto di sinistra, che vuole venire in Rai e non andare a Discovery. Piero, bravo! Vieni da noi ma sappi che saresti l’unico perché da quando c’è Roberto Sergio non si vede un comunista in Rai neanche a pagarlo oro. Ti prego porta una bandiera rossa perché in Rai sono finite tutte”. E ancora: “Sarebbe bello avere Pierino. Visto che Cattelan ha detto di non voler fare il programma al posto di Fazio, sarebbe una bella cosa avere Chiambretti di domenica a quell’ora lì”, ha concluso lo showman. L'articolo Fiorello show: “Chiambretti vieni in Rai che da quando c’è Roberto Sergio non si vede un comunista… E porta una bandiera rossa!” proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Paolo Bonolis non ha intenzione di stare in scena fino all’ultimo suo giorno. Tutt’altro. Il poliedrico conduttore tv è pronto a lasciare il piccolo schermo dopo oltre 40 anni di carriera. “Penso di lavorare ancora per poco tempo poi vorrei dedicarmi alla mia vita. Non ho bisogno di stare per forza in televisione, si sta bene anche altrove” fa sapere dal palco del Festival della tv di Dogliani a Cuneo. PRONTO ALL’ADDIO – Dall’esordio in Rai nel 1980 con il programma per ragazzi 3, 2, 1… contatto! seguito nel 1982 da Bim bum bam è passata molta acqua sotto i ponti e i successi non sono mancati. Basti pensare alle edizioni del Festival di Sanremo da lui condotte o ai tanti titoli vincenti come Ciao Darwin, Tira e molla, Avanti un altro!. Sempre sulla cresta dell’onda, Bonolis – prossimo a spegnere 62 candeline – rivede le priorità e vuole dedicarsi di più alla famiglia: “Attualmente i miei figli sono il senso della vita più importante che ho: mi dedico a loro costantemente, mi piace farlo ed è un modo per dedicare anche a me stesso questo tempo. È un senso della vita nel quale sto lasciando il lavoro al quale mi son dedicato per quarantaquattro anni per cercare di rendere questo ultimo spiraglio di vita che ho a disposizione il più leggero possibile per me e per gli altri”. IL FUTURO DI PAOLO BONOLIS – E se l’ultimo atto professionale di Paolo Bonolis fosse in Rai, magari al posto lasciato vacante da Fabio Fazio? In fondo il conduttore è legato a Mediaset da un contratto valido ancora un anno: “Non credo che sarà fattibile” spiega. “Non perché temo ingerenze, ma perché sto bene dove sto, mi diverto ancora a fare quello che faccio”. LA TELEVISIONE SECONDO BONOLIS – Proprio in merito al suo modo di fare spettacolo in tv aggiunge: “Non ho mai avuto paura di fare quello che volevo in televisione. Non bisogna pensare a quello che la gente vuole vedere, bisogna partire da quello che si vuole raccontare. Di sicuro è qualcosa di nuovo, perché siamo tutti pezzi unici: se camminiamo sui sentieri degli altri, diventiamo automi. Ognuno di noi è un pezzo irripetibile, dobbiamo avere il coraggio di raccontare quello che siamo, anche in tv. Io l’ho fatto: a volte è piaciuto, a volte è piaciuto di più, raramente è piaciuto meno” constata con molta schiettezza. L'articolo Paolo Bonolis: “Lavorerò ancora per poco, non ho bisogno di stare per forza in televisione”. Ecco che cosa farà proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] A ottobre debutterà su Rai1 una nuova edizione di “Ballando con le Stelle“. Da Wanda Nara a Marcell Jacobs fino a Mauro Corona: il toto concorrenti è partito da settimane. Tiene banco però il tema giuria, tra chi assicura la riconferma in blocco e chi ipotizza nuovi arrivi: “Chi ci sarà? Di gossip se n’è fatto tanto, tantissimo, si sono detti vari nomi. Poi il bello è che in questa meravigliosa epoca dei social è tutto nato da varie cose. Qualcuno scrive, poi qualcuno smentisce, cominciano a commentare negando, altri dicono la loro e diventa tutto verissimo. Anche se poi tutto è nato da una cosa detta così”, ha spiegato Milly Carlucci a “Da noi a ruota libera“. “La giuria non è stata riconfermata. Non è stata riconfermata perché noi adesso ci stiamo occupando di fare il cast del programma. Poi più avanti a settembre si parlerà di giuria e si parlerà di tutto il resto”, ha aggiunto la conduttrice ufficializzando l’arrivo di novità o solo alimentando un tormentone che va avanti sa settimane? Come a dire “non ancora”, perché di questo se ne occuperà a settembre? In questa direzione anche un sondaggio lanciato sui social, con l’invito ai fan dello show a partecipare al toto nomi, inserendo nella lista quattro volti del piccolo schermo: Barbara D’Urso, Giancarlo Magalli, Giuseppe Cruciani e Francesca Fagnani. Quest’ultima ne ha approfittato per smentire subito l’indiscrezione: “Non vedo l’ora che riparta. Vi seguirò dal divano di casa mia, come sempre”, ha scritto il volto di “Belve” stroncando sul nascere ogni forzatura. Esclusa anche la presenza in giuria di Barbara D’Urso che resterà alla guida di “Pomeriggio 5“: “E’ vero che ci siamo viste è vero, anni fa. Ci vedemmo perché era nata la possibilità che potesse diventare la ballerina per una notte. E quindi ci siamo incontrate. Possibilità che purtroppo è sfumata completamente. Ma ci siamo viste con gran piacere e cordialità per questa occasione. Poi però la cosa non è andata in porto“, ha spiegato Carlucci nel salotto di Francesca Fialdini. Chi rischia, se rischia, la non riconferma tra Zazzaroni, Smith, Canino e Mariotto? Selvaggia Lucarelli sarà ancora una volta dietro al bancone nello show del sabato sera di Rai1: “Ho lasciato che le voci corressero ma ho trovato fastidioso questo continuo voler far credere che fossi stata cacciata, quando la verità è che sono stata confermata a programma ancora in corso. A breve vedrò Milly Carlucci per definire le ultime cose“, ha dichiarato nei giorni scorsi al settimanale “Chi“. La giornalista aveva commentato anche l’ipotesi di una partecipazione di Barbara D’Urso: “Ho letto di tutto, ma non avrei nulla in contrario se partecipasse. Credo persino che la sua presenza sarebbe molto funzionale al programma, ma sono in alcuni ruoli prestabiliti. Ballando con le Stelle, al contrario di quel che si possa pensare non è una passeggiata. Bisogna fare un grandissimo gioco di sottrazione per esaltare concorrenti e dinamiche. Lei sarebbe disposta a fare un passo indietro e scendere a compromessi col suo ego?”. L'articolo Milly Carlucci tenta il ‘depistaggio’: “La giuria di Ballando con Le Stelle non è stata ancora riconfermata”. Ecco come stanno le cose proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Il ministro della Difesa dichiara di aver “sventato un’operazione militare nella regione di Donetsk”. L’annuncio mentre a Kiev inizia la missione di cardinal Zuppi per arrivare a una mediazione (leggi). Intanto il premier belga De Croo chiede chiarimenti sugli attacchi ucraini a Belgorod L'articolo Ucraina, la diretta – Mosca: “Respinta controffensiva su larga scala”. Belgio avvia un’indagine sull’uso delle sue armi sul territorio russo proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Elettra Lamborghini ha portato una ventata di freschezza e spontaneità a Domenica In. Tanto che la stessa Mara Venier, affascinata, le ha chiesto il numero di telefono per poterla incontrare lontano dalle telecamere. Non sono leggerezza però, perché le prime battute dell’intervista hanno riguardato un periodo buio vissuto da Elettra lo scorso settembre: “È iniziato l’anno scorso a settembre… Io non voglio usare la parola depressione, perché la depressione è proprio una malattia e io adesso sto vivendo un periodo sereno”. E ancora: “Io vivo per mio marito e il mio lavoro, e se vogliamo il mio cavallo. Mi considero una persona buona e quando ho visto tanta cattiveria mi sono molta rattristata… Io ci rimango male perché mi dispiace, cerco sempre di capire perché succedono determinate cose, magari questa persona ha avuto mille problemi, non riesce a trovare la sua strada e cerco di trovare del buono, ma è difficile”. A chi si riferiva Lamborghini? In molti hanno pensato alla sorella Ginevra, ex concorrente del Grande Fratello Vip. E a questo punto la padrone di casa è intervenuta per darle un consiglio: “L’unica cosa che io ho capito, tra delusioni tradimenti e coltellate alle spalle, l’unica cosa è allontanarsi da chi non ci vuole bene, non bisogna avere rancore, io mi difendo dicendo non ti voglio”. “Per i soldi e la fama alcuni farebbero di tutto e grazie alla mia psicologa sto piano piano capendo”, ha risposto la cantante. Per smorzare l’atmosfera, poi, la conduttrice le ha chiesto di parlare del marito Afrojack (Nick van de Wall): “Io ho incontrato un angelo, io non so se ci vede però lo voglio salutare: ‘Ti amo’. Io sono tanto fortunata. Ci siamo incontrati durante un festival, ci hanno presentati ma io non parlavo benissimo inglese. Poi lui ha iniziato a scrivermi su Instagram e mi ha invitata nel suo studio per registrare, io ero felicissima lui è un produttore importante. Quando sono andata non abbiamo più parlato di musica e ci siamo innamorati guardando le foglie di un albero, sentendo il vento. Giuro! Io poi ero super timida, sono molto timida con gli uomini, e gli ho detto: ‘Se te provi a baciarmi io non ti voglio più vedere'”. E ancora: “Io da quando ho conosciuto lui non guardo nessun altro, sono diventata asessuata“. A questo punto Mara, non capendo a cosa alludesse con quelle parole, ha domandato se i due abbiano rapporti sessuali ed Elettra in risposta ha mostrato due succhiotti sul collo. Alla loro vista la “zia” non si è trattenuta e si è rivolta al marito a casa: “Eh i succhiotti, ho una grande nostalgia adesso. Evviva i succhiotti, capito Nicola?“ L'articolo Mara Venier: “Evviva i succhiotti! Ho una grande nostalgia…”. Il siparietto hot a Domenica In con Elettra Lamborghini proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] La festa per lo scudetto del Napoli è andata avanti senza sosta nel capoluogo partenopeo. Le strade del centro, ma anche dei quartieri Chiaia e Vomero, sono state affollate tutta la notte tra cori, balli e fuochi d’artificio. Tanto che alle ore 2:30 c’era ancora gente in strada. La tifoseria partenopea ha festeggiato l’assegnazione del titolo già conquistato circa un mese fa. L'articolo A Napoli la festa per lo scudetto continua anche di notte: in migliaia in strada tra cori, balli e fuochi d’artificio – Video proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Una persona “insospettabile” che si guadagnava facilmente la fiducia dei giovani con cui entrava in contatto. E ancora: “Quasi piacione ma con eleganza”, a tal punto da essere definito addirittura “magnetico“. È questo l’identikit del cinquantenne romano, presidente della sede di un’associazione di volontariato a Roma nel quartiere Appio Tuscolano (Castelli Romani), che è attualmente accusato di violenza sessuale continuata. “Particolarmente attratto dai ragazzi” – continua così la descrizione dell’uomo fornita da diversi volontari dell’associazione – , le sue vittime preferite erano proprio i maschi tra i 16 e i 18 anni, che sarebbero stati costretti dal cinquantenne a consumare rapporti sessuali con lui subendo ricatti e pressioni psicologiche. Secondo quanto riportato dal Messaggero, gli abusi sarebbero emersi grazie al racconto fornito da una ragazza alla sua psicologa durante una seduta. La giovane, anche lei dei Castelli Romani, era infatti amica di una delle vittime. “Lo ha violentato nella sede, con una mano gli tappava la bocca e intanto abusava di lui. È scioccato, sono disperata ho paura che faccia una sciocchezza”, ha raccontato la ragazza, in apprensione per l’amico, volontario nell’associazione guidata dal 50enne, alla sua terapeuta. Il suo racconto ha permesso quindi di risalire al responsabile delle violenze: la psicologa infatti, dopo essersi accertata dell’attendibilità delle dichiarazioni della sua paziente, ha immediatamente allertato il commissariato di polizia di Marino, fornendo tutti i particolari appresi durante la seduta. Da lì sono partite le indagini e le ricerche delle forze dell’ordine, che hanno raccolto prove e testimonianze di diversi volontari che operavano nell’associazione, finché il cinquantenne non è stato rintracciato, arrestato e condotto in un carcere romano. Secondo le ricostruzioni, gli abusi perpetrati da quello che era noto nella comunità come “una persona perbene, stimata e gentile con tutti” avrebbero coinvolto dieci volontari dell’associazione. La dinamica era sempre la stessa: il 50enne utilizzava il suo ruolo di presidente per minacciare l’allontanamento delle vittime dall’associazione, costringendo i ragazzi a rapporti sessuali – anche più volte al giorno – per salvaguardare il proprio posto, approfittando soprattutto di chi era in prova o di chi necessitava di quel percorso di volontariato per future referenze lavorative. Gli abusi avvenivano soprattutto nella sede dell’associazione, durante le attività o gli incarichi educativi, e si sarebbero prolungati per due anni, anche se non è stata esclusa dagli inquirenti l’ipotesi che le violenze abbiano avuto inizio molto tempo prima. Alcune delle vittime (a cui adesso sarà affiancato un percorso psicologico), dopo aver raccontato agli inquirenti qualche episodio di violenza, sono riuscite a ricordarne altri, che probabilmente erano stati rimossi: quello che tutti i ragazzi hanno sottolineato è la stata la coercizione psicologica messa in atto dall’uomo, che utilizzava la sua condizione di superiorità per ottenere ciò che voleva. Ma c’è anche chi, tra i giovani ascoltati durante le testimonianze, si era accorto del pericolo: “Era troppo gentile, troppo bendisposto ad ascoltare a fingersi amico e confidente e in fondo voleva solo appagare i suoi desideri morbosi e perversi”, ha detto qualcuno. L'articolo Abusi sessuali sui giovani volontari tra i 16 e i 18 anni: arrestato “insospettabile” presidente di una onlus a Roma proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Al via la missione di pace in Ucraina di Papa Francesco. Il 5 e il 6 giugno il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, sarà a Kiev come inviato del Pontefice. “Si tratta – ha spiegato la Sala Stampa della Santa Sede – di una iniziativa che ha come scopo principale quello di ascoltare in modo approfondito le autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni”. Al momento, non è prevista una tappa del porporato a Mosca. Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha precisato che quella affidata al presidente della Cei non è una missione che ha “come scopo immediato la mediazione”, ma è stata voluta dal Papa per “allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina”. L’obiettivo è “cercare soprattutto di favorire il clima, favorire un ambiente che possa portare a percorsi di pace”. Il porporato, inoltre, ha ricordato che “Kiev non sarebbe disposta attualmente a una mediazione nel senso stretto del termine. Però questa missione non ha come scopo immediato quello della mediazione quanto piuttosto di creare questo clima e aiutare ad andare verso una soluzione pacifica”. Parolin si è rifatto alle affermazioni del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che, dopo l’incontro con Bergoglio del 13 maggio 2023, si è detto contrario a qualsiasi mediazione con la Russia. Chiusura che ha irritato la diplomazia vaticana, con il Papa che ha poi spiegato il senso della posizione di Zelensky: “Loro non sognano tanto le mediazioni, perché il blocco ucraino è davvero molto forte. Tutta Europa, Stati Uniti. In altre parole, hanno una forza propria molto grande. No? Lui era molto addolorato e ha chiesto collaborazione per cercare di far tornare i ragazzi in Ucraina”. Bergoglio, inoltre, ha precisato che “la pace sarà raggiunta il giorno in cui potranno parlare, tra loro due o tramite altri”, riferendosi ovviamente a Kiev e Mosca. Recentemente, Francesco ha voluto rivolgere “un pensiero grato per quanti, venendo dall’Ucraina e dalla Russia e da altri Paesi di guerra, hanno deciso di non essere nemici, ma di vivere da fratelli. Il vostro esempio possa suscitare propositi di pace in tutti, anche in coloro che hanno responsabilità politiche. E questo ci deve portare a pregare di più per la martoriata Ucraina ed esserle vicini”. Alla Madonna il Papa ha voluto affidare “le popolazioni provate dal flagello della guerra, specialmente la cara e martoriata Ucraina”. La sintonia con Zuppi è totale. Bergoglio lo ha anche nominato giudice della Corte di Cassazione dello Stato della Città del Vaticano insieme ad altri due porporati italiani da lui molto stimati: Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, e Mauro Gambetti, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Il cardinale Zuppi, figura di spicco della Comunità di Sant’Egidio, fondata da Andrea Riccardi e presieduta da Marco Impagliazzo, è un autentico prete di strada, da sempre vicino ai poveri, uomo di mediazione e di pace, personalità molto autorevole e con sensibilità pastorali molto affini a quelle di Bergoglio. Nel 1990 Riccardi e Zuppi svolsero il ruolo di mediatori nelle trattative tra il governo del Mozambico, all’epoca controllato dai socialisti del Fronte di Liberazione del Mozambico, e il partito di Resistenza Nazionale Mozambicana, impegnati dal 1975 in una sanguinosa guerra civile. La mediazione portò, il 4 ottobre 1992, nel giorno della festa di san Francesco d’Assisi, dopo ventisette mesi di trattative, alla firma degli accordi di pace di Roma che sancirono la fine delle ostilità. Per questo motivo, la Comunità di Sant’Egidio è anche chiamata l’Onu di Trastevere, quartiere romano dove è nata e dove ha la sede principale. Dopo la missione affidatagli da Bergoglio, il cardinale Zuppi ha ricordato proprio “una delle preoccupazioni che Papa Francesco ci ha sempre rappresentato in questi anni, recentemente fino alla commozione: la pace, oggi specialmente in Ucraina con ‘un popolo martoriato’. Gli siamo grati per la sua profezia, così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità. La sua voce si fa carico dell’ansia profonda, talvolta inespressa, spesso inascoltata, dei popoli che hanno bisogno della pace. La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti. Nel recente viaggio in Ungheria, si è interrogato: ‘Dove sono gli sforzi creativi di pace?’. Lasciamoci inquietare da questa domanda, perché non rimanga solo la logica spietata del conflitto. Papa Francesco constata il deterioramento delle relazioni internazionali”. Per il porporato quella di Bergoglio “è un’analisi che ci interroga. Per noi la pace non è solo un auspicio, ma è la realtà stessa della Chiesa, che germina – come il segno di pace – dall’Eucaristia e dal Vangelo. La Chiesa e i cristiani credono nella pace, siamo chiamati a essere tutti operatori di pace, ancora di più nella tempesta terribile dei conflitti. Durante la seconda guerra mondiale la Chiesa era tra la gente e sul territorio”. Il porporato si è richiamato anche al 60esimo anniversario dell’enciclica-testamento di san Giovanni XXIII, Pacem in terris. Roncalli, come ha ricordato Zuppi, “visse due guerre mondiali e attualizzò con efficacia il messaggio pacifico della fede” con quel documento, “cominciando a rivolgersi agli ‘uomini di buona volontà’. Siamo – ha aggiunto il cardinale – il popolo della pace, a partire da Gesù che è la nostra pace. Lo siamo per la storia del nostro Paese, per la sua collocazione nel Mediterraneo, cerniera tra Nord e Sud, ma anche tra Est e Ovest. Lo siamo – mi sembra – per le radici più profonde e caratteristiche del nostro popolo. Come cristiani italiani, con il Papa, siamo chiamati a una fervente e insistente preghiera per la pace in Ucraina e perché ‘si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace’. Preghino tutte le nostre comunità intensamente per la pace! L’impegno di intercessione cambia la storia, come diceva Giorgio La Pira. C’è una cultura di pace tra la gente da generare e fortificare. Tante volte l’informazione così complessa spinge all’indifferenza, a essere spettatori della guerra ridotta a gioco. La solidarietà – ha concluso Zuppi – con i rifugiati – quelli ucraini, ma non solo – è un’azione di pace”. Twitter: @FrancescoGrana L'articolo Dopo il no di Zelensky, Bergoglio insiste e dà il via alla missione di pace in Ucraina. Il cardinal Zuppi a Kiev: “Obiettivo la mediazione” proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Il sentimento di forte orgoglio per un gruppo capace di andare oltre le avversità, ma anche il gelo nei confronti della società per la mancanza di una figura di riferimento tra campo e scrivania. José Mourinho chiude la stagione e saluta la Roma (per le vacanze) tra emozioni contrapposte. C’è una finale persa ai rigori contro il Siviglia, c’è un campionato chiuso con una vittoria che vale nuovamente la qualificazione all’Europa League. Ora tutto il popolo giallorosso si chiede cosa farà il suo condottiero: il pessimismo delle scorse settimane, però, ha lasciato spazio a una crescente speranza che Mou, alla fine, resti nella Capitale. “Stiamo parlando spesso di una situazione che, se guardiamo quello che ha detto l’allenatore e che abbiamo detto noi, è più chiara di quello che sembra”, ha detto il general manager della Roma Tiago Pinto ai microfoni di Dazn nel pre-partita di Roma-Spezia. L’incontro chiarificatore tra Mourinho e la proprietà, i Friedkin, ancora non c’è stato. Ma il messaggio del tecnico è arrivato già, forte e chiaro. L’allenatore portoghese, sotto contratto fino al giugno 2024, probabilmente sa che verrà accontentato. Arriverà una figura capace di fare “l’uomo di comunicazione”, per usare le stesse parole di Mou. Molto dipenderà pure dal mercato, anche se i paletti del Financial Fair Play restano, come ha ricordato lo stesso Tiago Pinto. Intanto, però, i segnali dicono che Mourinho per ora vuole restare. C’è il labiale del discorso fatto alla squadra a Budapest dopo la finale persa. “Io resto qua per voi, io resto qua. Punto e basta”, avrebbe detto ai giocatori raccolti a cerchio sul campo, secondo le interpretazioni più diffuse. E poi c’è il gesto fatto domenica sera all’Olimpico, quando Mou ha fatto un giro di campo e salutato i tifosi presenti sugli spalti dell’Olimpico. In alcuni video si vede l’allenatore fare alcuni gesti con le mani, che i giallorossi hanno interpretato come un chiaro “io resto qui”. Questa è la sua volontà attuale, anche se Mourinho è capace di altri colpi di scena. “Io RESTO QUI , RESTO QUI” ????????#mourinho #romaspezia pic.twitter.com/OH0q4GiQRK — MEO PINELLI ⚠️ (@meopinelli) June 4, 2023 L'articolo Mourinho e il gesto ai tifosi della Roma: un’indicazione sul suo futuro? – video proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] La ventiduesima edizione di Amici di Maria De Filippi è terminata ma non tendono a placarsi i numerosi attacchi degli haters sui social. Nelle ultime ore la ballerina Ludovica Grimaldi è stata criticata su Instagram per il suo aspetto fisico. La stessa Grimaldi ha deciso di condividere con i suoi numerosi fan l’attacco ricevuto, sperando di poter dare un segnale ai leoni da tastiera che hanno sempre qualcosa da dire, a sproposito. La ventenne, ballerina di hip hop nel team di Emanuel Lo, è stata indubbiamente una delle protagoniste dell’ultima edizione nonostante il suo percorso si sia fermato poco prima della fase serale che ha visto trionfare il ballerino Mattia Zenzola. E se all’inizio appariva timida e riservata, oggi Ludovica vuole metterci la faccia e sistemare gli haters. A partire da colui che attraverso un messaggio direct su Instagram le ha scritto: “Dovresti dimagrire per fare la ballerina. Con quel fisico non arriverai mai ad alti livelli”. La risposta di Grimaldi non si è di certo fatta attendere. Con una stories la ballerina ha commentato ironicamente l’accaduto: “Meno male ci siete voi a ricordarmelo”. Dalle parole usate dalla ventenne appare chiaro che questo non sia il primo attacco di bodyshaming ricevuto. Già durante la trasmissione Ludovica era stata oggetto di discussione in studio per visioni diverse tra Emanuel Lo, i ballerini professionisti della scuola e Alessandra Celentano. Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Ludovica Grimaldi (@_ludovica_grimaldi) L'articolo “Con quel fisico non arriverai mai ad alti livelli, devi dimagrire”: gli haters insultano la ballerina Ludovica Grimaldi che risponde così proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] “Ho troppo rispetto della mia noia“: così Aldo Grasso ha liquidato la seconda stagione di The Ferragnez. Una frase che potrebbe valere per il 90% dei contenuti audio/video ma pure scritti. In questo caso il critico televisivo del Corriere della Sera dà voce (probabilmente) a molti tra coloro che hanno visto la seconda stagione della serie su Chiara Ferragni e Fedez targata Amazon Prime. Tra approccio alla “In Treatment” (i due passano molto tempo da un analista) e la dimostrazione quasi ossessiva di essere una coppia come tante, “casca l’asino”. Scrive Aldo Grasso: “A due star del web si chiede l’eccezionalità, quello che le nostre vite non ci sanno dare e invece la poetica del “noi siamo come voi” diventa insopportabile: abbiamo già i nostri guai per condividere anche i vostri. La noia televisiva nasce da due elementi fondamentali: da una mancanza d’inventiva e dalla dilatazione esasperata di ogni istante, come fosse un poro del viso allargato da uno specchio ingranditore”. Una domanda poi, Grasso se la fa proprio su Chiara Ferragni: “Perché nella serie fa di tutto per mostrarsi una indossatrice di kitsch?”. Eppure, a vedere quello che fa nella vita e i risultati raggiunti viene da pensare che sia un donna fuori dal comune. No? L'articolo Perché Chiara Ferragnez e Fedez insistono sul “noi siamo come voi”? “Abbiamo già i nostri guai per condividere anche i vostri”: Aldo Grasso stronca The Ferragnez proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Quando fu istituita cinquant’anni fa la giornata celebrativa dell’ambiente, l’ambiente era l’ambiente. Una nozione facile da capire per tutti, il luogo delle nostre gite e vacanze, il mare, la montagna. Ma la giornata nacque per cominciare a prendere atto che era necessario proteggerlo. Anche questo un concetto non difficile. Che non si dovesse inquinare, che non si dovessero tagliare gli alberi, che la plastica cominciasse ad essere un problema erano (e restano) nozioni comprensibili, su cui tutti convergono. Ma quest’approccio semplicemente conservativo, con l’avvento dei primi dati sulle emissioni di CO2 e del tema del cambiamento climatico, ha mostrato i suoi limiti. Progressivamente, dalla nozione di ambiente si è passati – correttamente – a quella di clima e di crisi climatica. Con tutto il bagaglio semantico relativo: accordi climatici, COP, Ipcc, emissioni, aumento delle temperature, ondate di calore, desertificazione, alluvioni, fusione dei ghiacciai e così via. Ma se l’ambiente è sempre stata una nozione facile, e tutti sono felici di proteggerlo, con il clima la questione è cambiata. Il tema è aspro, estremamente tecnico, spesso poco comprensibile. Dal piacere della protezione si passa all’ansia per la devastazione e i gravissimi rischi per la nostra vita. Non solo. La transizione energetica, altro concetto complesso (per la maggioranza delle persone, non dovrebbe esserlo per la politica) ha reso il dibattito ancora più confuso, anche perché, appunto, parte della nostra politica, lungi dall’essere compatta sul contrasto alla crisi climatica, preferisce sabotarla verbalmente e praticamente. Così, ed è facile vedere come pericolosi luoghi comuni si diffondano tra le persone, “le misure ecologiche affossano la nostra economia”, “ci rendono dipendenti dalla Cina”, e ancora “ma perché noi Europa che emettiamo poco dobbiamo fare sacrifici quando la colpa è di altri” e così via. Con il progressivo affermarsi della destra in Europa, la questione si fa ancora più confusa. E il rischio di far saltare l’indispensabile transizione è reale. Ma cosa possiamo fare noi, che la crisi la raccontiamo? E in generale tutti coloro che hanno davvero a cuore l’ambiente, cioè la vita? Io penso che occorra cambiare narrazione. E non limitarsi al racconto dei dati climatici, delle loro conseguenze, e di tutto ciò che ormai sappiamo, purtroppo, ma passare a una riflessione sulla vera causa della devastazione ambientale e della crisi climatica. Ovvero i nostri comportamenti, ma in maniera più ampia l’etica sulla quale fondiamo le nostre scelte, la nostra visione morale e la nostra ideologia. Purtroppo, non si riesce ad uscire da un sistema che pure i movimenti ambientalisti ed ecologisti sono appena riusciti a scalfire: il paradigma capitalista e produttivista, che ha legato la nostra gratificazione al consumo, di oggetti, servizi ed esperienze ludiche. Ricchi e poveri hanno gli stessi desideri, con la differenza che i primi possono permettersi vacanze, piscine e montagna e i secondi restano con il desiderio di possedere senza possesso. Una condizione veramente miserabile. Che fare, dunque? Credo che le strade siano due. Da un lato, serve rafforzare tutte le politiche di sostegno alla povertà, alle famiglie. Serve aumentare gli stipendi, con urgenza, serve il salario minimo, serve il reddito abolito e il welfare alle famiglie che ancora non c’è. Bisogna cioè che le persone si sentano sicure, che abbiano denaro sufficiente perché nessuno potrà capire ed accettare una transizione ecologica ed energetica se non ha i soldi per la cena o, peggio, se quella transizione ha conseguenze su di lui. Come accaduto per l’infelice scelta della ZTL verde a Roma, da una parte necessaria, dall’altra, visto che è stata fatta senza alcuna pianificazione, un boomerang sociale incredibile, che sta creando rabbia, peggio, furore, e sta allontanando le persone dal tema ecologico. Dall’altro, bisogna cominciare semplicemente ma progressivamente a far notare che le nostre esperienze più felici non sono mai legate al consumo, ma alla condivisione, alla relazione. Se sei malato quello che ti serve non è solo la possibilità di curarti bene (fondamentale) ma anche e soprattutto persone intorno a te che non ti lascino solo. A un bambino servono vestiti e giochi, ma quello che gli fa brillare gli occhi è giocare con i compagni. Ogni esperienza di condivisione e, anche, comunitaria, religiosa o non, ci gratifica profondamente. E in fondo non parliamo sempre, dai film ai social, di amore e amicizia? Insomma, siamo in una società dei consumi dove tutti cerchiamo di consumare senza accorgerci che però quel consumo è un contorno. Che se a quel consumo sottraessimo relazioni e sentimenti ci sentiremmo disperati. E che, dunque, non è la cosa fondamentale. Queste mi sembrano le strade da percorrere, l’una intrecciata all’altra perché, ovviamente, senza una base economica sufficiente, tutto il resto apparirà ingiunzione moralistica, anche se non lo è. Proviamo a cercare l’essenziale e a separarlo da ciò che essenziale non è. Sicuramente questo esercizio, specie se praticato collettivamente, aiuterà l’ambiente più che tanti slogan sul salvare il pianeta. L'articolo Giornata dell’ambiente, io dico che per salvarlo serve una nuova narrazione proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Una scultura di sabbia sulla spiaggia di Platamona, nel nord Sardegna: così lo sculture nuorese Nicola Urru ha voluto omaggiare Giulia Tramontano, la 29enne incinta al settimo mese uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello a Senago. L’artista ha ritratto Giulia mentre si abbraccia la pancia. “#LoSapevamoTutte una violenza così precisamente riconoscibile e così odiosamente ricorrente che si innesta in mente e corpi di tutte le donne, e le abita”, ha scritto Urru per commentare la sua creazione. L'articolo Giulia Tramontano, una scultura di sabbia sulla spiaggia di Platamona: l’omaggio per la 29enne incinta uccisa dal fidanzato – Video proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] DS prende spunto dal couture e presenta la sua Collection Esprit de Voyage: una gamma di modelli eleganti, sostenibili e performanti, in puro stile francese. La collezione, top di gamma, è stata sviluppata partendo dall’allestimento Rivoli, e le vetture che ne fanno parte sono state impreziosite con materiali di pregio e tecnologie di ultima generazione. “Questa nuova Collection – ha dichiarato Alessandra Mariani, Direttore marketing DS Italia – rappresenta la nostra intenzione di offrire ai clienti un’esperienza olistica premium attraverso versioni sempre più equipaggiate e, al tempo stesso, sottolinea il nostro impegno per un futuro improntato sull’elettrificazione”. Un mondo, quello dell’elettrone, in cui DS ha creduto fin dai suoi primi passi. Le vetture della collezione Esprit de Voyage sono facilmente identificabili per i colori chiari, il black pack (tetto nero di serie), gli elementi glossy black, i cerchi da 19 e 20″ specifici, i battitacco, le calotte specchietti, l’emblema stampato sulla pelle dei sedili e il badge EdV. Sotto il cofano tutte le vetture sono equipaggiate dal powertrain E-Tense. Un allestimento premium dunque, che esprime al meglio l’arte del viaggio secondo DS: più consapevole e sostenibile. La collezione Esprit de Voyage è già disponibile per i modelli DS4, DS7 e DS9, ad ottobre arriverà anche su DS3. Sarà disponibile nei mercati di Europa, Asia, Africa e Sud America, dove il brand è presente solo dal 2023. In Italia l’offerta prevede DS 4 Esprit De Voyage in tre motorizzazioni: ibrida plug-in E-Tense 225, benzina PureTech 130 o Diesel BlueHDi 130. Prezzi a partire da 43.000 euro. Tre motorizzazioni anche per DS 7 Esprit De Voyage (da 49.750€): ibrida plug-in E-Tense 225; E-Tense 300 4×4 o, in alternativa Diesel BlueHDi 130 con cambio automatico. Infine DS 9 Esprit De Voyage con prezzi a partire da 76.250€. Nel nostro Paese, infine, DS Automobiles sta avendo riscontri commerciali convincenti, come dimostrano i numeri di marzo: +41% di ordini rispetto al 2022. L'articolo DS Esprit de Voyage, la collezione sostenibile ispirata al mondo della moda proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] L‘ultima festa di Napoli, tra chi saluta e chi sembra voler restare per festeggiare ancora. Le emozioni e la gioia senza fine per uno scudetto atteso da 33 anni si sono concluse domenica sera con il tripudio dello stadio Maradona, che dopo la vittoria per 2 a 0 con la Sampdoria ha celebrato gli eroi della stagione 2022/23. Una notte ancora di festeggiamenti, per chiudere in bellezza con la consegna della coppa di campioni d’Italia. L’ultima partita di Luciano Spalletti sulla panchina del Napoli. “Sarà difficile staccarsi da tutto questo”, dichiara prima ancora che la festa entri nel vivo. “E’ una roba incredibile, si riceve tutta questa felicità, entusiasmo e passione che diventa difficile gestire, è troppa. Sembra di essere dentro il cuore di Napoli mentre pulsa”, racconta Spalletti trattenendo lacrime ed emozione. Niente ripensamenti, niente dietrofront: “Non si fanno, devo essere fedele a me stesso”. Semmai davanti alla richiesta di poter dare un consiglio a chi lo sostituirà, Spalletti invita il futuro tecnico del club a “fidarsi di questi ragazzi che hanno qualità umane e calcistiche straordinarie”. E arrivano le lacrime quando il ‘Maradona’, mai così pieno, lo celebra con una ovazione al momento della consegna delle medaglie. Il resto è pura festa, con Victor Osimhen che celebra anche i 26 gol personali in campionato che valgono il titolo di capocannoniere. Al fischio finale il ‘Maradona’ abbraccia tutti, ma in particolare il suo attaccante con la maschera. E Osimhen fa intendere che vuole continuare questa favola, anche senza Spalletti: “Meritavamo lo scudetto. Sono motivato per il futuro. Vincere la Champions il prossimo anno? Tutto è possibile. Auguro il meglio a Spalletti. Io amo il popolo di Napoli”. E allora, che il sogno continui. L'articolo Festa Napoli, Spalletti dà un consiglio al futuro tecnico. Osimhen e le parole di chi vuole restare proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Ha lasciato Milano anche se dovrà essere risentita la 23enne che ha rischiato di essere l’altra vittima di Alessandro Impagnatiello, il 30enne che ha trucidato la fidanzata incinta al settimo mese, Giulia Tramontano. La giovane donna, collega del barman accusato omicidio aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere, aveva paura per sé e per Giulia, perché non sapeva “che fine avesse fatto” la ragazza che aveva visto poche ore prima e perché non sapeva “di che cosa fosse capace” l’uomo. Tant’è che, viste le richieste “pressanti” di lui di poterla vedere in piena notte, un collega l’ha accompagnata a casa: perché anche sul posto di lavoro “erano preoccupati”. Del resto che la 23enne, anche lei rimasta incinta dell’uomo per poi abortire, ha rischiato come scrivono nel decreto di fermo di 29 pagine l’aggiunta di Milano Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo, che sottolineano anche come l’uomo abbia agito per futili motivi, manifestando una “reazione assolutamente sproporzionata rispetto alla causa che aveva scatenato la discussione” con la compagna. Inoltre, secondo la Procura, esiste la “concreta possibilità” che Impagnatiello possa “reiterare il reato”. Prova del rischio che possa commettere un altro omicidio sarebbe “il grave timore” di lei, quando l’omicidio era già stato commesso, “conoscendolo e temendo di subire la medesima sorte di Giulia, non gli ha aperto la porta e ha parlato con lui soltanto dal balcone”. A ricostruire le ore tra il 27 e il 28 maggio agli inquirenti è stata lei. Quel sabato pomeriggio, dopo aver scoperto tutto “dalle varie menzogne che mi aveva raccontato”, ha deciso di dare appuntamento a Giulia. Non credeva più che davvero avesse chiuso con la sua compagna e men che meno che non fosse il padre di quel bimbo: “Eravamo entrambe vittime di un bugiardo”. Proprio vicino all’albergo dove Impagnatiello e lei lavoravano, le due ragazze si sono viste. “Abbiamo chiacchierato tranquillamente. Siamo state insieme un’ora, dopo di che lei è andata via”. Un incontro “veramente cordiale” cominciato con un abbraccio “per solidarietà femminile” e concluso con la proposta di ospitarla a casa a dormire, se ne avesse avuto bisogno. Lei disse di non preoccuparmi, ringraziandomi”. Nel mezzo le confidenze sul tradimento. Giulia “mi ha detto che Alessandro non avrebbe mai visto il figlio – prosegue la giovane – e che a lei interessava solo il bimbo e la sua salute. Non sapeva se” si sarebbe “recata a Napoli dai suoi genitori ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro. Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, per parlare” con lui e “per lasciarlo”. La23enne non si fidava più di lui. Ha iniziato a registrare le conversazione, ha fotografato i guanti in lattice azzurri presi dal lavoro che gli spuntavano dallo zaino, ha messo in fila quegli attimi in cui, oltre alla preoccupazione per Giulia e per quel messaggio strano e freddo che le aveva inviato (in realtà era stato scritto dall’uomo), ha temuto anche per la sua vita. In piena notte “ho iniziato a scrivere ad Alessandro chiedendo dove fosse Giulia. Lui di contro ha iniziato a chiedermi di vederci perché voleva parlarmi da solo, senza di lei. Per mettere un punto a questa vicenda”. “Le sue richieste – ha proseguito – erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa poiché anche loro erano preoccupati”. Impagnatiello si è presentato comunque davanti al suo portone: “ha iniziato a citofonare”, continua la ragazza, e “alla fine è salito e gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma io non ho voluto perché avevo paura“. Una paura che forse le ha salvato la vita. L'articolo L’altra donna che ha rischiato di essere la seconda vittima di Alessandro Impagnatiello: “Avevo paura e non gli ho aperto” proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Servirà lo spareggio salvezza per stabilire chi tra Spezia e Verona resterà in Serie A e quale squadre retrocederà in Serie B insieme a Sampdoria e Cremonese. Entrambe le squadre infatti sono uscite sconfitte dall’ultima giornata di campionato e restano ferme appaiate a quota 31 punti. I liguri hanno perso 2-1 sul campo della Roma, i veneti hanno ceduto 3-1 in casa del Milan. Il regolamento della Serie A in questa stagione prevede che in caso di arrivo a pari punti, non siano più gli scontri diretti o la differenza reti a stabilire chi si salva e chi saluta la Serie A, bensì uno spareggio da disputare in campo neutro. Cosa prevede il regolamento – Il campionato più lungo di sempre, iniziato prima di Ferragosto e concluso a giugno per via degli assurdi Mondiali invernali in Qatar, avrà un’ulteriore appendice per l’ultimo verdetto della stagione: sarà lo spareggio a stabilire chi tra Spezia e Verona retrocederà in Serie B. L’ultima volta era successo nel lontano 2005: allora furono Parma e Bologna a giocarsi la salvezza in un doppio confronto di andata e ritorno. Al Tardini vinse il Bologna con gol di Tare, ma al Dall’Ara il Parma ribaltò il verdetto con i gol di Cardone e Gilardino. A distanza di 18 anni, lo spareggio tra Spezia e Verona invece si giocherà con una partita secca. Tutto in 90 minuti, quindi, con un’ulteriore novità: in caso di pareggio al termine dei tempi regolamentari, non ci sarà nessuno supplementare, ma direttamente i calci di rigore. Dove e quando si gioca – Lo spareggio salvezza della Serie A tra Spezia ed Hellas Verona si giocherà domenica 11 giugno alle ore 20.45. Lo ha confermato il presidente della Lega di Serie A Lorenzo Casini, aggiungendo che per quanto riguarda la sede della partita “lunedì pomeriggio è stato convocato un Consiglio di Lega straordinario. Abbiamo chiesto la disponibilità alle nostre associate e abbiamo già ricevuto risposte positive da Lecce, Udine, Firenze e da Reggio Emilia“. Ci sono quindi quattro stadi in lizza per ospitare la sfida tra Spezia e Verona. La sede ufficiale verrà scelta a breve in base alle valutazioni dell’Osservatorio del ministero dell’Interno per la gestione dell’ordine pubblico. L'articolo Spezia-Verona, spareggio per decidere chi resta in Serie A: quando e dove si gioca, il regolamento proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Mai come oggi è necessario celebrare la Giornata mondiale dell’ambiente per tentare di scuotere gli animi e indurre il cittadino “normale” a pensare, una volta tanto, con la propria testa e a guardarsi intorno per capire la gravità di quanto sta accadendo con il mutamento climatico. E’ per questo che vorrei dedicare questa giornata 2023 agli studenti e alle studentesse che stanno occupando la facoltà di Geologia della Sapienza per ottenere una massiccia e tempestiva riduzione delle emissioni di gas serra: iniziando proprio dall’operato dell’Università, cui chiedono di condannare le responsabilità ambientali e sociali delle aziende fossili, chiudendo subito accordi, convenzioni e progetti di ricerca ora in vigore con aziende Eni, Snam e Leonardo e di adoperarsi perché il governo aumenti il Fondo di Finanziamento Ordinario, in modo che la ricerca abbia i fondi per svolgersi in maniera indipendente. Insomma, la loro scandalosa richiesta è che “l’Università, in quanto luogo fulcro del sapere e della ricerca, si erga a baluardo dei risultati della comunità scientifica e promuova le misure più efficaci per ridurre velocemente le emissioni”, troncando le “collaborazioni con aziende che non solo hanno piani industriali di decarbonizzazione incompatibili con i tempi indicati dai più solidi studi scientifici ed economici, ma si prodigano anche per influenzare le politiche governative a proprio vantaggio, rallentando la transizione ecologica”. Hanno perfettamente ragione. Il vero scandalo è l’operato del nostro paese che, mai come adesso, fa di tutto per boicottare le (già insufficienti) misure imposte a livello comunitario: si introducono deroghe e proroghe per la eliminazione dell’usa e getta; non si fanno i decreti per attuare la legge “salvamare”; si emana una legge per creare la categoria delle industrie “di interesse nazionale” onde sottrarre le massime aziende inquinanti (ad iniziare dall’Ilva) alla osservanza della legge e ai doverosi provvedimenti della magistratura; si tiene in vita un testo unico ambientale pieno di buchi e smagliature, del tutto inefficace come deterrente dato che prevede solo contravvenzioni oblabili e destinate alla prescrizione; si prevede la punibilità del disastro ambientale solo se viene provocato “abusivamente”; si consente l’uso nei campi coltivati di fanghi di depurazione con sostanze altamente tossiche. E nulla si fa per rispettare le priorità comunitarie in tema di rifiuti, basate in primo luogo sulla prevenzione e cioè su scelte politiche per indurre le aziende ad operare per ridurre al massimo la produzione di rifiuti, ove la famosa “termovalorizzazione” viene ammessa solo come residuale e, peraltro, deve essere ridotta il più possibile. E potrei continuare a lungo, specie se poi andiamo a vedere la totale inadeguatezza dei controlli sull’applicazione della normativa ambientale. Quello che, soprattutto, in questa giornata va fatto capire alla gente è che interventi drastici contro i gas serra e a difesa delle risorse naturali sempre più scarse non sono degli “optional” ma una necessità inderogabile per tentare di salvare il nostro pianeta e la nostra civiltà dalla catastrofe annunciata. E pertanto non si può continuare a parlare di “transizioni morbide” con “bilanciamento ragionevole” tra esigenze economiche e tutela ambientale. Anzi, propongo agli studenti di aggiungere alla loro lista anche la richiesta di bandire per sempre l’aggettivo “sostenibile” quando si parla di economia e ambiente, visto che viene usato per sancire che è possibile intervenire solo se si tratta di scelte “sostenibili” per l’economia. Del resto, non a caso, oggi l’unico criterio di valutazione per un paese è la “crescita” e l’unico indicatore è il Pil (prodotto interno lordo), non il benessere e la felicità dei cittadini. Insomma, dobbiamo approfittare anche di questa giornata per ricordare quanto Papa Francesco ha scritto nell’enciclica Laudato si’ e cioè che “la protezione ambientale non può essere assicurata solo sulla base del calcolo finanziario di costi e benefici. L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente. Ancora una volta, conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui. È realistico aspettarsi che chi è ossessionato dalla massimizzazione dei profitti si fermi a pensare agli effetti ambientali che lascerà alle prossime generazioni? E pensare che appena un anno fa il nostro Parlamento ha modificato la Costituzione per sancire, nella legge fondamentale dello Stato, che “la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”. E’ anche per questo che dobbiamo essere grati agli studenti e alle studentesse della Sapienza che oggi occupano pacificamente Geologia. Non solo fanno questo per tutti noi ma lo fanno anche, appunto, nell’interesse delle future generazioni. Come dice la Costituzione. L'articolo Dedico questa Giornata dell’Ambiente agli studenti che occupano Geologia alla Sapienza proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Una doppia vita, ma probabilmente anche una doppia personalità quella di Alessandro Impagnatiello, il 30enne che ha trucidato la fidanzata incinta al settimo mese, Giulia Tramontano, perché stressato dalla situazione in cui si era messo: ovvero avere un’altra giovane donna con cui aveva una relazione da mesi. “È sempre stato una persona educata. Lui poi nascondeva ma noi non lo sapevamo. Se aveva una doppia personalità, noi non lo sapevamo” aveva detto la mamma del barman, Sabrina Paulis, durante l’intervista alla Vita in diretta in cui tra le lacrime lo aveva definito “mostro”. Certo è che Impagnatiello ha mostrato freddezza nel racconto del femminicidio e un atteggiamento incomprensibile dopo aver confessato l’orrore. Come racconta Il Corriere della Sera terminato il verbale l’uomo, accusato omicidio aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere ovvero reati che potrebbero costargli l’ergastolo, prima di salire nella macchina che porterà in carcere si ferma davanti a una vetrata, si specchia nel riflesso e sistema il cappellino da baseball beige che portava al momento in cui è stato fermato dai militari dell’Arma. La sua personalità, per gli inquirenti, combacia perfettamente con la definizione di “narcisista manipolatore”, un bugiardo seriale capace di ingannare creando mondi paralleli come quando avendo già ucciso Giulia rispondeva dal suo telefono all’altra ragazza, la 23enne che ha seriamente rischiato di essere l’altra vittima. Come ha scritto il giudice per le indagini preliminari il 30enne ha ucciso “senza un reale motivo” per lo “stress” che stava vivendo a causa “non solo della gestione delle due ragazze”, “ma anche per il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza, per esempio sul luogo di lavoro”. Apparenze, come sistemarsi il berretto prima di entrare in carcere. Il giudice ha sottolineato che il barman “ha adottato una soluzione estrema per sottarsi ad una situazione di stress e che pertanto potrebbe nuovamente determinarsi ad una soluzione quale la fuga per sottrarsi alle conseguenze del procedimento. Inoltre – ha aggiunto il gip – ha dimostrato di avere capacità reattive che gli hanno consentito nelle ore successive e per alcuni giorni” di dissimulare la realtà facendo credere che Giulia fosse sparita. Nel provvedimento si sottolinea l'”estrema gravità dei reati commessi ed i tratti caratteriali dell’indagato” il quale, oltre ad aver manifestato “capacità manipolativa” e “instabilità emotiva”, sperava, “avendo ‘eliminato’ il pericolo costituito da Giulia Tramontano, di proseguire la relazione” con l’altra, donna la quale “invece, avendo scoperto la doppia relazione (…) lo aveva allontanato vanificando e quindi frustrando (nuovamente) le sue aspettative“. L'articolo La “doppia personalità” di Alessandro Impagnatiello, dopo la confessione si è specchiato per sistemarsi il cappellino proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Di ambiente e clima si parla abbastanza poco sui media, a parte momenti particolari come nel caso delle polemiche che hanno seguito l’alluvione in Emilia-Romagna. Tuttavia, su scale di tempo più lunghe, vediamo che la preoccupazione per il cambiamento climatico si sta gradualmente diffondendo. Gli ultimi dati dell’Eurobarometro (li trovate a questo link) indicano che il 12% degli europei mettono il cambiamento climatico fra le loro preoccupazioni principali, con l’Italia esattamente nella media. Non è così poco come sembra: 10 anni fa, solo il 6% dei cittadini europei dava questa risposta, e in Italia il 4%. Anche rispetto ai tempi pre-covid (ormai remoti) quest’anno abbiamo guadagnato un paio di “punti-preoccupazione” in più. La reazione alla percezione di un problema grave può essere semplicemente di negare che esiste, oppure anche di esagerarlo. È successo per l’alluvione in Emilia-Romagna, dove per alcuni è ovvio che è stata colpa dei cambiamenti climatici mentre, per altri, è stata tutta colpa dei Verdi, o magari delle nutrie. Più in generale, sembra chiaro che l’aumento dei preoccupati stia andando in parallelo con quello degli scettici. Questi ultimi sono molto attivi nella discussione, sia pure a un livello parecchio superficiale con varie accuse di complotti dei poteri forti e ragionamenti su cose tipo le Alpi senza ghiaccio nel Medio Evo, e perché non si considera l’effetto del sole, e poi oggi sta piovendo, e allora? Dall’altra parte, peraltro, non è che la reazione sia molto migliore. “L’Ipcc dice così, quindi è vero” o, peggio, è arrivata la proposta di proibire per legge il “negazionismo climatico”. Ma invece di lanciarsi a parlare di complotti o invocare censure, non sarebbe il caso di cercare di capire meglio di cosa stiamo parlando? La scienza del clima non l’ha inventata il WEF in combutta con i Rettiliani, mentre i modelli climatici sono ben altra cosa in confronto alle due curve disegnate a mano che sono state usate come scusa per chiuderci in casa al tempo della pandemia. La scienza del clima ha più di cento anni di storia di studio di un argomento difficile e complesso ed è oggi uno dei campi di studio più attivi e più fecondi della scienza moderna. Ci ha fornito un quadro grandioso e affascinante del comportamento del clima terrestre su un arco di tempo di centinaia di milioni di anni e anche di più. Ci permette di interpretare come la biosfera abbia potuto sopravvivere per tutto questo tempo e di capire come fasi di instabilità climatica abbiano portato alle grandi estinzioni di massa. Quella dei dinosauri, 66 milioni di anni fa, è stata solo una delle tante e nemmeno la più grande. Niente della scienza del clima è al di là della critica. Anzi, senza critica non c’è progresso. Così, manteniamo pure un sano scetticismo, evitiamo però le polemiche distruttive che servono solo a demonizzare, non a costruire. Se prendiamo questo atteggiamento, vediamo che il cambiamento climatico non è qualcosa che i modelli prevedono per un futuro più o meno remoto. Sta avvenendo qui e ora: lo possiamo vedere e lo possiamo misurare. Siamo arrivati a una concentrazione di CO2 mai vista da milioni di anni, quando le temperature erano 4-7 gradi più alte di oggi. E la temperatura continua ad aumentare. Quest’anno, lo sviluppo della condizione chiamata “El Niño” nell’Oceano Pacifico sta già causando temperature particolarmente alte, e potrebbe portare il 2023 a battere tutti i record storici. Il cambiamento ci sta già facendo dei grossi danni, per esempio rendendo le nostre città invivibili in estate se non in ambienti condizionati. Per non parlare del ritorno delle zanzare, ormai vittoriose ovunque. Ma i danni peggiori li sta facendo la tropicalizzazione del clima, con periodi di siccità prolungati, alternati a periodi di piogge intense. Che queste piogge intense abbiano avuto un ruolo nel disastro in Emilia Romagna è perlomeno probabile, anche se non è stato certamente il solo fattore in gioco. Aggiungete la sparizione della neve in montagna che faceva da riserva d’acqua in estate, e capite quali sono i problemi che la siccità porta all’agricoltura e perché si parla di desertificazione in corso per il Sud d’Italia, e forse non solo per il Sud. Questi problemi non possono che peggiorare se continuiamo a comportarci come abbiamo fatto finora, ovvero ignorando l’impatto delle attività umane sull’ecosfera. Il CO2 emesso dalla combustione dei fossili è probabilmente il fattore principale che causa il riscaldamento, ma altri, come la deforestazione e la perdita della biodiversità hanno il loro peso. Ma concludiamo con qualche nota di ottimismo. La prima è che la transizione globale verso le rinnovabili sta andando alla grande. Abbiamo passato il livello di 1000 miliardi di dollari all’anno di investimenti nella transizione; continuando così possiamo ragionevolmente sperare di liberarci dai combustibili fossili in tempi ragionevoli. In più, stiamo vedendo un certo “rinverdimento” del pianeta, quasi certamente causato dall’effetto fertilizzante del CO2 (vedi questo link). Quindi sembra che la dea Gaia stia cercando di darci una mano a evitare il peggio. Ma dobbiamo lavorarci sopra, altrimenti la vecchia signora potrebbe decidere che non ci sopporta più e farci fare la fine dei dinosauri. L'articolo A che punto siamo del cambiamento climatico proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Zlatan Ibrahimovic ha annunciato il suo ritiro dal campo. Il calciatore lo ha detto al termine di Milan-Verona, parlando in conferenza stampa a San Siro dopo l’ultima giornata del campionato di Serie A. “Non l’ho detto a nessuno – ha specificato parlando con i giornalisti – Quando parlavo con la società ho chiesto solo di fare un’ultima partita, ma non sapevano la mia decisione”. Da domani, ha continuato, “sarò un uomo libero da questo mondo“. “È stata una carriera lunga e sono orgoglioso e felice che sia durata così a lungo”, ha proseguito. “Oggi è l’ultima giornata come professionista e voglio ringraziare il Milan per tutto quello che ha fatto, ma anche le mie precedenti squadre. Chi è stato importante per me, nella mia carriera, lo sa – ha spiegato – Per il futuro godiamo, ora arriva il prossimo capitolo della mia vita“. L’attaccante ha spiegato che neanche la sua famiglia sapeva della decisione. “Quando mi sono svegliato pioveva – ha raccontato – E ho detto: ‘Pure Dio è triste'”. “Ho voluto dirlo a tutti allo stesso tempo”, ha aggiunto, sottolineando che è “un’emozione troppo forte”. “Oggi sembravo uno zombie”, ha continuato, raccontando che se l’addio fosse avvenuto tre mesi fa sarebbe stato “in panico”, e che invece oggi “lo accetto”. “Negli ultimi 10 giorni ho deciso di dire basta, purtroppo non potevo finire in campo, però anche se non ho giocato quel che ho vissuto oggi sarà un ricordo per tutta la vita”. Cosa farà dopo è tutto da vedere. “Per il momento voglio solo prendere tempo e godere di quello che ho fatto. Penso non sia giusto prendere una decisione di fretta, c’è troppa emozione. Voglio prendermi l’estate e il tempo per riflettere su quello che ho fatto. Poi, con calma, vediamo. Essere allenatore o direttore è una grande responsabilità”, ha detto ancora l’attaccante, dicendo che “non pensa” che lascerà il calcio in generale. “Bisogna fare le cose da zero e crescere, aver fatto il calciatore non significa essere il top come allenatore”, ha concluso. L'articolo Ibrahimovic annuncia l’addio al calcio: “Da domani sono un uomo libero da questo mondo. Futuro? Prenderò del tempo per riflettere” proviene da Il Fatto Quotidiano. [...] Inizia oggi a Bonn una riunione da cui uscirà una prima proposta di agenda dei lavori della Cop-28, la Conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolgerà dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Amnesty International ha colto l’occasione per inviare alle delegazioni statali presenti a Bonn un rapporto sulla situazione dei diritti umani nello stato del Golfo e per far presente che, come in occasione della Cop-27 in Egitto, svolgere una conferenza su temi di diritti – come quello a un ambiente salubre – in un ambiente fortemente repressivo rischia di comprometterne il successo e di impedire la piena partecipazione di un attore-chiave, come la società civile. Le principali preoccupazioni sui diritti umani riguardano la soppressione del diritto alla libertà d’espressione, la sorveglianza online e anche – aspetto ancora più strettamente legato alla Cop-28 – l’ostinazione con cui gli Emirati rifiutano di prendere in considerazione una rapida fuoriuscita dalla produzione e dall’uso di energia fossile. Nessuna meraviglia: il presidente della Cop-28 è il capo dell’agenzia petrolifera degli Emirati… Le leggi in vigore negli Emirati vietano l’espressione di critiche nei confronti dello stato e del governo e prevedono anche l’ergastolo e la pena di morte per chi si oppone al sistema di governo o danneggi l’unità nazionale o gli interessi dello stato: formule del tutto vaghe e generiche che si prestano a punire la legittima espressione pacifica del dissenso. Sono tuttora in carcere due ex presidenti dell’Associazione dei giuristi, “colpevoli” di ave firmato nel 2011 una petizione che chiedeva riforme democratiche. E non sono affatto gli unici… Gli Emirati ricorrono da tempo e massicciamente alla sorveglianza digitale nei confronti dei difensori dei diritti umani e di chi critica le autorità. Il caso più celebre è quello di Ahmed Mansoor, arrestato nel 2017 e condannato a 10 anni di carcere per “offesa al prestigio degli Emirati Arabi Uniti”, solo per aver pubblicato post sui social media. Inchieste giornalistiche, denunce delle organizzazioni per i diritti umani e persino una sentenza di un tribunale del Regno Unito hanno confermato che le autorità emiratine avevano spiato il defunto difensore dei diritti umani Alaa al-Siddiq e pure un membro della Camera dei Lord. Si sospetta che siano stati spiati anche direttori e giornalisti del Financial Times, dell’Economist e del Wall Street Journal. Il rischio che verranno sottoposti a spionaggio digitale anche gli esponenti della società civile presenti alla Cop-28 è dunque molto elevato. Altre aree problematiche dal punto di vista del rispetto dei diritti umani sono lo sfruttamento del lavoro migrante, la discriminazione di genere, la criminalizzazione delle relazioni omosessuali consensuali tra adulti e l’intervento nei conflitti in Libia e nello Yemen, che ha causato violazioni del diritto internazionale umanitario. L'articolo La Cop-28 negli Emirati, lì dove vigono sorveglianza online e soppressione del dissenso proviene da Il Fatto Quotidiano. [...]
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